Siete davvero dispiaciuti per la morte di Xmarks? Allora pagate!
La notizia della prossima chiusura di Xmarks ha gettato nello sconforto migliaia di utenti in tutto il mondo. Ma quanti di quelli che ora “piangono” hanno contribuito alla sopravvivenza del servizio con donazioni spontanee? Nessuno, ovviamente.
Tuttavia, i messaggi di apprezzamento comparsi negli ultimi giorni sul Web hanno spinto James Joaquin, CEO di Xmarks, a ritentare la carta del finanziamento da parte degli utenti: in un messaggio pubblicato sul blog ufficiale del servizio, viene infatti comunicato che la decisione di discontinuare Xmarks potrebbe essere rivista, ma solo a patto che gli utenti inizino a pagare per usarlo.
Entrando nello specifico, vengono chiesti dai 10 ai 20 dollari annuali per l’usufrutto del servizio, pagabili anche senza carta di credito aderendo al “pledge” rintracciabile su questa pagina.
L’iniziativa – spiegano quelli di Xmarks – non è tesa a conoscere in maniera scientifica la percentuale di utenti disposta a pagare, ma a raccogliere dati che aiuteranno sicuramente l’azienda nelle sue future decisioni.
Che dire? Non fa una grinza: se un servizio è valido, funziona e ha successo, è giusto che si paghi. Ma ora che la “prima pietra” è stata scagliata, non corriamo il rischio di vedere sempre più servizi online gratuiti in crisi (o presunta tale, che è quello che fa più paura) seguire l’esempio di Joaquin chiedendo agli utenti di mettere mano al portafogli?
In fondo, pensandoci bene la caduta in disgrazia di Xmarks potrebbe aver scoperchiato un vaso di Pandora da cui potrebbe uscire la conferma del fallimento di un modello di business, quello dei servizi online gratuiti, che a volte anche colossi del calibro di Google sembrano far fatica a reggere.
Stiamo per andare incontro a una presa di coscienza collettiva? Una rivoluzione nel mondo dei servizi Web è dietro l’angolo? Chissà. Forse per il momento è meglio continuare a guardare al nostro “orticello” e puntare al concreto: voi li sborserete i 10 verdoni per Xmarks? Risposta secca, non titubate!
[Via | ZDNet – Photo Credits | aresauburn™]