Microsoft: sotto accusa per corruzione, coinvolta anche l’Italia

La notizia è stata data in primis dal Wall Street Journal e poi ha iniziato ad essere diffusa a tutta forza dai media nelle ore successive: le autorità federali a stelle e strisce, il Dipartimento di Giustizia (DoJ) con la Securities and Exchange Commission (SEC), hanno cominciato ad indagare su possibili tangenti pagate da Microsoft a funzionari governativi stranieri in cambio della sottoscrizione di contratti software.

Tra i paesi al centro dei casi di corruzione vi sarebbero, sempre attenendosi a quanto riportato dal WSJ, Italia, Romania e Cina.

Nel caso specifico dell’Italia viaggi e regali sarebbero stati il mezzo principale sfruttato da Microsoft per ottenere facilmente gli appalti governativi.

Per il momento non sono stai fatti nomi e neppure ipotesi ma le accuse riguardano direttamente l’estensione nazionale del gruppo.

Non risultano disponibili neppure date esatte ragion per cui non è ancora chiaro se la vicenda in questione faccia riferimento al periodo in cui alla guida di Microsoft Italia c’era Pietro Scott Jovane o, in tempi più recenti, a Carlo Purassanta.

Nell’attesa di ulteriori dettagli da parte delle autorità Microsoft ha pubblicato un post firmato da John Frank, Vice President & Deputy General Counsel, nel quale viene ricordato come accuse di questo tipo vengano formulate con una certa frequenza in ogni parte del mondo considerando la grande estensione della multinazionale.

Nel post viene poi sottolineato che l’azienda terrà in seria considerazione tali accuse promettendo inoltre la piena collaborazione.

Microsoft, quindi, ha intenzione di mettere in atto specifici approfondimenti assicurando l’esecuzione di eventuali azioni appropriate nel caso ci emergano comportamenti contrari all’azienda e, naturalmente, a quelle dei territori in cui opera.

Quel che tuttavia rischia Microsoft non è tanto il pagamento di specifiche sanzioni bensì un ingente danno d’immagine che metterebbe in serie discussione l’intera multinazionale ed il suo operato.

Frattanto, comunque, in Cina, dove l’accusa ha avuto origine da un ex dipendente della redmondiana, la questione sarebbe già stata approfondita da responsabili esterni.