Google, la questione privacy e la lettera aperta dell’Europa

Negli ultimi giorni Google ha apportato alcune modifiche alla sua privacy policy, un’operazione che, seppur apparentemente estremamente positiva, non è risultata cosa gradita ne ad alcuni tra i principali giganti dell’IT, come ad esempio nel caso di Microsoft, ne all’Unione Europea.

Le nuove regole di Google relative al trattamento dei dati personali degli utenti che, così come reso noto da big G, entreranno in vigore a partire dal primo marzo dell’anno corrente, sono infatti sotto l’attento occhio dell’Unione Europea e, nello specifico, di quello di Viviane Reding, Commissario Europeo alla Giustizia, che ne ha richiesto il rinvio dell’introduzione in modo tale da poter consentire alle authority  sulla privacy dei vari paesi di verificarne la piena compatibilità con le normative nazionali.

L’Unione Europea, infatti, non è certa del fatto che il nuovo documento di Google sia conforme alle leggi comunitarie del vecchio continente e la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés francese è stata incaricata di provvedere alla verifica.


A tal proposito, inoltre, i rappresentanti dell’Article 29 Working Party, l’organismo europeo per la tutela della privacy di milioni di cittadini europei, hanno provveduto a redigere una lettera aperta a Larry Page, CEO di Google, cercando di richiamare l’attenzione dei vertici di big G su quello che è il nuovo pacchetto di policy nell’occhio del ciclone.

Tanto alla lettera quanto alle richieste dell’Unione Europa Google ha però risposto che il rinvio dell’applicazione della sua nuova privacy policy risulta una procedura pressoché impossibile poiché, al momento, fare un passo indietro significherebbe mettere in difficoltà l’intera utenza.

A tal proposito un portavoce della stessa Google ha dichiarato che quella in questione va a configurarsi come la più grande campagna informativa nella storia dell’azienda, che eventuali ritardi finirebbero col causare solo confusione e che, di conseguenza, non vi sarà nessuna interruzione.

Photo Credits | Flickr