Microsoft fa causa a TomTom, il vero bersaglio è Linux?

Microsoft ha deciso di citare in giudizio TomTom, la celeberrima società olandese produttrice di sistemi di navigazione per automobili, motociclette, palmari e smartphone. Ragione del contendere è la violazione da parte di quest’ultima di 8 brevetti depositati dal gruppo di Redmond, 3 dei quali – ed è questo che ci interessa principalmente – riguardanti l’integrazione del kernel Linux nei prodotti dell’azienda europea.

A quanto pare, a spingere Ballmer e soci verso le vie legali è stata la presenza del supporto per il file system FAT32, ed in particolar modo per il Virtual FAT introdotto in Windows 95 (che, per dirla in parole povere, consente di rinominare i file utilizzando fino a 255 caratteri, anziché gli 11 precedentemente disponibili), nei navigatori del gruppo neerlandese. Una mossa che, associata alla “sparata” di Microsoft risalente a qualche tempo fa, che voleva il mondo del software libero violare oltre 200 brevetti dell’azienda fondata da zio Bill, fa pensare a male, molto a male.


Certo, le parole di Horacio Gutierrez, consigliere generale per la proprietà intellettuale del gruppo statunitense, non dovrebbero lasciare spazio a sospetti: la mamma di Windows non ha niente contro il mondo open source, vuole solo veder rispettati i suoi diritti (attraverso accordi commerciali, come quelli già stipulati con altre aziende che sfrutterebbero gli stessi brevetti oggetto del contendere con TomTom) e, in caso di chiarimento fra le parti, potrebbe anche lasciar perdere avvocati e cause milionarie.

Belle parole, non c’è che dire, ma possiamo fidarci al 100%? Insomma, a pensar male si fa peccato, ma forse è bene riflettere sulla tesi – sostenuta da numerose persone – che vede questa mossa di Microsoft come un’abile stratagemma per bloccare l’integrazione del kernel Linux in svariati prodotti tecnologici a favore di sue soluzioni. Tutto in base a qualche discutibile diritto assicurato dai brevetti 5,579,517, 5,758,352 e 6,256,642.

In fondo, la sezione numero sette della GPLv2, con la clausola “Liberty or Death”, parla abbastanza chiaro: non è possibile ridistribuire il codice sorgente con delle restrizioni. Restrizioni che – guarda caso – si materializzerebbero con la vincita di questa causa da parte di Steve Ballmer e compagnia, la quale inabiliterebbe le aziende interessate ai brevetti a ridistribuire in toto il kernel del sistema del pinguno.

In attesa di saperne di più per dissipare i nostri (ma non solo nostri) provocatori dubbi, non ci rimane che lasciare la parola a voi, carissimi amici.