Path, Apple e la privacy su iOS: promesso un intervento tempestivo

Secondo quanto stabilito da Apple tutti quegli sviluppatori che accedono alla rubrica indirizzi dei device iOS senza chiedere alcun permesso all’utente vanno a violare il contratto per la vendita di applicazioni su App Store.

A tal proposito, durante gli ultimi giorni, si sono accese non poche polemiche conseguenzialmente alla scoperta di alcune app per iOS, prima tra tutte Path, che, appunto, andavano a recuperare i contatti dal device in uso utilizzandoli per svolgere le relative funzioni e, in alcuni casi, spedendo poi il tutto a server remoti.

Infatti, la scoperta di un piccolo sviluppatore che Path, una volta avviata, andava a raccogliere le informazioni contenute nella rubrica indirizzi senza notificare nulla all’utente ed archiviando poi il tutto remotamente ha fatto sorgere non pochi dubbi sul sistema mediante cui tale operazione venisse eseguita.

A finire nell’occhio del ciclone, quindi, è stata anche la stessa Apple che se da un lato richiede a tutte le app che accedono al sistema di GPS di segnalare all’utente l’esecuzione di tale operazione, dall’altra non ha però provveduto a fare lo stesso anche con la rubrica indirizzi.


Tenendo conto di tutto ciò è stata dunque spedita a Tim Cook una lettera, firmata da Henry Waxman e G.K. Butterfield, due deputati del Congresso americano, in cui è stato chiesto cosa intende Apple per “dati utente” e in che modo si provvede alla verifica dell’attinenza di una data app inserita o da inserire in App Store con le linee guida relative alla tutela della privacy.

Nella lettera è stato inoltre chiesto il numero totale di app attualmente in circolo su App Store in grado di raccogliere informazioni sugli utilizzatori ed il motivo per il quale non era stato reso disponibile un apposito comando mediante cui disabilitare il tutto.

Apple, nel corso delle ultime ore, ha prontamente provveduto a rispondere mediante una dichiarazione di Tom Neumayr, un portavoce di Cupertino, ad All Things D.

Neumayr ha spiegato che tutte le app che raccolgono dati da contatti dell’utente senza alcun permesso preventivo violano le linee guida Apple e, in futuro, tutte le applicazioni che intendono accedere ai contatti dovranno, così come nel caso dei servizi GPS, richiedere un esplicito permesso all’utente.

Apple, insomma, conferma indirettamente il danno oramai fatto promettendo però che provvederà ad arginare il problema ed evitare che simili casi si ripetano in futuro mediante un apposito intervento tempestivo.