Opera Browser: cronaca di un insuccesso immeritato

Essere i più famosi non vuol per forza dire essere i migliori. In ambito informatico, uno degli esempi più lampanti di ciò, è sicuramente Internet Explorer: il browser di Microsoft che, pur essendo il più utilizzato al mondo, non può certo essere classificato come il migliore. Anzi.

L’altra faccia della stessa medaglia vede invece prodotti alternativi, come Opera Browser, riscuotere un successo per nulla proporzionato ai gradi di qualità ed impegno profusi nel corso di tutti questi anni.

E sì, perché con la sua esigua fetta di mercato del 3.36% (che per un browser su piazza da oltre quindici anni non è proprio il massimo della vita), il navigatore norvegese si conferma come il più incompreso tra i geni, con un trend di crescita molto basso ed un avversario, l’ultimo arrivato Chrome, in agguato per il clamoroso sorpasso.

Ma quali sono i motivi del mancato successo di Opera? Perché un browser così innovativo, rispettoso degli standard e facile da usare non è ancora riuscito ad ottenere il successo meritato?

Proviamo a scoprirlo insieme con una rapida lista di “moventi”.


Soldi

Non è passato poi tanto tempo da quando, con la versione 8.50 targata 2005, Opera Browser ha abbandonato il tipo di licenza che vedeva il software disponibile gratuitamente solo a chi accettava di sorbirsi dei fastidiosissimi banner pubblicitari ai lati dello schermo. Questa nefasta decisione ha frenato clamorosamente la diffusione del navigatore norvegese, prima, quando praticamente c’era il solo Internet Explorer a spadroneggiare sui sistemi Windows, e dopo, quando il virgulto Firefox ha iniziato a muovere i primi timidi passi verso un successo che probabilmente nessuno si sarebbe aspettato.

Rispettoso degli standard. Troppo?

Opera è probabilmente il browser più rispettoso degli standard di tutti i tempi (anche perché la sua casa produttrice partecipa al W3C). Questo, all’epoca in cui dominava il “demoniaco” Internet Explorer 6 e molti siti venivano – ahinoi – realizzati secondo “standard” che solo il navigatore di Microsoft riusciva a comprendere, ha reso il browser della “grande O” incompatibile con molti, troppi, angoli di rete. Ciò ha allontanato molti utenti dal programma dopo pochissimi utilizzi.

Closed Source

A cosa è dovuto l’enorme successo di Firefox? Sicuramente al fatto che si tratta di un prodotto eccellente, ma anche ad un hype mediatico senza precedenti. Un hype alimentato dal passaparola di comuni utenti entusiasmati dalla filosofia open source, impensabile per un prodotto “closed” o addirittura a pagamento (com’era appunto Opera ai suoi albori). Fosse stato a sorgente aperto, molto probabilmente Opera Browser avrebbe raggiunto una fetta di mercato molto più consistente rispetto a quella detenuta attualmente.

Troppo avanti!

Credevate che la navigazione a scheda fosse stata introdotta da Firefox? Nulla di più sbagliato, il primo browser a portare il “tabbed browsing” sui nostri desktop, nel lontano 1994, è stato proprio Opera. Peccato che questa, come tante altre innovazioni introdotte dall’azienda norvegese nel suo navigatore, sia risultata troppo avanti per i suoi tempi finendo col divenire “cavallo di battaglia” di prodotti concorrenti arrivati qualche anno dopo. Adesso è arrivato il turno di Opera Unite, la rivoluzionaria funzione che permette di trasformare il proprio computer di un Web Server: scommettiamo che non avrà il successo meritato (come dimostrano i numeri attuali) e che ce lo ritroveremo, tra non più di due anni, in una versione riveduta e corretta sviluppata da un’altra azienda che avrà maggior fortuna?

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