Facebook e l’accusa dei profili ombra
Conseguenzialmente alle accuse relative all’archiviazione ed alla creazione di “profili ombra” lanciate alla divisione irlandese di Facebook dal Commissario locale per la protezione dei dati personali il rinomato social network in blu potrebbe ora rischiare sino a ben 100 mila euro di multa.
La polemica è stata scatenata proprio qualche giorno fa, in seguito alle accuse di Max Schrems che, entrato in possesso di un dettagliato resoconto relativo al suo account Facebook e a tutte le attività ad esso associate da circa tre anni a questa parte, scopre che un buon numero di dati da lui inseriti e poi eliminati dal proprio profilo risultano ancora disponibili per il team della ben nota risorsa di social networking, decide quindi di contattare personalmente l’Irish Data Protection Commissioner (IDC) e di rendere disponibile online il sito web Europe Versus Facebook.
Facebook Ireland finisce quindi sotto accusa divenendo vittima di un’inchiesta per violazione massima della privacy degli utenti europei.
Sostanzialmente le accuse vertono sul fatto che Facebook avrebbe creato degli account ombra validi anche per persone che non hanno mai effettuato il processo di registrazione al social network e che risultano basati su quelli che sono i dati effettivamente immessi mediante i vari profili esistenti.
Tali dati, quali, ad esempio, nomi, cognomi, numeri di telefono, indirizzi di posta elettronica, orientamenti politici e religiosi, sarebbero quindi stati estrapolati al fine di ricavare dei profili ombra.
I dati relativi alle persone non iscritte, nel dettaglio, sarebbero inoltre stati ricavati grazie a pratiche quali la sincronizzazione mobile, tramite i servizi di messaggistica istantanea, importando dati personali dai vari fornitori dei servizi di posta elettronica e, dulcis in fundo, anche servendosi delle query impiegate per trovare nuovi amici su Facebook mediante i motori di ricerca.
Tuttavia, stando a quelle che sono le dichiarazioni di un portavoce del social network in blu, quella in questione sarebbe un’accusa senza un effettivo fondamento poiché l’unica cosa che Facebook si limiterebbe a fare consisterebbe nel trattenere gli indirizzi di posta elettronica delle persone invitate mediante i profili già attivi al fine di avvisare circa l’avvenuta registrazione.