Skype, lettera aperta a Microsoft per far chiarezza sulla privacy degli utenti

Microsoft dovrà fare chiarezza sulle garanzie di privacy per gli utenti Skype e sull’effettiva riservatezza delle conversazioni tenute dagli stessi in modo tale da poter far luce su quello che è il mouds operandi del celebre client VoIP e sull’effettivo grado di sicurezza di coloro che se ne servono.

La richiesta è stata fatta da un gruppo di organizzazioni internazionali specializzate nella tutela della privacy e dei diritti digitali unitamente ad una folta schiera di programmatori, giornalisti ed attivisti del web, per un totale di 61 individui e 45 organizzazioni, che, tutti insieme, hanno provveduto ad inviare una lettera aperta a Microsoft.

La lettera, nello specifico, è stata indirizzata a Tony Bates, il presidente della divisione Skype di Microfost, a Brendon Lynch, il responsabile Microsoft per la privacy, e a Brad Smith, il consulente generale dell’azienda di Redmond.

Con la lettera vengono fatte a Microsoft precise richieste motivate da una serie di dichiarazioni contrastanti che si sono susseguite nel corso del tempo e che non permettono di avere certezze in merito alla sicurezza delle conversazioni sulla rete Skype.

Tanto per cominciare Microsoft dovrà rendere noti quali sono i dati utente raccolti, dovrà poi far sapere in che modo vengono conservati e quali dati utente altri soggetti possono intercettare o conservare.

Alla redmondiana viene inoltre richiesto di comunicare tutte quelle che sono le informazioni facenti riferimento alla cessione dei dati degli utenti Skype a terze parti e, nello specifico, i dati disaggregati per locazione geografica in cui sono presenti tutti i dettagli sulle richieste inoltrate ai vari paesi.

È stato poi chiesto a Micosoft di fornire la documentazione sulla relazione tra Skype e TOM Online e varie altre parti autorizzate a usare la tecnologia del client VoIP, compresa la capacità di sorveglianza e censura a cui gli utenti possono eventualmente essere soggetti.

L’ultima richiesta riguarda poi il riconoscimento e l’interpretazione delle responsabilità di Skype relativamente al Communications Assistance for Law Enforcement Act (CALEA), alla National Security Letters (NSLs) e, in linea ben più generale, alle politiche di gestione dei dati degli utenti a fronte di richieste specifiche da parte delle agenzie investigative statunitensi e di intelligence sia statunitensi sia estere.