Julian Assange, respinto il secondo ricorso

La Corte Suprema britannica si è pronunciata ancora una volta in merito al caso sull’estradizione in Svezia di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, respingendo la nuova richiesta di riesame della difesa poiché ritenuta “senza merito”.

Quella in questione rappresentava l’ultima possibile mossa per i legali di Assange nel Regno Unito puntando, al contempo, a cercare di far riconoscere alla Corte Suprema un’interpretazione differente della vicenda che l’avrebbe costretta, almeno teoricamente, a riaprire il caso.

Ad Assange è stato però accordato un rinvio di 14 giorni per l’esecuzione dell’estradizione ed entro tale limite di tempo il fondatore di WikiLeaks accusato di violenza sessuale portà portare avanti la propria causa con un ultimo ricorso dinanzi la Corte europea dei Diritti dell’Uomo.


Infatti, dopo il giudizio di primo grado e dopo quello di appello la Corte Suprema britannica, sul finire di maggio, aveva respinto il ricorso di Assange considerando valida la richiesta fatta dalla magistratura svedese.

Successivamente era poi stato individuato un possibile errore tecnico ragion per cui la Corte Suprema aveva concesso alla difesa due settimane di tempo massimo per presentare il nuovo ricorso basato, appunto, su tale dato.

L’estradizione di Assange è ora rimandata di due settimane dopo le quali sarà poi possibile conoscere il suo effettivo destino.

Ciò che è più temuto da Assange è però il fatto che dopo aver fatto i conti con la giustizia svedese potrebbe poi ritrovarsi a dover affrontare anche quella statunitense dove verrebbe incriminato per violazione di segreti di Stato e per spionaggio e, in tal caso, sia l’ergastolo sia la pena di morte costituiscono un’ipotesi tutt’altro che remota.

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Via | La Repubblica.it