Invadere la nostra privacy? Apple ha un’app anche per questo…
Preston Gralla, l’editorialista di Computer World che abbiamo imparato a conoscere per i suoi articoli dall’alto tasso provocatorio, è tornato ad attaccare le politiche aziendali di Apple pubblicando, sul suo blog, un “pezzo” dal titolo abbastanza eloquente (Invade your privacy? Apple has an app for that) in cui il giornalista lascia chiaramente intendere che Apple spia i suoi utenti in maniera sistematica raccogliendo dati che risulterebbero “anonimi” solo sulla carta.
A sostegno della tesi di Gralla sarebbe anche il giornale americano Los Angeles Times, secondo cui “Apple raccoglie informazioni sulla posizione geografica degli utenti di iPhone, iPad e Mac in tempo reale“. Il rinomato quotidiano d’oltreoceano provvede poi a sottolineare come l’azienda di Cupertino abbia aggiunto un nuovo paragrafo alle condizioni di utilizzo dei suoi prodotti (da sottoscrivere obbligatoriamente per scaricare da iTunes). Eccolo, in una traduzione un po’ maccheronica:
Per fornire servizi basati sulla posizione geografica sui prodotti Apple, Apple, i nostri partner e licenziatari potrebbero collezionare, usare e condividere informazioni precise sulla localizzazione, inclusa la posizione geografica in tempo reale dei vostri computer e dispositivi Apple. Queste informazioni vengono raccolte in maniera anonima, in modo che non sia possibile identificarvi[…]
Frasi sospette, per molti. Fatto sta che Apple raccoglie questo tipo di informazioni dal lontano 2008 e il paragrafo “sospetto”, in realtà, è già presente nelle privacy policy dei singoli dispositivi della mela da tempo.
Tutte cose che, ovviamente, non interessano al vecchio Preston, che insiste sul fatto che “Quando si colleziona una gran quantità di dati, c’è sempre un modo di ricostruire le informazioni dei singoli utenti” e fa l’esempio di quei ricercatori dell’Università del Texas che sono riusciti a ricostruire la lista dei film scaricati da oltre 500.000 utenti di Netflix.
Paranoie di chi vuole fare notizia a tutti i costi? Non proprio, anche perché la nuova privacy policy del colosso di Cupertino è arrivata all’orecchio di alcuni componenti del congresso USA, i repubblicani Edward J. Markey e Joe Barton, i quali hanno deciso di chiedere lumi sull’argomento a Steve Jobs, scrivendo una lettera aperta a cui il “leader maximo” di Apple dovrebbe rispondere entro il 12 luglio.
Lo farà? Risponderà con qualcosa di più articolato di un “sì” o un “no”? Lo scopriremo presto. Nel frattempo, diteci pure la vostra sulla questione: vi sentite spiati da Apple o si è fatto tanto rumore per nulla?
[Photo Credits | marcopako]