Geekissimo

Open-source: tutte rose senza spine?

 
Daniele Semeraro (D@di)
20 Maggio 2008
57 commenti
OpenSource

Oggi voglio parlare di un argomento un po’ particolare, che sicuramente farà molto discutere. Un lettore mi scrive che dell’open-source si parla sempre in termini molto positivi; in realtà, però, scrive lui, qualche svantaggio dovrà pure averlo, eppure non se ne parla mai. Allora, prendendo spunto dalla sua lettera, affrontiamo il tema degli svantaggi dell’open-source, visti soprattutto dal lato economico.

Secondo questo filone di pensiero, tra l’altro condiviso da molti programmatori, primo fattore negativo dell’open-source sarebbe uno scarso ritorno economico per le aziende software. In particolare, questo ha come conseguenza i bassi salari, gli scarsi investimenti nell’innovazione e in generale una competizione sul prezzo e una gara al ribasso sul programmatore; il tutto a discapito della qualità. C’è poi una mancanza di una vera rete di assistenza per i prodotti e l’assenza di garanzia sull’utilizzo: per la serie, “che ve ne fate del codice aperto se nessuno ci sa mettere le mani?“.


Nel software open-source ci sarebbe poi una scarsa innovazione: non c’è la selezione naturale dove solo i migliori vanno avanti e quindi non c’è stimolo ad innovare. Ci sarebbero poi i rischi dell'”effetto discount“: si risparmia, spiegano, sugli strumenti a tutti i costi, e fossilizzandosi “si va verso software peggiori e scadenti solo per risparmiare pochi spiccioli in confronto a giornate di lavoro ben più costose”.

“È bene saperlo”, così si conclude la lettera. “Il sistema operativo può anche essere gratis, ma da solo non fa niente. Risparmiare con OpenOffice si può, ma se poi non mi funziona la stampa unione si è presa una sonora fregatura. Il software non è un costo, è un investimento, è il solo investimento che chi offre servizi può fare oggi“. Insomma una vera lettera di protesta da parte dei programmatori nei confronti di un mondo, quello dell’open-source, che ha tanti lati positivi ma probabilmente ne ha anche tanti negativi. Che ne pensate? Mi piacerebbe avere un vostro commento in merito.

Si ringrazia l’utente schoschie di Flickr per l’immagine
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  • #1Daniel

    – riguardo ai soldi, qualche giorno fa ho letto che Mozilla ha fatto un accordo con Google per ricevere un contributo ogniqualvolta qualcuno usa la funzione di ricerca di Firefox che vediamo in alto a destra. Nel 2007, se ben ricordo, 60milioni di dollari. OpenOffice, invece, non ricordo più i dettagli, ma è sponsorizzata da grandi aziende.
    – riguardo all’innovazione, invece, sono daccordo. Anche io non credo vi siano molte possibilità di creare qualcosa di nuovo, di spendere molti soldi e molto tempo per fare prove ed esperimenti. Ugualmente per offrire servizi. Credo possano farlo solo aziende o, magari, anche sviluppatori di software libero che però devono unirsi in cooperativa, darsi una struttura aziendale.

    20 Mag 2008, 9:14 am Rispondi|Quota
  • #2M@ttia

    Non condivido nemmeno una virgola di quanto letto (e basti pensare a Linux che è un OS 100 volte migliore di Windows che costa una cifra assurda, nonché con forum e guide che rendono un assistenza praticamente illimitatamente superiore a Microsoft). Spiacente ma questo è solo un discorso fatto da chi l’opensource non lo condivide perché gli fa concorrenza ai suoi prodotti ipercostosi e quindi si deve inventare ‘sti discorsi arrampicandosi sui vetri per cercare di screditarlo: chi prova l’opensource non torna più indietro, e questo è un fatto! 😉

    20 Mag 2008, 9:23 am Rispondi|Quota
  • #3kuntz

    Molto velocemente:

    1. Scarso ritorno economico: Sun ha acquisito MySQL per un miliardo di dollari. Mi sembra un discreto ritorno. Ci son molti altri esempi.

    2.Scarsa innovazione (un’accusa talmente generica e così poco circostanziata che in realtà non meriterebbe repliche): cimunque sia Apple che Google che Oracle che IBM che Sun usano e supportano il software opensource.
    Forse Google non fa innovazione?

    3. L’effetto discount vale solo per gli incompetenti. Chi deve scegliere ad alto livello valuta il prezzo (che qui viene ridotto al costo di licenza, temo) solo dopo aver valutato decine di altri fattori.

    4. La questione della stampa unione è ridicola. Ovviamente è perfettamente supportata. Ma qui si parla di cose che non si conoscono, si ripetono frasi fatte orecchiate chissà dove, forse lette in qualche flame su Punto Informatico (mi spiace doverlo dire, ma il livello è quello).

    20 Mag 2008, 9:34 am Rispondi|Quota
  • #4newmediologo

    I problemi sono altri.. Se in azienda ho 100 PC la cui configurazione hardware non supporta del tutto Linux, se volessi adottarlo dovrei cambiali e parimenti se ho 100 stampanti non supportate da Linux ne dovrei trovare altre supportate per continuare a lavorare ed allora il risparmio andrebbe a farsi benedire.. Altro problema è che sul software Opern Source nessuno offre una garanzia deifinitiva tranne software house come RedHat entrate in una dimensione corporate con prodotti a pagamento. Poi magari una volta a punto una postazione con Ubuntu lavora molto meglio di una con Windows ma bisogna arrivarci per gradi, pensare di migrare aziende o pubbliche amministrazioni su piattaforma Open Source in maniera indolore non mi sembra realistico..

    20 Mag 2008, 9:52 am Rispondi|Quota
  • #5Alex

    Un programmatore di una azienda software commerciale si alza la mattina, si sbarba, fa una doccia, marca il “cartellino”, fa le sue 8 ore lavorando in funzione della PausaCaffè, ri-marca il cartellino e va a casa. Viene pagato con stipendio e contributi ai fini pensionistici (un costo enorme per le aziende).
    Un programmatore open-source si alza (tardi) la mattina, ha la barba lunga, si mette al computer e non si alza fino a quando non crolla dal sonno a tarda notte, bevendo caffè mentre lavora e dimenticandosi spesso di mangiare, animato dalla passione e dalla scarica adrenalinica che gli percorre la schiena ogni qualvolta quel “coso” funziona come dice lui.
    Un’esagerazione, certo, un paio di casi estremi immaginari, stereotipati, ma molto simili alla realtà delle cose.
    Dal punto di vista dell’utilizzatore, al di là degli “eticamente fissati”, il software migliore è quello che funziona a dovere, senza troppi smanettamenti e di solito, non sempre comunque, ma spesso, ciò che funziona è ciò che è fatto con passione vera.
    Esempio metaforico: da ragazzino ricordo che portai la mia mitica Vespa50 PK XL (che tempi!) da un meccanico per montarci un 75cc, 120.000 lire per avere un motore che mi vedeva dallo stesso meccanico quasi ogni settimana! Sapete chi mi risolse i casini? Il classico solito amico dell’amico dell’amico che smontava e oliava e avvitava e svitava nel classico solito garage del babbo; mi costò una cifra assurda in “appunti passati” e compiti svolti per lui 🙂 ma lo facevo talmente volentieri, cavolo, funzionava!!!!!
    Il programmatore open inflaziona e svaluta la figura professionale del programmatore commerciale? Ben venga, servisse a far abbassare i prezzi dei pacchetti software! Anche se non sarà mai così!
    Che l’opensource non paghi non è vero, per assurdo si guadagna di più con i DonationWare che con i commerciali, perchè i commerciali instillano e svegliano nell’animo dell’utilizzatore la volontà di crackare quasi per protesta, mentre ricevere una donazione da un pubblico soddisfatto è mille volte più edificante.
    Discorso contorto, ma ricco di spunti….credo.

    20 Mag 2008, 9:55 am Rispondi|Quota
  • #6Gyo

    Le solite motivazioni anti opensource ignoranti e piene di frasi fatte senza alcuna motivazione nè riscontro pratico.

    Innanzitutto OpenSource non (sempre) vuol dire gratis. E’ vero che c’è una base di software più o meno piccoli mantenuti da comunità con guadagni minimi se non nulli, ma è anche vero che esistono aziende che vivono grazie al software opensource ed ai servizi che vi gravitano attorno.
    Non parlo solo di grandi nomi come RedHat, Mozilla, Apache e Sun (per non parlare di Google, IBM e delle nuove tendenze di Microsoft-Novell), ma anche piccole realtà come quella che qualche settimana fa ha installato e configurato un firewall Endian nell’azienda in cui lavoro. Con gli stessi fornitori stiamo pianificando la migrazione di parecchi servizi da un server Microsoft ad uno Linux, oltre che il riutilizzo dei client più vecchi come terminali Remote Desktop.
    Questo è un esempio di come nell’OpenSource il guadagno non si fa con le licenze ma con i servizi, tendenza che si fa strada da anni anche fra le software house closed source.

    Nel mondo Open come in quello Closed esistono software di qualità e software scarsi ed in entrambi i casi la “selezione naturale” funziona allo stesso modo. Dove il closed si fa forza del basic support, l’open propone prezzi ridotti e supporto community based.
    La mia esperienza con il supporto di base sono molto variabili, sia per l’ambito open che closed. Non sono pochi i software a pagamento che millantano un supporto completo per poi avere tempi di risoluzione lunghissimi per non parlare di risposte come “La Vostra richiesta di correzione é stata verificata ma non prevediamo di risolverla in tempi brevi” che, per un software di cui pago licenze multiple più che profumate, mi rende furioso. Accettare una risposta del genere da un software per cui non pago licenza lo trovo decisamente più accettabile, per non dire che potrei semplicemente pagare un programmatore per applicare la modifica, visto che il codice è aperto.

    Semplicemente assurda l’affermazione che il software open non sia innovativo. Metto giù i primi esempi che mi vengono in mente:
    -OpenOffice ha innovato con OpenDocument e la gestione delle estensioni
    -FireFox è una miniera di innovazione
    -Gnome, KDE e Compiz sono interfacce grafiche che non hanno paragoni
    -APT e tutti i sistemi di gestione del software tramite repository
    -Java non è nato open ma ora lo è e rimane LA virtual machine
    -Eclipse è un ambiente di sviluppo virtualmente infinito
    -BitTorrent e Gnutella rimangono i migliori protocolli di file-sharing sempre più adottati anche da soluzioni commerciali
    Altrettanta innovazione esiste nel software closed.

    Il software è un investimento, è vero. Bisogna investire denaro ma anche tempo. La stampa unione che non funziona (io non ho mai avuto problemi) non rende l’investimento in OpenOffice sprecato. Bisogna solo pensare che non stiamo usando MS Office e che risparmiando oltre 250€ a licenza possiamo prevedere delle differenze fra i due software. Differenze che si colmano con altri software o con il supporto.

    Per me che principalmente ne fruisco Open o Closed non sono due mondi separati, ma due caratteristiche che un software può avere. Punto.

    20 Mag 2008, 10:12 am Rispondi|Quota
  • #7EnricoG

    E’ eticamente insostenibile che chi sviluppa software non venga pagato per quello che fa.
    E’ anche eticamente giusto che i software di base, quelli che ormai sono diventati commodities, siano usufruibili dalle masse a costo irrisorio o gratis.
    L’equilibrio ovviamente sta in una via di mezzo dove possibilmente i fanatici conto il software proprietario e i fanatici contro l’open-source vengano rinchiusi nei loro ghetti 😉

    Chi vede nell’open source solo rose e niente spiene vive nel mondo delle fiabe, d’altro canto e’ innegabile che l’open source abbia molti pregi e sia ormai un fattore importante nell’industria mondiale del software, ma non e’ l’eldorado, e leggere i commenti dei “difensori a spada tratta” dell’open source la dice lunga sulla loro maturita’, conoscenza del mercato e capacita’ di capire oltre la loro posizione che spesso e’ puramente religiosa (dei veri e propri talebani del software).

    20 Mag 2008, 11:43 am Rispondi|Quota
  • #8Raben

    Eh… già… l’opensource fa veramente schifo! ^__^ e assolutamente poco innovativo, guarda per esempio UBUNTU è una brutta copia di windows vista… mah… upss.. è uscito prima.. bhò forse i programmatori hanno una sfera di cristallo dalla quale hanno copiato la microsoft… SI SI è sicuramente così! 😀
    Poi… wordpress.. cosa dire di stò schifo di piattaforma blog che non usa nessuno!! ^__^
    E che dire di quel Vetusto sistema di DB che si chiama mi pare Mysql e che non ha mai avuto seguito, in quanto nessun sito lo usa!
    ahh si aspetta.. dimenticavo Blender.. uno stupidissimo programma di grafica 3d che pesa SOLO 8MB e con cui potete fare cose tipo queste http://www.elephantsdream.org/ MA IO DICO come fa un programmatore a pensare ad un programma così potete in così pochi mega, questa non è innnovazione, l’innovazione è RIEMPIRE hardisk con programmi pesantissimi con nomi e brand altisonanti! Questa è innovazione!
    Al di là della facilissima ironia… ma stà gente che parla per far dare fiato alla bocca, ha mai provato ad installare per esempio Ubuntu.
    Vorrei inoltre rispondere a chi dice che il passaggio non può essere indolore… miei cari, nemmeno il passaggio da un windows all’altro è indolore. Nelle pubbliche amministrazioni e negli uffici spesso si impara non la logica del sistema operativo ma a pappagallo. Questo causa un caos assoluto anche solo con l’aggiornamento da XP a vista, con una grossa differenza che se passi da XP a Ubuntu il caos rimane, ma risparmi circa 300 euro. Inoltre le ultime versioni di Ubuntu sono riuscito ad installarlo su computer molto approssimativi, quindi non vedo questa grossa difficoltà a migrare a prodotti come Open Office o Ubuntu.

    20 Mag 2008, 11:55 am Rispondi|Quota
  • #9CSOE

    Sono l’autore dell alettera e mi sento in obbligo di precisare alcuni punti :

    – che l’open sia un freno all’innovazione lo dice anche McVoy, un gurù dell’open stesso.

    – che i soldi girino in tasca di chi usa l’open è vero, ma non è “perchè” usa l’open. Google fai i soldi con i suoi programmi closed, non grazie a software open.

    Il risposta a kuntz :

    1. Sun a licenziato 3.000 persone. MySql ha fatto i soldi ? Qui non approfondisco ma ci sarebbe tanto da dire.

    2 .Google, Apple, tutti, quando fanno innovazione non rilasciano open. I loro ricavi non vengono dall’open.

    3. Chi deve decidere è spesso incompetente, e l’informazione è diventata monotematica.

    4. Crea difficoltà, cerca in rete. Ma è solo un esempio.

    Saluti a tutti.
    Per chi vuole approfondire http://closedclub.wordpress.com/

    20 Mag 2008, 12:16 pm Rispondi|Quota
  • #10cmt

    A tutti queli a cui non piace la filosofia open-source, mi piacerebbe sapere se la vostra copia di Office o di kaspersky o addirittura di windows che avete sono autentiche!
    Perchè io devo pagare per un programma che è nuovo e non funziona bene? E devo installare poi un anti-virus, spyware e altre porcherie che rallentano il pc? Quando compri una macchina, si spera che questa macchina sia gia ok giusto? e non che bisogna installare altri “pacchetti” per riuscire a fare un giro.
    Rivedete bene il vostro concetto di sistema Operativo e sono sicuro che prima o poi affronterete questa filosofia.

    20 Mag 2008, 12:20 pm Rispondi|Quota
  • #11Gyo

    Scusa CSOE, ma le tue precisazioni sono evidentemente di parte.
    Innanzitutto McVoy non è certo un guru dell’OpenSource, al massimo è una voce che da qualche anno é in controtendenza con il resto del mondo OpenSource. McVoy ha un’opinione palesata dalla vicenda BitKeeper-BitMover. Ti consiglio di leggere questo commento di Stallmann sull’argomento: http://www.gnu.org/philosophy/mcvoy.html

    Per il resto le tue risposte non hanno nessuna valenza se non le supporti dai fatti. Nel mio commento precedente ci sono già le risposte, non vale la pena ripeterle.

    Per precisare, io uso indifferentemente software closed ed open, non sono di parte, m’interessa dare alla mia azienda soluzioni economiche E funzionanti.

    20 Mag 2008, 1:18 pm Rispondi|Quota
  • #12FrancescO

    Forse qualcuno non sa o fa finta di non ricordarselo che la ricerca scientifica usa al 99% software open.
    Il discorso che l’open non innova fa ridere i polli.
    Il discorso economico idem, i giri di miliardi ci sono ovunque.
    La scelta è questione di esigenze: x es. voglio un sistema sicuro metto linux, voglio un sistema universalmente supportato metto windows, e il discorso si può estendere.
    Nel mio piccolo la scelta è anche dettata dall’etica che sta alla base (nonché dal fatto che preferisco usare le centinaia di € delle licenze in altri modi), ma l’etica è soggettiva, ognuno faccia la sua scelta.

    20 Mag 2008, 1:41 pm Rispondi|Quota
  • #13Nexso

    Ragazzi, io sono stato per un anno e mezzo alla facoltà d’informatica e mi stava venendo da vomitare per il menefreghismo dei prof. che esigevano solo software close, senza pensare minimamente ad un’alternativa libera e gratuita.
    Risultato? Chi usava i programmi close (che costavano un casino) li craccava rischiando di prendersi qualche virus (mezza classe si infettò per una versione craccata di Delphi Borland), mentre chi come me voleva a tutti i costi utilizzare software libero doveva sorbirsi RISATE IN FACCIA da parte del prof. di turno.
    Preferisco rimanere libero con Linux & company, piuttosto che dover avere uno schifosissimo dual boot con Windows che ogni due secondi si blocca e mi fa prendere un milione di virus.

    @Alex: Grandissimo commento !!! 😉

    20 Mag 2008, 1:59 pm Rispondi|Quota
  • #14CSOE

    Per Gyo, ovviamente sono di parte. McVoy non sarà un gurù open source, ma lo conosce e bene. E i fatti supportano quello che dice, nessuna è azienda ha fatto innovazione e bussines sul software open source contemporaneamente. Lui cita la stessa RedHat, che innovazione ha portato in 10 anni ?

    Per FrancescO, che dice che “la scelta è anche dettata dall’etica che sta alla base”. Per me invece questa presunta ed assurda “etica” è solo usata come arma di propaganda, fa comodo a molti e del bene a nessuno.

    20 Mag 2008, 2:11 pm Rispondi|Quota
  • #15giuliano

    E da anni che proviamo regolarmente Linux e i software open per vedere come vanno, e regolarmente ci deludono sotto tutte le aspetattive.

    Intanto non è vero che Linux è sicuro.
    Il mese scorso per esempio è stato reato un exploit che permetteva, grazie a un bug del kernel Linux, ali utenti normali di diventare root solo eseguendo un programma. Se ci fossimo basati su Linux per la nostra infrastruttra tutti i documenti riservati sarebbero stati accessibili da tutti. L’hanno corretto dopo un giorno, ma intanto in quel giorno tuti avrebbero potuto sfruttarlo. E poi chissa quanti prima l’avevano scoperto e lo stavano usando magari da mesi, prima che venisse pubblicato.
    La borsa di Londa anni fa usava Linux, dopo a causa di un bug del sistema che ha causato milioni di danni sono passati a Windows Server, e tuttora lo usano con successo, cosi come altri milioni di aziende nel mondo.
    In passato ci sono stati anche exploit remoti, e vulnerabilita molto serie.
    Anche Linux è pieno di falle, solo che non vengono mai sfrutatte perche nessuno lo usa e non vale la pena mettersi.

    Inoltre tecnicamente non è neanche sto granche, il sistema di ACl di Windows è molto piu evoluto e semplice da usare, Linux standard non dispone di tanta flessibilità e SELinux è la cosa piu complessa da configurare che esista.

    Linux non ha un ABI stabile, significa che l’azienda che produce un driver per Linux ogni tre mesi che esce il nuovo kernel deve aggiornarlo, cosa molto costosa. Idem per le applicazioni di sistema, non essendoci una API standard, ma anzi librerie che cambiano continuamente è difficilissimo e costosissimo creare software che funziona al prim colpo su qualsisiasi distro.
    E per questo che le aziende non fanno ne driver ne software per Linux. E di conseguenza la gente non lo usa, oltre al fatto che è molto dificle da usare.
    Non dite di no, per molte operazioni per cui non c’è ancora una GUI bisogna ancora andarsi a leggere le pagine di manule e scrivere comandi sul terminale.

    20 Mag 2008, 2:12 pm Rispondi|Quota
  • #16giuliano

    E comunque quelli che vendono assistenza su sistemi Free e Linux ti svuotano il portafoglio che neanche te ne accorgi, devi chiamare sempre loro che sono gli unici che sanno usarlo.
    Al contrario Windows sa usarlo anche il primo cane che passa per strada e te lo sistema per pochi soldi.

    20 Mag 2008, 2:14 pm Rispondi|Quota
  • #17oudeis

    A mio avviso si stà travisando il concetto di “buon software”.
    A mio avviso il “buon software” è quello che a parità di funzionalità ha il miglior rapporto qualità/prezzo.
    Da anni utilizziamo molteplici software open source (da OpenOffice.org a Firefox passando per Infrarecorder e 7zip) su piattaforma windows – ma per alcune attività utilizziamo software commerciale pagato anche a caro prezzo.
    Questo ci permette di avere un buon supporto per l’hardware ed un costo irrisorio per i software – sempre mantenendo uno standard qualitativo elevato.
    Non esiste il miglior software o la migliore piattaforma in assoluto – il tutto deve soddisfare le esigenze.
    E’ importante ricordare che le ricerche e i test dei software impegnano, e quindi costano ma con un poco di attenzione il bilancio rimane favorevole ad un utilizzo mirato dei software.

    20 Mag 2008, 2:41 pm Rispondi|Quota
  • #18giuliano

    I progetti open importanti finanziati dalle multinazionali come IBM o Sun vanno avanti bene, ma quelli gestiti interamente dalla comunita e dai volontari vanno avanti a stenti.
    Basta guardare i programmi che ci sono nelle distro: nelle migliaia di pachetti che ci sono è pieno di programmini incompeti, non funzionanti, che non si installano o che sono di pessima qualità.
    A parte i soliti software noti (Firefox, Openoffice, Apache, etc…, guarda caso tutti quelli finanziati dalle multinazionali) tutto il resto è un obbrobbio.

    Dopo anni che seguo Linux mi sono ricreduto sulle potenzialita del modello open source. Finche c’è una multinazionale che finanzia un progetto con qualche milione di dollari all’anno tutto bene, ma se si lascia tutto in mano ai volontari non funziona niente. Com’è naturale che sia, d’altronde.

    I programmi closed commerciali per windows si installano al primo colpo, sono completi, curati, ben documentati, ci si trova da dio.
    Ad esempio, quando mai un progetto open riuscira a fare un sofware per l’utente medio come Pinnacle Studio? Volete paragonarlo a kdenlive o kino? Con 100 euro mi porto a casa un prodotto perfetto, diversamente dalla maggior parte dei programmi open che saranno anche gratis ma che quasi mai sono all’altezza.
    E che per riuscire a usarli sono costretto a svoutarmi il protafoglio con l’assistenza, perdendo il guadagno di non aver pagato il programma.

    20 Mag 2008, 2:48 pm Rispondi|Quota
  • #19Gyo

    @CSOE: McVoy ha sfruttato la conoscenza con Torvalds per utilizzare la comunità che sviluppa il kernel per farsi pubblicità offrendogli un software free closed che poi ha deciso di ritirare e proporne uno closed a pagamento. McVoy conosce il mondo opensource come il gestore di un sipermercato conosce le galline.
    RedHat nello scorso decennio ha buttato le basi per quello che oggi è l’idea di Linux Desktop, ha finanziato un’infinità di progetti open fra cui spicca Gnome, ha inventato RPM il primo sistema di installazione per pacchetti (gli MSI di Microsoft Installer sono arrivati 5 anni dopo con risultati opinabili). E queste sono le prime cose sul fare “bussines” che mi vengono in mente.
    Se non ribatti nessuna altra delle mie affermazioni mi dai ragione, suppongo.

    @giuliano: Mi sembra che tu abbia avuto una pessina esperienza con linux. Linux ha dei bug, tutti i software hanno bug. Se sapessi quanti bug non corretti ci sono nei SO Microsoft disinstalleresti tutto al volo. Quella dell’ABI di linux è un favola. I kernel sono praticamente sempre retrocompatibili, pensi che ad ogni rilascio di kernel io debba reinstallare la macchina? Le case produttrici di hardware ERANO restie a sviluppare i driver per linux perchè avrebbero dovuto utilizzare del personale per un mercato ritenuto una nicchia. Negli ultimi anni diverse iniziative (Shuttleworth in testa) hanno proposto ai produttori di hardware la collaborazione degli sviluppatori open per creare i driver linux. Questo ha portato, ad esempio, alla collaborazione con Dell ed altri grandi marchi.

    @oudeis: perfettamente d’accordo 😀

    20 Mag 2008, 2:59 pm Rispondi|Quota
  • #20steo

    il FUTURO è open…. altrimenti sarà un futuro zoppo

    20 Mag 2008, 3:16 pm Rispondi|Quota
  • #21CSOE

    per Gyo :

    McVoy ha ritirato il progetto perchè l’amico di Stallman glielo stava craccando (http://closedclub.wordpress.com/2008/05/16/la-storia-delleretico/).

    E per quanto riguarda redhat, volgiamo paragonare i progessi fatti da loro con quelli fatti dal Mac ? Nello stesso periodo di tempo. Eppure usando l’open sarebbero dovuti essere molto avvantaggiati nei confronti di tutti i competitor.

    Ma queste cose vanno bene ! L’importante è essere onesti e dirle, costa poco o nulla ed hai qualcosa meno. E non dire l’open è il futuro, l’open è innovazione o l’open è libertà, perchè è solo propaganda.

    20 Mag 2008, 3:22 pm Rispondi|Quota
  • #22Diego

    La discussione si fa presto complicata, e mi sono perso. Io date le mie possibilità economiche mi trovo a usare solo programmi free, tra i quali open source. Credo che la maggior parte dei giovani utenti come me si trovi nella stessa situazione, e gli open aiutano l’uso e la pratica del pc. In sotanza molti usano l’open source semplicemente seguando la loro convenienza. La polemica potrebbe nascere dal fatto che è in crisi il modello di business, non il modello di software, esattamente per il download di musica, che ha messo in crisi l’industria discografica.

    20 Mag 2008, 3:29 pm Rispondi|Quota
  • #23giuliano

    @ GYo: Quella dell’ABI di linux è un favola.

    Ma anche no. Linux non ha un’ABI standard, è stato anche lo stesso Torvalds a dirlo e a spiegare perche secondo lui è una buona cosa.
    Ogni volta che aggiorno il kernel devo riscaricare i nuovi driver Ati/Nvidia, della scheda wireless, etc, e reinstallarli.
    Guarda i driver Nvidia: nel pacchetto viene fornito il binario del driver e un sorgente che si compila per creare un modulo per il kernel in uso. Se cambi il kernel devi ricompilare il modulo, e se il kernel è nuovo devi aspettare che escano i nuovi driver che li supportano.
    Se dopo non te ne accorgi perche il manager dei pacchetti si arrangia da solo a tenere sincronizzati i pacchetti del kernel e dei moduli è un altro discorso, ma il problema c’è.
    Sul passaggio da certe versioni del kernel è stato necessario modificare sezioni intere del driver.
    Se un’azienda produce una periferica con un ciclo di vita di 5 anni, su Windows fa un driver ed è a posto, mentre su Linux deve mantenere un team di programmatori che continuano a aggiornare il driver per ogni release del kernel che esce per tutti i 5 anni, con un costo enorme.
    E questa cosa è verissima, io seguo da vicino lo sviluppo del kernel e ogni rilascio ci sono decine di system call che cambiano nome, parametri, che cambiano funzionamento o che diventano deprecate.

    20 Mag 2008, 3:55 pm Rispondi|Quota
  • #24Gyo

    @CSOE: McVoe deve tanto all’opensource. Il contrario non è vero. Punto. Se con “l’amico di Stallman” intendi Torvalds, semplicemente il gruppo di svilupo del kernel ha sbagliato nell’accettare l’uso di un software chiuso. L’articolo di Stallman è chiarissimo. Cmq citare se stessi è poco elegante.

    Paragonare RedHat con Apple non ha senso. E sull’essere avvantaggiati dall’open non capisco cosa voglia dire. Sono due aziende totalmente diverse.

    Se il futuro è closed o open non lo so, non ho una sfera di cristallo e sinceramente non m’interessa. Come ho già detto l’importante è che il software sia funzionante e di buona qualità in rapporto al suo prezzo. Se il prezzo è zero, tanto meglio. Se posso modificarne il codice ancora meglio.

    Quello che contesto è che dire (come fai tu) che tutti i software, in quando open, sono inferiori, non innovativi o addirittura dannosi è semplicemente falso.

    20 Mag 2008, 4:02 pm Rispondi|Quota
  • #25Gyo

    @giuliano: ti sei risposto da solo, se le distribuzioni di linux grazie ai manager di pacchetti mi permettono di aggiornare tutto senza perdere la compatibilità che problema c’è?
    Poi ricordo che esistono le distribuzioni LTS fatte apposta per garantire stabilità e compatibilità sul lungo periodo.
    Sui driver Nvidia, anche quelli per Windows vengono aggiornati regolarmente per altri motivi e ci sono aggiornamenti di WindowsUpdate che rendono alcuni software incompatibili.
    Nella pratica io non ho problemi nell’aggiornare il kernel o nel mantenere aggiornato un driver e non ho mai ricompilato nulla.
    Comunque è una scelta, non dico che Linux sia meglio in tutti i casi, evidentemente nel tuo caso è meglio se usi Windows.

    20 Mag 2008, 4:22 pm Rispondi|Quota
  • #26Dag_01

    a me piacciono quelle case che danno i loro prodotti gratuiti (senza scadenza -.-) ai privati e vendono alle aziende…

    non sono molto di parte (ho vista e ubuntu in dual xD) ma… basta pensare a programmi come photoshop e gimp

    O_o

    20 Mag 2008, 4:27 pm Rispondi|Quota
  • #27danilo

    La discussione iniziata dal post pubblicato non è nuova… basta navigare un po per scoprirne molte altre. Detto questo vorrei dire la mia a riguardo: sono un utente linux ormai da diverso tempo e non mi pento della scelta. Lavoro per aziende nelle quali ho installato personalmente sia a livello client che server distribuzioni linux senza troppi intoppi. Ovviamente lavoro anche con windows (sarebbe impossibile non lavorarci in quanto è installato ovunque!).
    Sia in windows che in linux che in mac ci sono problemi e fin qua non ci piove. Ci saranno sempre in quanto sono software e girano su delle macchine. Le macchine ed i software sono sviluppati da esseri umani che possono sbagliare e quindi questi errori si ripercuotono sui software!!!! (non negate anche questo!!)
    Per la mia esperienza posso dire che ora come ora grazie a sistemi come ubuntu siamo arrivati a livelli ottimali; io ho installato e continuo a farlo, software linux anche a privati che il computer lo utilizzano per farci due cose e poco più. Posso dire che nessuno di questi utenti si è mai lamentato a tal punto da voler tornare indietro e tutt’ora lo utilizzano senza troppi problemi. L’open source come il mondo microsoft e quello mac sono diversi tra loro e vanno imparati. Non ci credo neanche se mi pagate, e qui mi riferisco a chi ha scritto la lettera, che non hai avuto problemi con windows che non sei riuscito a risolvere e che magari hai dovuto chiamare dei tecnici che ti sono costati cari. (Apro una parentesi sul costo dei tecnici: non è assolutamente vero che anche un cane per strada ti sa mettere a posto un pc in quanto si e no la maggior parte della gente lo sa utilizzare al 5%-10% rispetto a tutto il potenziale che offre. Anche i tecnici windows costano, quelli veri però. Ci lamentiamo sempre dell’Italia in cui i tecnici vengono sottopagati, vengono sfruttati – vi rimando agli articoli su punto informatico – e riuscire a fare l’informatico in un’azienda è molto difficile.)
    Parlando ancora di costi: con l’ultimo sistema operativo di casa microsoft bisogna ricomprarsi un pc, ma non un pc qualsiasi, un pc che deve avere caratteristiche elevate e come detto prima alla maggior parte della gente non occorre dato che usa lo utilizza poco!!
    Con linux ho potuto sfruttare e sfrutto macchine più vecchie (ovviamente non da antiquariato!!!) che mi svolgono il lavoro egregiamente sia a livello client che desktop! Volete un esempio: ipcop è un firewall open source che utilizzo da diverso tempo, funziona egregiamente. Non ho dovuto prendere chissà quale macchina ma ne ho riutilizzata una che ha soli 256 mb di ram (ipcop richiede un minimo di 64 mb di ram!!!).
    Credo che potrei continuare per ore a scrivere e dilungarmi in spiegazioni ma sarebbe inutile. Io non ho nulla ne contro windows, ne contro mac, ne contro linux. Dico solo che prima di parlare bisognerebbe sapere. Ogni situazione va gestita in modo diverso e va valutata. Non bisogna mai sparare a zero sulle cose, in quanto come fatto su linux è come dire che gli sviluppatori di ubuntu (esempio) sono degli imbecilli e incompetenti. Detto questo… chiudo!!!

    20 Mag 2008, 4:48 pm Rispondi|Quota
  • #28CSOE

    Chi sa quando potremo scindere la discussione sull’open da linux.

    Quando si paragona un sistema linux a windows si paragona un UNIX ad un microkernel. Sono sistemi diversi che hanno vataggi e svantaggi (affidabilità contro flessibilità ? ).

    Se volgiamo paragonare 2 prodotti possiamo paragonare Linux e SUN Solaris. Quello è un paragone valido.

    La mia critica è alla favola dello sviluppo della community, alla cattedrale ed il bazaar (ma poi che cosa costruiscono in un bazaar ? ), alla storia dell’etica usata come strumento di marketing, a chi dice che open source è meglio senza valutare gli altri fattori e a chi ci marcia.

    Ma la cosa che mi sorprende è che trovo più persone sensate e ragionevoli di Danilo di quanto pensassi.

    20 Mag 2008, 5:42 pm Rispondi|Quota
  • #29CSOE

    Ho scritto una cavolata, volevo dire che trovo più persone sensate e ragionevoli COME Danilo di quanto pensassi.

    Scusa Danilo.

    20 Mag 2008, 6:04 pm Rispondi|Quota
  • #30danilo

    ti ringrazio per il complimento CSOE. Io ho scritto solo quello che penso e per come vivo e vedo le cose. Non voglio dare alito a nessun’altra discussione e spero che invece di farsi la guerra a vicenda si trovi un punto di incontro che possa dare un valido prodotto e servizio all’utente finale. Ora come ora tutto questo trambusto fa solo del male!

    20 Mag 2008, 6:54 pm Rispondi|Quota
  • #313mpty

    Dico solo che il ritorno economico scarso è una balla… e anche la storia dell'assistenza…

    Da quanto ne so le aziende software fanno molti soldi proprio grazie all'assistenza, e in particolare modo il mondo dell'open source…

    Poi per la qualità del codice non mi esprimo neanche: qualcuno non conosce il significato di LAMP?

    20 Mag 2008, 7:34 pm Rispondi|Quota
  • #32ciny2

    Scusate ma non avete notato ipocrisia di CSOE ? Parla male dell’open source poi indovina cosa usa il suo blog ?

    Comunque sono le solite scusa panzane dei detrattori contro open source.

    PS: Comunque la Mozilla fondation sta cercando di ottenere l’indipendenza dai finaziamenti di google….

    20 Mag 2008, 9:57 pm Rispondi|Quota
  • #33iXion

    secondo me dovrebbe essere lo stato a finanziare questa aziende e i costi dei software dovrebbero moolto calare…è vero che a volte gli open-source non avanzano per mancanza di denaro da investire ma se esistono gli open-source vuol dire ke c'èra la possibilità di fare questi programmi gratis….

    21 Mag 2008, 12:40 am Rispondi|Quota
  • #34Rossella

    Non sono d’accordo, dipende dai software, io ne ho trovati di eccezionali e con un’assistenza e supporto ottimo. Parlo di programmi come “Virtuemart”, negozio online eccezionale, e di Joomla, CMS eccezionale, Filezilla, Xampp e lo stesso Open Office che non mi dispiace affatto.
    Per quanto riguarda altri software non si può pretendere che risparmiando si possa ottenere il meglio, quindi all’utente la libera scelta, ma appoggio pienamente l’open source che dà stimolo allo sviluppo software senza limitarsi agli standard commerciali

    21 Mag 2008, 12:46 pm Rispondi|Quota
  • #35kuntz

    Un po’ di fatti su cui – eventualmente – riflettere

    1. Java, Php, Python, Perl, Ruby sono tutti software opensource
    2. L’internet è innvervata di software opensource:
    il principale web server è Apache
    http://news.netcraft.com/archives/2008/04/14/april_2008_web_server_survey.html
    il principale DNS server è Bind
    http://dns.measurement-factory.com/surveys/200710.html
    3. Amazon e Google sarebbero state possibili e, uguamente profittevoli, se fin dalla nascita avessero dovuto pagare migliaia di dollari in licenze di software commerciali?
    Wikipedia si fonda su uno stack interamente opensource. Sarebbe stata possibile senza? Sarebbe stata la stessa wikipedia?
    4. Paypal utilizza 4000 server Linux per processare miliardi di richieste al secondo.
    5. La Borsa di New York usa linux.
    http://www.computerworld.com/action/article.do?command=viewArticleBasic&taxonomyName=data_center&articleId=9053008&taxonomyId=52&intsrc=kc_top
    6. Gartner – spero tu la conosca – ha un’idea un po’ diversa rispetto al ‘guru’ McIvoy.
    http://news.zdnet.co.uk/software/0,1000000121,39379900,00.htm?r=129
    http://www.gartner.com/DisplayDocument?id=638643
    7. Forbes ha inserito Red Hat fra le 25 aziende Hi-Tech più in crescita.
    http://www.forbes.com/2008/01/24/fastest-growing-technology-tech-fasttech08-cx_jr_pm_0124fastintro.html
    8. Uno dei programmi più ‘scelti’ di tutti i tempi (per ‘scelto’ intendo non preinstallato/imposto da un qualche vendor) è un software opensource che si chiama Emule, scommetto che qualcuno fra i lettori lo conosce…
    9. Shrek 3 è stato realizzato con Linux.
    http://www.linuxjournal.com/article/9653
    10. Nokia ha acquisito per circa 100 milioni di euro Trolltech, la software house che sviluppa le librerie Qt.
    http://www.nokia.com/A4136001?newsid=1185531
    Sun (NASDAQ: JAVA) ha pagato 1 miliardo di dollari per Mysql AB.
    http://it.sun.com/sunnews/press/2008/20080116.html
    Red Hat ha acuistato per 350 milioni di dollari JBoss.
    http://www.redhat.com/about/news/prarchive/2006/jboss.html

    ——

    Ci sono ottimi software commerciali e ottimi software opensource.
    Ci sono sviluppatori che scrivono codice chiuso per alcuni progetti e codice aperto per altri.
    Ci sono aziende (la totalità di quelle che contano e innovano per davvero) che utilizzano sia software commerciale che software opensource.
    Sono ovvietà, ne sono perfettamente consapevole, ma mi vedo costretto a evidenziarle.
    L’opensource non è nient’altro che un opzione in più. In alcuni casi non ci valide alternative aperte e si sceglierà software chiuso; all’opposto, in altri casi, la scelta ricardà su un software aperto nettamente superiore alle alternative commerciali.

    @CSOE
    Carina l’idea del blog. Pensa che per un po’ ho vagheggiato di aprirne uno simile anche io… così, per il gusto di esercitare lo spirito critico.
    L’avrei fatto molto meglio però: ad es. avrei scritto correttamente Torvalds.
    Dai, corri a correggere, su.

    p.s. a pensarci bene, la sciatteria che ti ha impedito di cercare la grafia corretta del cognome di Linus (Toward!?!) è un po’ sospetta. Non è che, per caso, cerchi l’insulto come quel tale che s’affacciava dietro gli inviati dei tg?
    http://www.youtube.com/watch?v=3m6cyUtdjsQ

    21 Mag 2008, 12:53 pm Rispondi|Quota
  • #36kuntz

    Ci sono ottimi software commerciali e ottimi software opensource.
    Ci sono sviluppatori che scrivono codice chiuso per alcuni progetti e codice aperto per altri.
    Ci sono aziende (la totalità di quelle che contano e innovano per davvero) che utilizzano sia software commerciale che software opensource.
    Sono ovvietà, ne sono perfettamente consapevole, ma mi vedo costretto a evidenziarle.
    L’opensource non è nient’altro che un opzione in più. In alcuni casi non ci valide alternative aperte e si sceglierà software chiuso; all’opposto, in altri casi, la scelta ricardà su un software aperto nettamente superiore alle alternative commerciali.

    @CSOE
    Carina l’idea del blog. Pensa che per un po’ ho vagheggiato di aprirne uno simile anche io… così, per il gusto di esercitare lo spirito critico.
    L’avrei fatto molto meglio però: ad es. avrei scritto correttamente Torvalds.
    Dai, corri a correggere, su.

    p.s. a pensarci bene, la sciatteria che ti ha impedito di cercare la grafia corretta del cognome di Linus (Toward!?!) è un po’ sospetta. Non è che, per caso, cerchi l’insulto come quel tale che s’affacciava dietro gli inviati dei tg?
    http://www.youtube.com/watch?v=3m6cyUtdjsQ

    21 Mag 2008, 12:58 pm Rispondi|Quota
  • #37kuntz

    Aggiungo alcuni di fatti sui quali – eventualmente – riflettere
    1. Java, Php, Python, Perl, Ruby sono tutti software opensource
    2. L’internet è innvervata di software opensource: il principale web server è Apache, il principale DNS server è Bind, i principali server di posta sono opensource
    3. Amazon e Google sarebbero state possibili e, uguamente profittevoli, se fin dalla nascita avessero dovuto pagare migliaia di dollari in licenze di software commerciali?
    Wikipedia si fonda su uno stack interamente opensource. Sarebbe stata possibile senza? Sarebbe stata la stessa wikipedia?
    4. Paypal utilizza 4000 server Linux per processare miliardi di richieste al secondo.
    5. La Borsa di New York usa linux.
    6. Gartner – spero tu la conosca – ha un’idea un po’ diversa rispetto al ‘guru’ McVoy.
    7. Forbes ha inserito Red Hat fra le 25 aziende Hi-Tech più in crescita.
    8. Uno dei programmi più ‘scelti’ di tutti i tempi (per ‘scelto’ intendo non preinstallato/imposto da un qualche vendor) è un software opensource che si chiama Emule, scommetto che qualcuno là fuori lo conosce…
    9. Shrek 3 è stato realizzato con Linux.
    10. Nokia ha acquisito per circa 100 milioni di euro Trolltech, la software house che sviluppa le librerie Qt. Sun (NASDAQ: JAVA) ha pagato 1 miliardo di dollari per Mysql AB. Red Hat (NASDAQ: RHAT)ha acquistato per 350 milioni di dollari JBoss.

    21 Mag 2008, 1:05 pm Rispondi|Quota
  • #38giuliano

    @GYo: ti sei risposto da solo, se le distribuzioni di linux grazie ai manager di pacchetti mi permettono di aggiornare tutto senza perdere la compatibilità che problema c’è?

    Per l'utente nessuno (quasi), il problema è per l'azienda che produce i driver, che non puo fare un driver e limitarsi alla semplice manuntenzione come per windows, ma deve contiunamente lavorarci, seguire lo sviluppo del kernel e i suoi cambiamenti, modificarlo di conseguenza, creare wrapper per adattare il modulo a piu versioni del kernel (visto che non tutte usano la stessa), e molti altri problematiche. Hai idea di quanto casini ha fatto lo SLAB allocator tanto per dirne una? Un utente non se ne accorge ma per chi deve scrivere i driver e una rottura di balle. E questa cosa ha un costo, è per quello che i produttori di HW sono stentii a produrre driver per Linux.

    Ti dico, se fossi ioma produrre una periferica non lo farei mai un driver per Linx a meno di essere costretto, perche è un macello e anche eprche Linux per ora lo usano ancora in quattro gatti.

    Se vogliono dei driver che faccinao finalmente un'ABI stabile, altriemnti che non si lamentino.

    21 Mag 2008, 1:20 pm Rispondi|Quota
  • #39Shu

    @tutti: CSOE è un noto troll dei forum di Punto Informatico.

    Per quanto riguarda il contenuto della sua lettera, si tratta, secondo me, di una visione ristretta e di parte del mondo open source. Sono critiche che si sentono da almeno 10 anni (io uso Linux da 12 anni e li sentivo già allora sui newsgroup).

    E` vero che nello sviluppo opensource si deve cambiare il modello di business associato. Non puoi più fare una software house pura, perché poi “regali” il tuo software. Bisogna adeguarsi a un modello di sviluppo cooperativo, e il vantaggio che se ne ricava non è economico ma pratico.

    Come in tutti i software esiste una “massa critica” sia di utilizzatori che di programmatori. Sotto la massa critica, il software è personale, poco professionale o “cantinaro” come lo definisce qualcuno. Io non ci vedo nessuna connotazione negativa. Ho scritto un sacco di software “cantinari” che fanno il lavoro che devono fare e lo fanno bene, ma li usano 3-4 persone.
    Oltre la soglia critica il software diventa pubblico, professionale, ecc. ecc.
    Oltre un’altra soglia, più alta, il software inizia a diventare redditizio, in base al modello di business che gli si applica.
    Per esempio Trolltech vende personalizzazioni delle Qt, vende licenze per scriverci software commerciali, vende ambienti e framework per apparecchi embedded, cellulari, ecc.
    RedHat vende supporto tecnico e software per compiti di nicchia.
    OpenOffice vende supporto, gadget, accetta donazioni e Sun vende una versione estesa di OOo. Ecc. ecc.
    ATI vende hardware e distribuisce gratis i driver e le specifiche. nVidia non dà le specifiche ma i driver sì.
    Google finanzia (pagando gli sviluppatori) lo sviluppo di Python, tra le altre cose, perché tutti i miglioramenti li sfrutta per far funzionare meglio i suoi servizi.
    IBM contribuisce pesantemente a PHP, soprattutto allo Zend Framework.
    E si potrebbe continuare per molto.
    Insomma, l’importante è trovare il modo giusto di sfruttare il software.
    In alcuni casi il ritorno è economico, diretto o indiretto, in altri è tecnico.

    Per il discorso innovazione, in alcuni casi è vero che il software opensource non innova molto, ma avete mai pensato a quali siano le innovazioni del *software* closed? Roba per cui si dice “come ho fatto finora senza quella cosa?”, non “ah, ecco la feature list della nuova versione. Boh, forse qualcosa lo userò…”
    Mi piacerebbe sapere quali vere innovazioni sono state portate dal software closed negli ultimi 5 anni (molto poche), e quali invece siano semplici miglioramenti progressivi di idee che c’erano già (quasi tutti).

    Quindi allargando il discorso “innovazione” alle migliorie al software, e parlando di RedHat, ha sviluppato ext3 sulla base di ext2, per dirne una, e ha creato dei buoni tool di gestione di server in cluster, per dirne un’altra. Ed è un’azienda che fa una distribuzione, non una software house…

    Apple ha puntato tutto sullo studio delle interfacce utente, ed ha avuto ottime idee, ma io sono convinto che lo siano solo in due punti: 1- rispetto a Windows, 2- rispetto ai suoi utenti.
    Per esempio io trovo molto poco intuitive alcune parti dell’interfaccia di OSX (giusto oggi stavo configurando un account di posta su Mail e non ho per niente visto il minuscolo “+” nascosto in basso a sinistra per l’aggiunta di un account, mentre il tasto “Aggiungi” con una bella “+” in verde su Evolution non puoi non vederlo.)
    A parte le GUI, Apple ha innovato pochissimo dal punto di vista software.

    Lo stimolo all’innovazione in campo opensource non viene dagli incassi, dalle quote di mercato o dai parametri classici, ma da altro:
    – bisogno di nuove funzioni. Uso il software X, ma mi serve che faccia Y, lo modifico e mando le modifiche agli autori perché le integrino. Nelle prossime versioni me le trovo lì e ho anche altra gente che corregge i bug che posso aver fatto.
    – fama. Scrivo il software X perché non l’ha ancora fatto nessuno, così acquisisco rispetto nella comunità e mi metto in mostra per eventuali aziende

    E veniamo all’ABI stabile. L’ABI instabile è voluta da Linus e da molti sviluppatori del kernel per non cadere nella trappola in cui sono caduti altri S.O.: kernel enormi, sistemi “bloated” solo per mantenere compatibilità con driver di 20 anni fa.
    L’idea è che gli sviluppatori hardware devono rilasciare le specifiche delle loro schede, e NON i driver. Ci pensano gli sviluppatori del kernel (e non) a scrivere i driver per quelle schede, ed a tenerli aggiornati alle nuove API (avendo i sorgenti, le ABI non serve più rispettarle, perché comunque vengono ricompilati assieme al kernel).
    Nel kernel 2.6.25 c’è ancora il supporto a unità a nastro da 20 MB (MEGAbyte) e a controller SCSI1 di quasi 20 anni fa. E compilando TUTTO (modularmente) occupa 55 MB. Aggiungendo udev e tutti i tool di base si arriva intorno ai 150-200 MB di installato. Aggiungendo X con i driver per tutte le schede video, mouse, tastiere, ecc., Gnome, Firefox, OpenOffice, Gimp e qualche altro centinaio di programmi non si superano i 4 GB di installato. Contro i 23 GB di Vista base.
    I driver per l’accelerazione 3D di Intel, ATI, S3, SiS, VIA, Trident e 3dfx occupano (in tutto) 48 MB. I soli driver closed ATI occupano circa 40 MB (sia per Linux che per Windows).

    Se ne è accorta Intel, se n’è accorta AMD/ATI, se n’è accorta VIA, se ne sono accorti centinaia di sviluppatori hardware. Manca praticamente solo nVidia che si ostina a tenere segrete le specifiche delle schede.

    Ci sarebbe ancora molto da scrivere a riguardo, e il fatto che se ne parli da almeno 10 anni è indice di quanto se ne discuta e di quanta ignoranza sull’argomento ci sia ancora in giro.

    Opensource significa “rosa senza spine”? No. Ma significa che è una rosa vera, che ne ha di meno e che le posso tagliare, mentre il software closed è una bella rosa di titanio: costa di più, non profuma, non posso tagliarne le spine senza rischio di rovinarla irreparabilmente, e spesso ha più spine (e più appuntite).

    21 Mag 2008, 2:44 pm Rispondi|Quota
  • #40CSOE

    per kuntz :

    Il NASDAQ gira su microsoft, e ha tempi di esecuzione molto più brevi del NYSE.

    Ma queste non vuol dire niente, che tante aziende sfruttino l’open è cosa nota ed ingiusta.

    per Shu :

    Che i programmi si debbano fare vendendo le magliette o tramite elemosina di qualche multinazionale o ente mi fa ribrezzo.

    21 Mag 2008, 6:31 pm Rispondi|Quota
  • #41kuntz

    Un altro ‘piccolo’ esempio di software opensource innovativo e capace di generare profitti è Xen.
    Nel 2007 Citrix Systems, Inc. (Nasdaq: CTXS) lo ha acquisito per 500 milioni di dollari.
    http://www.citrix.com/English/ne/news/news.asp?newsID=683171
    Continua a essere opensource (è supportato da tutte le principali distribuzioni Linux) e gli sviluppatori vengono pagati (immagino bene) per scrivere codice aperto.

    Opensource non significa automaticamente gratuito, è sempre utile ricordarlo.
    Pensa che nemmeno Free Software vuol dire software gratuito.
    Sul sito di GNU si legge “In realtà noi incoraggiamo chi ridistribuisce il software libero a far pagare quanto vuole o può.”
    http://www.gnu.org/philosophy/selling.it.html

    22 Mag 2008, 10:51 am Rispondi|Quota
  • #42Abulafio

    Prima di tutto forse stai facendo confusione tra “Open Source” e “Free”, due concetti molto diversi.

    Open Source non significa gratis, ma solo che il codice viene reso disponibile, talvolta al momento dell’acquisto del prodotto. Quindi tutte le considerazioni del post, che parlano di poco ritorno economico, poca assistenza ed effetto discount evidentemente non hanno riscontro : l’azienda vende il software open al pari di quello closed, e quindi i guadagni sono equivalenti.

    Free, invece, significa gratis.
    In questo momento stò usando un text editor free.
    Ed è quello che si adatta a me, in termini di rapporto peso\velocità\caratteristiche.
    La maggior parte dei software free è una sorta di “donazione” del programmatore alla “comunità umana”, e spesso non pensa nemmeno di poter concorrere con le grandi aziende.
    Oppure ci sono proventi ricavati con pubblicità o altri introiti.

    Alcune volte infine, il software è free e open source allo stesso tempo. Rispondo allora punto per punto alle tue affermazioni :

    – scarso ritorno economico per le aziende software e corsa al ribasso sul programmatore; il tutto a discapito della qualità.

    Non far pagare il software non significa non guadagnare. E’ un preconcetto vecchio di una decade.
    Ci sono modelli di business funzionali e verificati, che si basano su concetti molto diversi da quelli ormai obsoleti di prodotto->ricavo.
    Soprattutto visto che il software è considerabile più un servizio che un prodotto, un’opera creativa, al pari di musica o libri.
    E’ come la differenza tra Televisioni pubbliche e private : in quella pubblica paga lo Stato, in quella privata le pubblicità (anche in quella pubblica, effettivamente, ma solo in Italia… per esempio BBC Prime in Inghilterra è completamente libera da pubblicità.)
    E sfido a dire che la RAI guadagna più della Mediaset.
    Sono modelli di business differenti, tutto qui.

    Sulla qualità cito solo un paio di esempi, a dimostrazione di come sia un altro preconcetto : Firefox, che uso da 2 anni senza alcun problema e non teme confronti con altri browser.
    MySQL, con tempi di risposta e caratteristiche invidiabili anche da alcuni DBMS prettamente commerciali.

    – C’è poi una mancanza di una vera rete di assistenza per i prodotti e l’assenza di garanzia sull’utilizzo

    Assolutamente falso. Anzi, esattamente l’opposto. Molti dei software open source usano proprio il servizio di assistenza per auto-finanziarsi.
    Alcune volte addirittura l’assistenza è offerta dalla comunità, gratuitamente.
    Comunque quasi tutti i noti sistemi free e open source offrono assistenza a pagamento.
    MySql o OpenSuse ne sono esempio.

    – Nel software open-source ci sarebbe poi una scarsa innovazione:

    Divertente, considerando che moltissime innovazioni vengono dall’ambiente open. Non tutte, sia chiaro, ma una buona percentuale. Il modello open offre infatti la possibilità, per chi ha un’idea, di metterla in pratica tramite la comunità. Provate a chiedere a Microsoft di asggiungere una caratteristica, vediamo cosa risponde.
    Chiedere una feature a Mozilla per Firefox ha decisamente molte più possibilità di esser preso in considerazione. Anche se non ci capite una cippa di programmazione…

    – non c’è la selezione naturale dove solo i migliori vanno avanti e quindi non c’è stimolo ad innovare.

    La mia percezione è esattamente l’opposta, infatti in ambito open e free crearsi un mercato è difficile quanto in ambito closed, in taluni casi anche di più. L’innovazione è, come dicevo nel punto precedente, una caratteristica intrinseca.
    Forse però la frase era riferita a quei progetti che, per mancanza di introiti, di risorse umane o altri problemi, muoiono o vanno avanti a rilento.
    In quei casi allora c’è poco o assente aggiornamento, ma non si può generalizzare.
    Inoltre spesso quelle realtà sono il frutto di un modello di business sbagliato, non di software scadente.

    – Ci sarebbero poi i rischi dell’”effetto discount“: si risparmia, spiegano, sugli strumenti a tutti i costi, e fossilizzandosi “si va verso software peggiori e scadenti solo per risparmiare pochi spiccioli in confronto a giornate di lavoro ben più costose”.

    Il software non è un prodotto come lo yogurt, ovvero latte scarso->yogurt scarso.
    Non è assolutamente vero che il software open è peggio di quello closed. Gli esempi precedenti lo dimostrano (e potrei andare avanti per pagine con l’elenco!).
    Poi, certo, esistono software closed senza rivali (vedi Autodesk AutoCad, a mio avviso il migliore della sua categoria), ma le alternative ci sono : solo che sono ancora troppo giovani. Ma lasciamo tempo al tempo…
    Ubuntu era giovane qualche anno fa, oggi è un sistema operativo adatto alla maggior parte delle attività domestiche… Nonostante ciò credo che Windows XP sia un ottimo sistema operativo, e lo uso quotidianamente.
    Non parliamo di Mac OSX, quello credo sia semplicemente superlativo….

    – “Risparmiare con OpenOffice si può, ma se poi non mi funziona la stampa unione si è presa una sonora fregatura.”

    Anche qui c’è un problema di fondo. Nessuno obbliga nessuno a fare una scelta tra open e closed.
    Ci sono realtà dove il closed è semplicemente insostituibile.
    Ma ci sono molte realtà dove l’open è perfettamente in grado di rispondere alle esigenze.
    MS Office costa 500 Euro.
    OpenOffice è free. Perchè non provare? Puoi sempre acquistare Office se ne hai realmente necessità.
    Ma perchè spendere 500 Euro se magari puoi fare tutto quello che ti serve con OpenOffice?
    Cerchiamo di essere razionali, un software non è un figlio : se non ti piace, lo cambi. Punto.
    Dove starebbe la fregatura?

    Non dimentichiamo che esiste software proprietario di pessima fattura, in settori di nicchia.
    Non dimentichiamo che il closed spesso preclude la possibilità di personalizzazione per chi ha la voglia e le competenze di realizzarle.
    Non dimentichiamo che qualcuno (vedi società individuali, studenti…) non può permettersi enormi investimenti.
    Concludo dicendo che mi sembrano argomentazioni di fine anni novanta, ma ormai siamo quasi al 2010.
    Tutto ciò che ho scritto non è e non vuole essere una polemica, anzi, ma semplicemente un modo di vedere le cose diverso dal solito “yogurt”, tanto per citare l’esempio di prima.

    22 Mag 2008, 11:04 am Rispondi|Quota
  • #43fax

    Ma nessuno si ricorda che la stabilità di Mac OS X deriva da un prodotto open source (Darwin) e Apple ha investito quasi tutto sull’interfaccia grafica (Open GL)

    boh …

    30 Mag 2008, 2:30 pm Rispondi|Quota
  • #44Vittorio

    allora.. vediamo un po’… qui come al solito si sente parlare di confronti tra imprese open e closed.. software open e closed e puttanate varie. Qualcuno di voi ha sviluppato software open source(Intendo come lavoro)? Se la vostra risposta è sì sareste così gentili da indicarmi il progetto a cui avete lavorato? Dal mio punto di vista l’open source è una buona base per test sponsorizzata da grandi aziende che rivendono le releases messe a punto in versione closed a prezzi leggermente più alti. Spesso questo tipo di azioni viene effettuata in maniera trasparente, altrettanto spesso in maniera meno trasperente.. (vedi: accordo microsoft-novell). Parliamo della qualità.. avete mai sviluppato in team composti da 20 persone utilizzando eclipse? e utilizzando visual studio? Fortunatamente nei progetti che ho seguito(non come programmatore) è stato adottato l’ambiente visual studio 🙂 . Mettiamola così l’80% del software open source va bene per ragazzini smanettoni che hanno tempo da perdere, il restante 20% è software di qualità sponsorizzato da colossi del settore che ne hanno un ritorno in termini di assistenza notevole.
    Ricordate che buona parte del software open source arriva senza nessuna garanzia e quindi qualunque responsabilità(ad esempio: nel caso di server) ricade sull’amministratore di sistema. Quindi io scelgo MS Windows server:).
    Ricordate che open è diverso da gratis, in alcuni casi anche free != gratis (da qui il chiarimento free as freedom). Quando open o free significano gratis sappiate che non potrete produrre nulla di spendibile in termini di mercato (almeno a costi infieriori rispetto a quelli di software swiluppati in ambiente proprietario: Immaginate di dover riscrivere le librerie per il riconoscimento vocale da includere nel vostro software). Quando queste due parole non significano gratis comunque non sempre avrete qualità pari o superiore alla qualità dei cugini closed.
    Concludo dicendo che sono stato per 8 anni utente e sviluppatore in ambiente linux e per 3 anni ho svolto gli stessi compiti in ambiente bsd nello specifico freebsd. Quando ho iniziato ad occuparmi di progetti di una certa complessità e con tempi di sviluppo ristretti (a costi non da realizzazione di uno shuttle) sono passato ad ambienti closed.
    Buone smanettate

    4 Giu 2008, 5:58 pm Rispondi|Quota
  • #45Vittorio

    p.s.: supponiamo che io paghi per avere un software open source non rilasciato sotto licenza gpl e simili, questo significa che non posso ridistribuirlo o addirittura chiuderlo e rivenderlo? mmm mannaggia.. come si fa? e se scrivessi una funzione tipo: riordina_e_rinomina_le_funzioni_e_le_variabili() una ritoccatina qui, una ritoccatina lì et voilà il mio software pronto ad essere chiuso e rivenduto… poi se qualcuno mi vuole dire che che c’è un organismo che tutela la proprietà dell’idea a quel punto esisterebbe un solo sistema operativo, un solo word processor, un solo software di sviluppo grafico etc..
    non lo so, certe teorie sull’open source come soluzione ultima a tutti i problemi del mondo… il software(secondo me) è un prodotto al pari di un’automobile, non credo che ci sia da scandalizzarsi di fronte all’idea di pagare per avere un prodotto(sì, sarò un fesso ma ho sempre pagato tutti i prodotti che ho usato).. a proposito ma i pazzi dell’auto open source sono ancora in giro?

    4 Giu 2008, 6:13 pm Rispondi|Quota
  • #46Shu

    @Vittorio.
    Scusa se sono franco, ma secondo me non hai capito niente dell’open source.

    Innanzitutto verifica le percentuali nel software “closed” e vedrai che anche lì il 10% è sviluppato professionalmente da grosse software house, mentre il 90% è fatto da smanettoni.
    Ma non è questo il punto.

    Ora prendi la EULA della Microsoft e vedi quante responsabilità di prendono sul tuo software. Ci troverai scritto al massimo che la MS rimborsa i danni causati dal suo software fino al massimo limite pari al costo della licenza del software che hai acquistato. In pratica ti ridanno i soldi e basta.
    Quindi, se hai dati importanti su quel MS Windows Server, spero che tu abbia un’assicurazione o un contratto molto chiaro con chi te l’ha venduto (e che quindi ti costerà qualche migliaio/milione di euro l’anno, in dipendenza dei dati che ci tieni)

    Infine, se tu paghi per un software puoi accordarti per la licenza che vuoi. Naturalmente più è vantaggiosa per te e più paghi.
    Se acquisti un software sotto GPL lo puoi modificare e anche rivendere, con l’unica clausola che DEVE rimanere sotto GPL, quindi chi lo compra ha diritto ad avere (quasi) gratis i sorgenti.
    Se ne acquisti uno BSD puoi farci quello che vuoi, basta che mantieni i copyright degli altri autori.
    Non c’è un organismo che tutela le idee (a parte l’ufficio brevetti…), ma se io scopro che tu hai preso un mio software GPL e lo hai modificato e rivenduto con licenza diversa, ti denuncio. Il tribunale ti chiede di portare i sorgenti, vediamo che cambiano solo i nomi delle variabili, mentre gli algoritmi sono gli stessi e io vinco la causa.

    E chi l’ha detto che non devi pagare il software? Pagalo, chi te lo impedisce? Stallman si è mantenuto all’università vendendo Emacs sotto licenza GPL.
    Se invece pensi di farci i soldi solo vendendolo, non hai capito niente del sistema. Il vantaggio del software opensource è indiretto: il software che mi serve viene controllato e migliorato da migliaia/milioni di sviluppatori, e io ho i miglioramenti in forma gratuita. Possiamo riassumerlo così.

    Non risolve tutti i problemi del mondo. Se a me serve un software che conti quante pecore saltano un recinto in un giorno me lo faccio fare e lo pago. Non mi metto nemmeno a cercarne uno già fatto per un compito così specifico. Ma se il software è prettamente “orizzontale” (come si diceva qualche anno fa) come un editor di testi, sono sicuro di trovarne migliaia a disposizione.

    Detto questo, continua pure a usare software closed, ma ti consiglio di informarti meglio su come funziona il mondo open source che, nonostante tu dica di averci lavorato 8 anni, secondo me non hai ancora capito.

    Bye.

    5 Giu 2008, 10:30 am Rispondi|Quota
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  • #57Geraldpex

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