PRISM all’italiana? Scatta l’allarme per una legge del 2013

Negli USA, la fuga di notizie relativa al programma PRISM ha messo in luce l’esistenza di un sistema di spionaggio costante attraverso il quale le autorità a stelle e strisce potevano (e possono) intercettare senza alcun limite le comunicazioni e i dati degli utenti. Secondo le “carte” pubblicate in Rete, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale ha accesso diretto ai server di Google, Facebook ed altri giganti del settore Web (i quali, però, continuano a negare ipotesi del genere). E in Italia, come siamo messi? Non troppo meglio, stando al testo di una legge del 2013.


Come riporta Fulvio Sarzana (uno dei massimi esperti italiani di tematiche legate ai diritti fondamentali e rete Internet) sul suo blog, nella Gazzetta Ufficiale del 19 marzo 2013 è stata pubblicata una Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale secondo la quale  “l’architettura istituzionale deputata alla tutela della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica nazionali, indicando a tal fine i compiti affidati a ciascuna componente ed i meccanismi e le procedure da seguire ai fini della riduzione della vulnerabilità, della prevenzione dei rischi, della risposta tempestiva alle aggressioni e del ripristino immediato della funzionalità dei sistemi in caso di crisi”.

Il testo completo del provvedimento, a firma dell’allora Presidente del Consiglio Monti e di vari ministri, lo trovate qui, ma la parte più pericolosa della norma è quella contenuta nell’articolo 11, il quale obbliga gli operatori di telecomunicazioni e gli Internet Service Provider a dare accesso ai servizi di sicurezza alle proprie banche dati, per finalità legate alla sicurezza. E in queste banche dati, naturalmente, ci sono i dati di tutti noi cittadini.

Tutto ciò – fa notare giustamente Sarzana – in via amministrativa e senza il necessario controllo quantomeno dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Non avrà una portata “devastante” come quella del programma PRISM americano… ma non ci va troppo lontano. Per certi aspetti è addirittura peggio, quindi speriamo che chi di dovere possa essere sollecitato presto dall’opinione pubblica per chiarire i lati oscuri di questa norma.

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