Amazon e l’Italia. Questo matrimonio s’ha da fare?


Americani, francesi, tedeschi, inglesi, cinesi. Tutti ormai hanno il loro Amazon, tranne noi, poveri abitanti di un Paese arretrato, restio a capire dove tira il vento e poco abile ad investire nei tempi giusti sfruttando i campi più fruttuosi.

Certo, la vetrina on-line di Seattle più famosa al mondo ha appena inaugurato un catalogo contenente oltre 55.000 titoli fra libri e DVD in italiano, ha finalmente cominciato a spedire merci nel Belpaese sfruttando i domini “Amazon.co.uk”, “Amazon.de” ed “Amazon.fr” (con spese di spedizione di 6/10 euro), ma continua a ben guardarsi dall’aprire un sito e, soprattutto, una filiale nella patria dei poeti, dei santi e dei navigatori.

In questo senso, sono semplicemente emblematiche le parole pronunciate da Diego Piacentini, vice presidente di Amazon: “I miglioramenti sono visibili anche se l’Italia rimane un Paese più complicato di altri“. Insomma, non illudiamoci, non saremo mai un Paese “normale”. Ahinoi, sembrano suonare proprio così le parole di Piacentini, e in fondo come dargli torto?


Siamo pur sempre l’unica nazione in cui l’anno scorso, rispetto ai 12 mesi precedenti, si è registrata una diminuzione nell’utilizzo della grande rete da parte della popolazione e, che che ne dicano le previsioni secondo cui l’utilizzo dell’e-commerce raddoppierà entro il 2011, non possiamo attualmente competere con Germania, Francia o Inghilterra.

Ad ogni modo, non ci sono solo brutte notizie all’orizzonte. Amazon ha infatti messo a disposizione delle aziende italiane il suo Marketplace, attraverso cui queste ultime potranno sfruttare l’enorme potenziale della piattaforma americana.

Non ci rimane che incrociare le dita per il futuro, quello più imminente possibile, e sperare che la Spagna, altro importante Paese europeo a non avere ancora una sede dell’azienda fondata da Jeff Bezos sul suo territorio nazionale, non ci superi anche in questo.

Via | Quo Media