4 cose che Steve Jobs dovrebbe imparare da Steve Ballmer
Steve Jobs è il CEO ideale di ogni azienda: ha carisma, idee geniali e sa enfatizzare ogni suo prodotto come nessun altro a mondo sa fare. Basta sfogliare qualsiasi rivista d’informatica, giornale di economia o blog per leggere qualcosa del genere. Eppure le cose non stanno proprio così. Steve Jobs è bravo, bravissimo, ma non perfetto.
Il suo concorrente più illustre, Steve Ballmer, il CEO di Microsoft, non gode della sua stessa fama: è goffo, sguaiato e ha dei recenti flop sul curriculum (gli smartphone Kin su tutti) che non hanno certo giovato alla sua immagine. Qualcuno vorrebbe addirittura “farlo fuori”, ma anche qui forse le cose non stanno come qualcuno vorrebbe farci credere.
Insomma, anche se molti sobbalzeranno sicuramente sulla propria sedia sentendo una cosa del genere, secondo noi ci sono almeno 4 cose che Steve Jobs dovrebbe imparare da Steve Ballmer, e oggi siamo qui per dirvele: leggete e commentate!
Non imporre le proprie idee e assecondare gli utenti
Nella sua relativamente breve carriera di CEO Microsoft, Ballmer ha dimostrato di saper ascoltare gli utenti dando loro ciò che volevano: con Windows 7 ha creato un sistema leggero e privo di quei software in surplus odiati dalla stragrande maggioranza dell’utenza (Messenger, Movie Maker, ecc.), sta facendo di tutto per rendere Internet Explorer più compatibile con gli standard, e la lista potrebbe anche continuare. Jobs, d’altro canto, presuppone che il suo pensiero sia quello degli utenti e impone a tutti gli utilizzatori di prodotti Apple il suo credo: Flash per lui è il male? Allora gli utenti di iPhone non possono usarlo. Un’applicazione per iPad non piace a Steve? Allora va bandita dall’App Store, e così via. In questo senso, una “cura Ballmer” non potrebbe che giovare al leader maximo di Cupertino. Non c’è dubbio.
Non prendersi troppo sul serio
Steve Ballmer è un pazzo, uno spaccone, un tipo che non prende mai le cose troppo sul serio, e lo dimostra puntualmente in ogni evento pubblico a cui partecipa. Steve Jobs nei suoi keynote, invece, si comporta come un novello Mosè sceso da chissà quale monte sacro per portare la parola di un dio (lui stesso) ai fedeli adoranti. Insomma, va bene la serietà, va bene l’importanza di presentare un prodotto che potenzialmente potrebbe entrare nelle case di milioni di persone, ma non prenderti troppo sul serio, Steve!
Mettersi in secondo piano
Come abbiamo scritto anche nel nostro ormai noto post intitolato “perché Apple tira di più”, Apple deve parte del suo successo a Steve Jobs e al suo carisma. Un carisma che per ora fa un gran bene al colosso di Cupertino ma che a breve potrebbe rivelarsi come un’arma a doppio taglio. Parliamoci chiaro, Jobs non potrà continuare a guidare Apple in eterno e questa eccessiva personalizzazione dell’azienda potrebbe finire col lasciare il Gruppo allo sbaraglio nel momento in cui il vecchio Steve decidesse di appendere il golfino nero al chiodo. Questa cosa non accadrà sicuramente a Microsoft, che ha già detto addio al suo uomo immagine, Bill Gates, come figura di CEO, e che in Ballmer ha trovato una figura importante ma per nulla ingombrante.
Riconoscere gli errori
Anche se con qualche anno di ritardo, Steve Ballmer ha riconosciuto gli errori fatti con Windows Vista e il troppo tempo sprecato nella realizzazione di quel sistema operativo. Quando a Steve Jobs è stato chiesto di far luce sull’antenna-gate di iPhone 4, il CEO di Apple ha imbastito una conferenza stampa per dire che non era vero nulla e che, anzi, anche gli smartphone della concorrenza erano afflitti dallo stesso problema. Dei fulgidi esempi su come uno dei due Steve sappia ammettere i propri errori molto più dell’altro.