Apple risponde ufficialmente alla questione tracciamento degli utenti: prove tecniche di arrampicamento sugli specchi?
Come tempestivamente riportato dai nostri “cugini” di The Apple Lounge, nelle giornata di ieri Apple ha diffuso un comunicato ufficiale in cui ha risposto (o ha cercato di farlo) alle accuse di tracciare gli utenti con iPhone e iPad: il cosiddetto LocationGate.
Per farla breve, il colosso di Cupertino ribadisce di non aver mai spiato nessuno, attribuendo al famigerato file consolidated.db (quello in cui sono conservate tutte le informazioni sugli spostamenti degli utenti) un’unica funzione, quella di creare un database delle posizioni delle reti Wi-Fi e delle celle GSM per rendere più rapida la localizzazione (che con il solo GPS risulterebbe più lenta). Ciò avverrebbe senza fare un log delle posizioni geografiche e memorizzando anche i dati relativi alle celle lontane centinaia di chilometri dalla posizione dell’utente: “roba complicata” che non è stata spiegata bene agli utenti, sostiene la stessa Apple.
E allora come mai il file incriminato mantiene le informazioni sulle posizioni dell’utente (o delle celle, per essere politicamente corretti) anche per un anno? Apple sostiene che si tratta di un bug che sarà riparato presto con un aggiornamento di iOS, il quale porterà la cronologia delle posizioni geografiche ad un massimo di 7 giorni, disattiverà il backup della cache e cancellerà completamente quest’ultima nel caso in cui l’utente decida di disattivare i servizi di localizzazione.
In un’intervista telefonica con All Things D successiva alla pubblicazione del comunicato, il CEO di Apple, Steve Jobs, è tornato sull’argomento asserendo che “i file che sono stati trovati in quei telefoni, come abbiamo spiegato, sono fondamentalmente file che abbiamo costruito attraverso informazioni anonime e raccolte tramite crowdsourcing dai dieci milioni di iPhone che si sono in giro”.
“Ogni volta che una nuova tecnologia viene introdotta in una società – ha continuato il numero uno di Cupertino, riferendosi alla presunta educazione che dovrebbe essere data agli utenti – c’è un periodo di regolazione ed educazione. Noi non abbiamo fatto un buon lavoro nell’educazione delle persone […] è per questo che molte persone sono saltate a conclusioni sbagliate nel corso dell’ultima settimana”.
Ora, lungi da noi avanzare tesi capziose o particolarmente ardite (la responsabilità degli utenti l’abbiamo sottolineata ampiamente per i giorni scorsi), ma leggendo queste giustificazioni ci è sembrato di assistere a delle prove tecniche di arrampicamento sugli specchi in piena regola. Ma si sa, noi siamo sospettosi e maliziosi.
[Photo Credits | Surian Soosay]