I Paesi europei aderiscono all’ACTA: dopo SOPA e PIPA la libertà su Internet torna a rischio

Scongiurati, almeno per il momento, i pericoli rappresentati da SOPA e PIPA, da Tokyo arriva un’altra brutta notizia che allunga una seria ombra sulle prospettive della libertà in Rete. Adeguandosi a quanto fatto da Stati Uniti, Giappone, Australia ed altri Paesi lo scorso ottobre, tutte le principali nazioni dell’Unione Europea hanno firmato la loro adesione all’ACTA, la nuova normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria che, secondo l’opinione di moltissime persone, con il pretesto di ostacolare la contraffazione di medicinali, oggetti di marca, ecc. tenterà di mettere il bavaglio alla Rete oscurando i siti ritenuti responsabili di violazioni del diritto d’autore o di “agevolazione della pirateria” (link?).

L’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (questo il nome completo dell’accordo firmato ieri) è stato presentato inizialmente nel 2007 e discusso a “porte chiuse”, senza confronto democratico con parlamenti nazionali o altre parti in causa, fino ad oggi. Al momento manca solo la firma di Germania, Paesi Bassi ed altri tre Paesi dell’UE ma ormai tutte le nazioni più sviluppate hanno aderito a questa normativa che, di fatto, scavalcherà le leggi delle singole nazioni per imporre una stretta alla pirateria su scala globale. Per fortuna, però, non tutto è perduto. Almeno per quanto riguarda l’Europa.


Il prossimo 14 giugno (o forse qualche giorno prima), il Parlamento Europeo sarà chiamato a raccolta per discutere dell’ACTA e fino ad allora le regole della nuova normativa non varranno nel vecchio continente. Per questo, molte organizzazioni e cittadini allarmati da quello che potrebbe accadere con l’entrata in vigore dell’Anti-Counterfeiting Trade Agreement stanno mettendo in piedi delle iniziative per far sentire la propria voce e convincere i parlamentari europei a votare contro l’ACTA a giugno. Qui trovate una lunga spiegazione (in inglese) per aderire alla protesta, mentre questa è una petizione online che però non sappiamo fino a che punto possa contare.

Anche Wired.co.uk si è mosso sulla questione ACTA realizzando un articolo molto approfondito in cui vengono elencati i principali motivi per cui le nuove norme internazionali contro la pirateria possono rappresentare un rischio per la libertà di espressione in Rete. Qualche esempio? La mancata discussione democratica delle norme; l’equiparazione della pirateria con la contraffazione; la trasformazione in reato penale della pirateria su “scala commerciale”; lo scavalcamento delle norme nazionali; la pressione sui Paesi in via di sviluppo affinché aderiscano alla normativa. Dobbiamo andare avanti? Speriamo vivamente di no.

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