Google Wave è morto, Buzz è morto e noi oggi non ci sentiamo molto bene…
Quello del Web è un mondo duro: un giorno sei un re, quello dopo un perfetto signor nessuno. Lo sa bene Google Wave, l’elaboratissimo servizio online di collaborazione in tempo reale ideato da “big G”, che l’anno scorso campeggiava sulle home page dei blog di tutto il mondo ed ora, dopo l’esaurimento della febbre da inviti (il servizio non è mai stato reso pubblico ed è accessibile solo tramite inviti), sembra caduto nel dimenticatoio come un attore di sit-com al termine della serie di successo di cui era protagonista.
Certo, il titolo del nostro post è “ironico” e il progetto non è stato dichiarato affatto morto, ma da molti mesi a questa parte gli unici segni di vita dal mondo Wave sono venuti da Google, che ha ampliato il numero delle estensioni disponibili nel servizio, e non dai suoi utenti che sembrano essersi già stancati del giocattolo.
E Buzz, il tanto chiacchierato rivale di FriendFeed e Facebook, come se la cava? Sicuramente meglio del collega “marittimo”, ma non bene come Google sperava, tanto che alcuni analisti hanno già provveduto ad etichettarlo come un flop.
A noi questa definizione sembra un po’ affrettata, ma impossibile far finta che vada tutto bene. Google Buzz non ha portato nulla di nuovo al mondo dei social network e, ora come ora, non è altro che un ricettacolo di segnalazioni provenienti da Twitter piuttosto che dai feed RSS.
Alla luce di ciò, sembrerebbe proprio che il colosso di Mountain View non sappia più intercettare le esigenze di un’utenza sempre più confusa e “investita” da una mole insostenibile di informazioni. Possibile? Certo, tutti possono floppare qualche volta, ma noi a questa tesi non ci crediamo.
La mancata esplosione di Wave e Buzz (parliamo sempre allo stato attuale, attenzione, poi magari tra cinque minuti diventano i due servizi web più usati del mondo) è in realtà molto più attribuibile alla modalità di lancio delle due web application sul mercato che non alla bontà delle stesse, che sono entrambe molto valide.
Insomma, se si tiene Wave chiuso in una fase interminabile di beta testing strutturata ad inviti e poi lo si abbandona a sé stesso, non si può certo pretendere un boom di accessi. Buzz, invece, è stato lanciato troppo tardi – dopo che Facebook e Twitter hanno fatto terra bruciata intorno a sé –e si è presentato male – con tutti i problemi di privacy di cui vi abbiamo parlato in passato – mettendo in serio pericolo la sua stessa reputazione.
In ogni caso, siamo sicuri che non tutto è perso e che Brin e soci troveranno sicuramente un modo per rivitalizzare sia Google Wave che Google Buzz. Come? Lo scopriremo solo vivendo, intanto voi diteci la vostra sull’argomento: secondo voi, Wave Buzz sono dei flop?