Legge-bavaglio per il Web: ci risiamo, ancora una volta
A pochi giorni dalla proposta di legge firmata dall’On. Pino Pisicchio, incredibile per un Paese normale ma vero, siamo di nuovo qui a parlare di bavaglio per Internet e di rischi di censura dietro l’angolo. Questa volta l’allarme per la Rete italiana parte da un ddl redatto appena una settimana dopo quello di Pisicchio dall’On. Enrico Costa (PdL), nel quale ritroviamo tutti gli elementi che avevano fatto gridare – giustamente – allo scandalo in passato: dall’obbligo di registrare blog, siti e forum presso un tribunale (come delle importanti testate cartacee) al rischio di multe salatissime in caso di mancata rettifica per un articolo ritenuto diffamatorio da una delle parti in causa.
La chicca, che non tutti forse hanno colto nel marasma generale, è che la normativa prevista in questi disegni di legge tenta di applicare al Web delle leggi adottate nel 1948, e ribadiamo 1948, per la carta stampata. Basterebbe questo per gettarsi in terra in preda ad un riso disperato, ma c’è addirittura di più.
Come riporta l’Avv. Guido Scorza sul Fatto Quotidiano, Costa intervistato telefonicamente appena tre giorni dopo la presentazione della sua proposta-bavaglio, il 16 maggio scorso dunque, si è detto contrario alla norma ammazza-blog contenuta nel vecchio ddl Alfano sulle intercettazioni telefoniche, la quale estenderebbe anche ai blog l’obbligo di rettifica previsto per i giornali.
Insomma, le possibili soluzioni al Rebus sono due: o i nostri politici sono talmente impegnati da non avere nemmeno il tempo di leggere ciò che firmano e propongono all’attenzione delle aule parlamentari o, mossi dalla loro innata fame di consensi, dicono una cosa in pubblico per poi farne un’altra nelle stanze del potere.
Lasciamo a voi qualsiasi forma di giudizio, noi intanto aspettiamo il responso che la Commissione Giustizia dovrebbe dare su questi incommentabili disegni di legge nel corso dei prossimi giorni.
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