Quando è bello ciò che è bello, ma anche ciò che piace: ACQUINE

Rifacendosi al popolare detto che valorizza adeguatamente i personali gusti di ciascuno (e volendo far retorica, come non citare il memorabile adagio latino “de gustibus (et coloribus) non est disputandum”?), il titolo dell’articolo di oggi vuole in qualche modo offrire una segnalazione, adeguatamente affiancata da un’immodesta riflessione in merito.

Secondo un gruppo di ricercatori operanti in Pennsylvania, il valore estetico di un’immagine è ottenibile grazie all’impiego di un algoritmo da essi sintetizzato e reso disponibile in Rete: si tratta di ACQUINE, ovvero Aesthetic Quality Inference Engine. ACQUINE è un sistema basato su una mole di dati già esistente, ai quali si tenta di conformare ogni immagine sottoposta a valutazione.


In sostanza, ACQUINE è il centro di raccolta di tantissime valutazioni (range: 1-100) da parte di innumerevoli utenti circa il valore estetico di alcune immagini da essi esaminate. Sono già presenti gallerie di elaborati grafici valutati, grazie alle quali è possibile verificare l’aderenza del proprio giudizio al risultato “imparziale” fornito dal servizio.

Com’era da aspettarsi, almeno nel mio caso, le due valutazioni non collimano affatto: personalmente, ha maggior valore estetico un’immagine ivi valutata 69 che un’altra valutata trenta punti in più. Non è del tutto nuovo il tentativo di informatizzare l’estetica: già altri ricercatori australiani, in passato, avevano sviluppato un software capace di stabilire la bellezza di un volto femminile, esprimendo un voto da 1 a 10, secondo lo stesso modello funzionale di ACQUINE (base di dati per comparare).

Sebbene l’iniziativa sia del tutto lodevole e affatto risibile, sono costretto ad asserire che in questo campo l’informatica non può penetrare. E’ corretto, sicuramente, standardizzare e canonizzare valutazioni su misure oggettivamente quantificabili, scelta un’unità di misura definita e rigorosamente deducibile/inducibile. Il ranking medio di un’immagine è un valore non troppo preciso, né parametrizzabile: posso valutare 100 un tramonto e 10 una tavola imbandita, quando chiunque potrebbe agire in maniera esattamente antiparallela. La vostra opinione in merito risulta necessaria. In definitiva: condividete quanto appena espresso o credete che sia nei compiti e nelle potenzialità di un’elaboratore la valutazione oggettiva di un oggetto? Perché?

A tutti voi una buona navigazione 😀 A presto!

Via | Download Squad