La Corte UE dice no ai filtri per il file sharing illegale

Gli internet provider non potranno effettuare procedure atte ad impedire gli utenti di accedere ai canali per la condivisione di file anche qualora queste dovessero risultare utili per impedire il file sharing illegale: è esattamente questo quanto stabilito da una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europa.

Il principio espresso appare abbastanza chiaro: anche se la tutela della proprietà intellettuale va a configurarsi come un aspetto fondamentale questo non può far si che vengano escluse altre priorità e, in particolare, tale tutela deve essere bilanciata con quella di altri diritti fondamentali.

La sentenza, nello specifico, fa seguito ad una denuncia, risalente al 2007, presentata presso la Corte della Sabam (società degli editori, compositori e produttori belga) con l’intenzione di estendere a tutti gli ISP del paese dei filtri imposti in sede legale alla Scarlet Extension SA, il provider autore dell’attuale ricorso alla Corte Europea.


La Sabam, sostanzialmente, sosteneva di essere in possesso delle prove che alcuni utenti del sopracitato provider avessero provveduto a scambiare file protetti da copyright.

La Sabam, in patria, era comunque riuscita ad ottenere una sentenza favorevole mediante cui il giudice richiedeva al provider l’utilizzo di appositi filtri per contrastare il file sharing.

Il caso è stato però portato dinanzi la Corte Europea che ha poi rigettato la decisione precedentemente presa poiché l’imposizione di una tecnologia di monitoraggio e filtraggio ad un intermediario costituirebbe una violazione della Direttiva Europea sul Commercio Elettronico andandosi inoltre a configurarsi come una potenziale minaccia alla libertà d’informazione sul web considerando che tale tecnologia non sarebbe in grado di distinguere al meglio tra materiale lecito ed illecito.

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