Canone Rai per i PC, indietro tutta

Se nelle ultime settimane vi è capitato di accendere la TV su un canale Rai, vi sarete sicuramente imbattuti negli spot che invitavano la gente a pagare il canone. Non solo quelli; abbastanza imbarazzanti; dallo stile aulico in cui si scimmiottava il “think different” di Apple con la storia del “tributo” ma anche quello, più recente, dedicato alle attività commerciali in cui si lasciava chiaramente intuire che il canone si doveva pagare non solo per la TV ma anche per qualsiasi altro dispositivo in grado di recepire trasmissioni radiotelevisive, leggasi computer, tablet e smartphone.

Di questo strano “accenno” se ne sono accorti un po’ tutti e la rabbia dei cittadini (già abbastanza tartassati in questo periodo) è esplosa in un coro di indignazione che ha spinto la Rai a fare marcia indietro. Dopo una discussione abbastanza vivace avuta con i responsabili del Ministero allo Sviluppo Economico, secondo i quali sarebbe stato folle tassare in questo modo beni digitali che favoriscono lo sviluppo tecnologico del Paese, i vertici di Viale Mazzini hanno infatti chiarito che:

La lettera inviata dalla Direzione Abbonamenti Rai si riferisce esclusivamente al canone speciale dovuto da imprese, società ed enti nel caso in cui i computer siano utilizzati come televisori (digital signage) […] Ciò quindi limita il campo di applicazione del tributo ad una utilizzazione molto specifica del computer rispetto a quanto previsto in altri Paesi europei per i loro broadcaster […] Si ribadisce che in Italia il canone ordinario deve essere pagato solo per il possesso di un televisore.

Ricordiamo che la norma a cui si appellava la Rai per far pagare il canone ai possessori di computer, smartphone e tablet risaliva al 1938, un’epoca in cui nessuno di questi mezzi era ancora stato inventato. Come ci chiarisce Wikipedia, il canone televisivo è un tributo richiesto per finanziare la radiodiffusione pubblica nei vari Paesi, permettendo così la trasmissione di programmi con poca o nessuna pubblicità, quindi inutile fare i furbetti e tentare di far pagare ai cittadini soldi sperperati in malo modo da dirigenti e istituzioni incapaci.

[Via | Repubblica]