Google Wave è morto, stavolta per davvero. L’e-mail se la spassa al mare insieme all’IM

Adesso è ufficiale. Google Wave non sarà il sistema che rivoluzionerà la comunicazione e la collaborazione nel ventunesimo secolo. A causa dello scarso riscontro ottenuto presso l’utenza mondiale, Google ha abbandonato ufficialmente il progetto confermando, di fatto, quanto in molti (noi compresi) si aspettavano ormai da diversi mesi.

Il servizio era stato presentato per la prima volta nella conferenza Google I/O del 27 maggio 2009. Poi è diventato oggetto di una lunga fase di test a inviti, e solo negli ultimi tempi, in occasione della Google I/O 2010, è stato aperto definitivamente al pubblico. Evidentemente troppo tardi per raggiungere i cuori degli utenti e scrollarsi da dosso quell’aura di oggetto del mistero, intrigante ma che alla fine non è né carne né pesce, che lo aveva pervaso sin dai suoi primi vagiti.


A questo punto, c’è da capire cosa succederà. Wave è morto, OK, ma quanto di buono c’era in esso non potrebbe essere trapiantato in altri servizi di Google? Il colosso di Mountain View, su questo, sembra avere le idee chiare: “Wave ci ha insegnato molto […] Le parti centrali del suo codice, compresi i protocolli che hanno guidato alcune delle maggiori innovazioni del servizio, come il drag-and-drop e la scrittura carattere dopo carattere in tempo reale, saranno resi disponibili al pubblico (open source)” c’è scritto sul blog ufficiale di “big G”. Eppure, qualcosa non quadra.

Come fa giustamente notare Chris Dawson di ZDNet, il drag-and-drop e la scrittura carattere dopo carattere in tempo reale sono “roba vecchia”, già vista altrove prima di Wave. Per la precisione, il drag-and-drop è presente in Gmail da tempo (e da qualche ora consente anche di scaricare gli allegati, con Chrome), mentre la collaborazione e la scrittura carattere dopo carattere in tempo reale sono ormai parti integranti di Google Docs.

Questo significa che Google Wave non ha nulla più da offrirci? A fine anno finirà definitivamente nell’oblio e, da allora, non ne sentiremo mai più parlare? Chissà. Le estensioni che si potevano integrare nei Wave, intanto, sarebbero assai gradite anche in Gmail e Google Docs. Ma purtroppo (o per fortuna) non spetta a noi decidere come “riciclare” l’ormai abbandonato servizio collaborativo.

Ciò detto, alla luce dell’ennesimo flop “rivoluzionario” (Wave) e visto lo stagliarsi all’orizzonte di un altro mezzo flop “comunicativo” (Buzz), non possiamo che chiederci una cosa: ma siamo sicuri che l’e-mail e l’IM siano davvero così obsoleti come molti dicono?

No, perché noi li usiamo ancora con discreta soddisfazione, e non crediamo per nulla di essere i soli.