Linux raggiunge l’88.6% di diffusione… nel mercato dei supercomputer


Probabilmente nemmeno i sogni più audaci di Linus Torvalds avrebbero contemplato qualcosa del genere, ma Linux ha raggiunto una fetta di mercato dell’88.6%. Ok, è vero, ci riferiamo solo alla nicchia rappresentata dal mondo dei supercomputer, ma il dato è ugualmente interessante da analizzare.

Il motivo? Basta dare uno sguardo alla classifica dei computer più potenti al mondo per capirlo. Il sistema del pinguino anima i dieci cervelli elettronici più potenti della Terra e, visto che in questo campo non si bada tanto al risparmio, la spiegazione di questa supremazia può essere soltanto una: Linux riesce a “spremere” meglio di qualsiasi altro OS i supercomputer e, al contempo, garantisce un livello di stabilità più che invidiabile.

Per la cronaca, nella classifica dei sistemi più utilizzati nel mercato dei “computeroni”, seguono: gli ibridi Unix/Linux con una fetta di mercato del 5.8%, AIX di IBM con il 4.4%, Windows HPC (High-Performance Computing) con l’1% e BSD che è presente su una sola macchina della graduatoria.


Per capire meglio di che pasta sono fatti questi mega-elaboratori con cui il caro vecchio Tux si ritrova a che fare ogni santo giorno, basta prendere in esame il primo della classe, l’IBM Roadrunner: un “bestione” sviluppato nei Los Alamos National Laboratory capace di produrre 1.105 petaflop/s (pari a quadrilioni di operazioni in virgola mobile al secondo) e, senza stare qui a fare troppi calcoli, compiere in un giorno quello che miliardi di calcolatrici messe insieme sarebbero in grado di fare in circa 50 anni.

Sul fronte processori, invece, non ci sono parecchie sorprese. Ben 383 supercomputer fanno infatti uso di processori quad-core, i dual-core sono presenti su 102 sistemi, mentre ben quattro super-elaboratori sfruttano i 9 core del processore sviluppato da IBM per la Playstation 3.

La classifica si delinea quindi in questo modo: 399 sistemi (pari al 79.8% dei supercomputer totali) è animato da processori Intel, 55 sistemi (11%) da processori IBM ed i restanti 43 da CPU firmate AMD. Su tutte queste, manco a dirlo, il pinguino ci sguazza a meraviglia.

Allora, sorpresi da questa “riscossa” del celeberrimo sistema open source o ve l’aspettavate questa sua larga diffusione nel mercato dei supercomputer?

Via | Computerworld