Filosofia Geek: l’Università messa al muro dal Web. Estinzione degli atenei nei prossimi dieci anni?
Cari lettori, oggi esordiamo con un caso di filosofia geek decisamente interessante, specialmente per noi geeks che ancora siamo nel mezzo del cammin dei nostri studi. Secondo un docente d’oltreoceano, le università, i grandi atenei che conosciamo oggi, potrebbero restare un ricordo, immagini sui libri di storia o su qualche album di Flickr. Su qualche sito Web, insomma: dovrebbero essere proprio questi ultimi a rendere inutili quelle grandissime strutture.
La teoria, in fondo, è interessante e non troppo utopica, se osservata da un punto di vista squisitamente geek. La situazione diventerebbe scottante, però, se la premonizione si realizzasse in dieci anni. Urge, quindi, qualche dettaglio in più.
La teoria di cui sopra è stata formulata da un esperto nel settore: David Wiley, Associate Professor of Instructional Psychology and Technology presso Brigham Young University (Utah). Il professore (vd. immagine in seguito) attribuisce la colpa del possibile evento alla staticità del modello educativo vigente: definendo “pieni di vincoli, isolati, generici e chiusi” i college, Wiley afferma con sicurezza che gli studenti preferiscono l’educazione virtuale, ove tutto è disponibile “on request”, è interconnesso e disponibile in ogni luogo e in ogni momento. Immaginate: ebook gratuiti e sempre fruibili, risorse condivise, organizzazione delle lezioni in podcasts scaricabili ovunque (come il professore di storia che ha spopolato, qualche anno fa, con le sue disquisizioni registrate nottetempo).
Questa tendenza verso l’utilizzo di risorse virtuali è stata dimostrata dall’attivazione e dal successo di progetti educativi di questo tipo e non c’è alcun dato sulla carta che dimostri la superiorità, in termini di apprendimento, delle lezioni classiche rispetto a quelle multimediali e digitali. Anzi, a dire il vero, esiste una ricerca , organizzata da un istituto universitario americano, che ha dimostrato come i risultati di studenti che hanno utilizzato podcasts siano stati migliori rispetto a quelli ottenuti da coloro i quali si sono serviti delle lezioni in aula. Questo fatto, probabilmente, è dovuto ad una manipolazione della registrazione secondo le proprie necessità di apprendimento, secondo i propri ritmi.
Un’altra situazione degna di nota è quella creatasi presso il londinese Imperial College, ove le matricole di medicina hanno avuto l’opportunità di fare pratica clinica online, su Second Life, interagendo in modo più o meno diretto coi pazienti. Quanto detto finora, quindi, non infonde un carattere particolarmente utopico alla previsione di Wiley. Quest’ultimo, però, ammette anche che le università restano insostituibili per la loro funzione istituzionale di organo qualificato capace di certificare le competenze in possesso di un esaminando.
In ogni caso, la diffusione che la conoscenza avrebbe utilizzando appieno tutti i mezzi disponibili sarebbe impareggiabile. Il sapere alla portata di tutti, ovunque, in ogni momento: è questo, in fondo, il sogno di tantissimi uomini, del passato e del presente. Che dire? Ben venga un tale effetto, con l’augurio che le istituzioni e gli organi competenti siano pronte a sostenerlo in ogni momento nel miglior modo possibile. Sempre ammesso, converrete, che le autorità istituzionali siano pronte, ovvero dotate del complesso di competenze necessarie e dello spirito adatto per andare incontro ad una simile rivoluzione. E’ da riconoscere che far della condivisione delle conoscenze oggetto di campagne elettorali e di demagogie è un comportamento molto, molto subdolo.
Direi che la trattazione possa considerarsi esaurita e che vi abbia tediati già a sufficienza anche questa volta. Via libera, dunque, ai commenti e alla discussione; non prima, però, di esserci lasciati riconoscendo all’università, esistita ed esistente, il merito di esser stata banco di lavoro e sede di formazione delle grandi menti di tutti i tempi. Inveire oggi contro l’università è, fondamentalmente, sbagliato, anche se in nome della condivisione delle conoscenze. Chissà, però, che non si potrebbe organizzare un sistema migliore. Concludiamo, dunque, richiamando una ben nota locuzione, spesso presente sulla bocca degli antichi Romani, che ogni bravo geek dovrebbe fare propria (pensavate che vi avrei lasciati andare senza un tocco latino? :P): ad maiora, semper!
A tutti voi una buona navigazione 😀 A presto!
Via | Repubblica.it