Megaupload: i dati a rischio e l’amicizia delle major

Dopo l’oramai ben noto blitz delle autorità statunitensi che ha portato alla successiva ed inevitabile chiusura dei servizi Megaupload, all’arresto di Kim Dotcom ed alla sua libertà vigilata sono seguiti periodi di silenzio, seppur brevi, circa l’evoluzione della vicenda.

Nel corso delle ultime ore, però, il caso Megaupload è tornato nuovamente a far parlare di sè a gran voce e la questione, questa volta, verte prevalentemente sulle sorti dei dati archiviati dagli utenti mediante l’oramai ex servizio di file hosting.

Già qualche settimana fa, a tal proposito, si era discusso del problema della conservazione dei dati archiviati dagli utenti su Megaupload, una procedura che, upload del materiale protetto da copyright a parte, veniva eseguita da numerosi internauti per il backup o, ancora, per la condivisione di file dalle grandi dimensioni perfettamente legali.

Quindi, al fine di ovviare all’insorgere di ulteriori spiacevoli situazioni, la EFF, in collaborazione con Carpathia, avrebbe attivato un apposito servizio per permettere agli utenti di rientrare in possesso dei propri file ma a partire dal momento dell’annuncio e sino ad oggi i conti dell’hosting provider non hanno ricevuto alcun versamento da parte di Dotcom.


Tenendo conto di ciò Carpathia ha quindi comunicato nuovamente la sua intenzione di spegnere gli oltre 1.100 server per il cui utilizzo dovrebbero essere versati circa 9.000 dollari al giorno procedendo quindi, in tal modo, all’inevitabile eliminazione dei 28 petabyte di dati in essi archiviati e che costituiscono l’archivio totale di Megaupload.

Di tali 28 petabyte, inoltre, parte di essi pare siano stati uploadati da soldati statunitensi, agenzie governative a stelle e strisce e membri delle principali major della produzione cinematografica e discografica che, tra l’altro, avrebbero anche fatto richiesta di attivazione di speciali servizi, così come emerso in una recente intervista esclusiva a TorrentFreak.

Al momento, comunque, la MPAA sta facendo pressioni affinchè non venga eliminato alcun dato in modo tale da restare a disposizione per eventuali ulteriori azioni legali, Carpathia, invece, non ha ancora agito al fine di aggirare il rischio di accuse mosse dagli utenti estranei alla pirateria e che, proprio per tale ragione, potrebbero cercare un risarcimento sebbene desiderosa di liberare i server o, quanto meno, di ricevere i pagamenti necessari per il loro utilizzo.

La situazione, comunque, dovrebbe svoltare definitivamente ad aprile, in occasione dell’udienza fissata.