Anonymous attacca la Cina: oltre 480 siti web offline
Dopo i recenti e ripetuti attacchi in terra nostrana Anonymous, nel corso delle ultime ore, torna a far parlare di sé ma, questa volta, l’attenzione risulta tutta focalizzata verso la grande muraglia, in Cina.
Il gruppo di hacker attivisti, infatti, ha recentemente portato a segno un attacco a centinaia di siti web cinesi appartenenti a istituzioni locali e aziende avvenuto in coincidenza dell’apertura dell’account Twitter ufficiale Anonymous China.
I siti web mandati offline sono, nel dettaglio, oltre 480 e, stando a quanto reso noto dagli stessi membri di Anonymous, sarebbero inoltre stati raccolti numerosi dati quali username, password, numeri di telefono ed email di personale del governo.
All’attacco è seguito, così come di consueto, un appposito post pubblicato su Pastebin mediante cui sono state spiegate le ragioni dell’operato accusando il regime cinese delle politiche estremamente restrittive adottate per limitare la libertà sul web invitando i cittadini a ribellarsi a questa situazione.
Quello in questione appare dunque come il più grande attacco portato a segno da Anonymous oltre ad andarsi a configurare come il debutto del ben noto gruppo di hacker in terra cinese.
Al momento, comunque, da parte del Governo non è stato rilasciato alcun tipo di commento in merito alla vicenda.
Tuttavia, in concomitanza dell’attacco in Cina negli Stati Uniti, invece, Anonymous ha dovuto incassare una nuova sconfitta: l’arresto di Higinio O. Ochoa III, presunto membro del collettivo individudato come responsabile dell’operazione antigovernativa nota come Operation Pig Roast ed al quale è stato possibile risalire, stando a quanto reso noto dall’FBI, seguendo una traccia telematica costituita da nickname e metadati inclusi in una foto della ragazza dell’uomo.