Google Cina stop funzione anti-censura

Cina, Google ha interrotto la funzione anti-censura

Google Cina stop funzione anti-censura Il fatto che la Cina non sia un paese in cui la libertà d’espressione regna sovrana e che i cittadini siano costretti a vivere in un regine in cui spesso le libertà fondamentali degli stessi vengono calpestate per il controllo totale dell’opinione pubblica e, di conseguenza, anche di internet è cosa ben risaputa.

A tal proposito la scorsa primavera gli sviluppatori di Google avevano attivato delle funzionalità pensate appositamente per contrastare la censura del regime cinese sul web consistenti in un sistema di segnalazioni mediante cui informare l’utente dell’eventualità che una propria ricerca avrebbe determinato l’interruzione della connessione ad internet.

La censura cinese, infatti, prevede un blocco della connessione ad internet della durata di 90 secondi ogni volta che viene impiegata una keyword malvista dal regime durante la navigazione online.

Dopo ACTA arriva CETA, ma per la Commissione Europea non c’è nulla di cui preoccuparsi

Nei giorni scorsi, è trapelata la bozza di un nuovo accordo commerciale tra Unione Europea e Canada che ha messo in allarme tutti coloro che tengono alla libertà di espressione in Rete. Il testo, datato febbraio 2012, riproponeva infatti alcuni dei passaggi più contestati dell’ACTA, la chiacchierata normativa contro pirateria e contraffazione bocciata due settimane fa dal Parlamento Europeo.

L’Europa boccia ACTA

Con  478 no, 39 sì e 165 astensioni, il Parlamento Europeo ha bocciato definitivamente l’ACTA che a questo punto non potrà diventare più legge in nessuno dei Paesi membri dell’Unione. A dire no alla controversa normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria sono state anche le 5 commissioni competenti di commercio estero, industria, libertà civili, giustizia e affari interni, sviluppo e commissione giuridica.

Per chi non avesse seguito la vicenda, ricordiamo brevemente che l’ACTA (acronimo di Anti-Counterfeiting Trade Agreement) era una normativa internazionale studiata a “porte chiuse”, senza alcun consenso da parte dei cittadini, la quale aveva il compito di contrastare la pirateria e la contraffazione, pericolosamente accostate l’una all’altra, con armi più potenti e invasive rispetto al passato.

Leggi Antipirateria: Fava ci riprova (e viene bocciato di nuovo)

Vi ricordate della proposta di legge Fava, secondo cui i provider italiani avrebbero dovuto trasformarsi in sceriffi ed oscurare i siti Internet accusati di pirateria senza passare per processi o giudizi da parte di terzi? Bene, lo scorso febbraio la proposta fu giustamente bocciata dalla Camera ma l’esponente della Lega Nord non si è arreso e ci ha riprovato. Ottenendo lo stesso risultato.

La Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera dei deputati ha respinto l’emendamento anti-pirateria dell’On. Fava ribadendo che “non si può emendare la Legge Comunitaria con interventi normativi ispirati da altre finalità” e che iniziative del genere fanno solo perdere tempo in quanto riguardano “materie complesse e controverse, non strettamente volti ad adempiere obblighi scaduti o in scadenza” che pregiudicano il tempestivo recepimento delle direttive contenute in allegato al disegno di legge.

ACTA, ultima parola al Parlamento Europeo sulla controversa norma contro pirateria e contraffazione

La Commissione per il Commercio Internazionale dell’UE ha bocciato una proposta che chiedeva l’esame preliminare da parte della Corte di Giustizia Europea dell’ACTA. La tanto discussa normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria sarà dunque votata dal Parlamento Europeo il prossimo giugno, come previsto. Per i sostenitori della causa anti-ACTA, che da mesi si battono contro il pericolo che questo pacchetto di norme rappresenta per la libertà di espressione in Rete, si tratta di una buona notizia.

Non dovendo aspettare il giudizio della Corte di Giustizia, che avrebbe di fatto congelato qualsiasi discussione sul tema per un anno e mezzo, i membri del Parlamento Europeo avranno infatti la possibilità di esprimere un parere preciso su ACTA e bocciare definitivamente quel pastrocchio normativo che pare stia suscitando sempre più dubbi anche dalle parti di Strasburgo.

Censura sul web, Reporter Senza Frontiere pubblica il suo report annuale

Censura sul web Reporter Senza Frontiere

Reporter Senza Frontiere, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la cyber-censura, ha pubblicato il suo report annuale di quelli che vengono identificati come i “Nemici di internet”, ovvero tutti quei paesi che limitano la libertà di espressione in rete degli utenti e da cui originano, seppur in maniera indiretta, non poche problematiche.

L’elenco, ottenuto anche tenendo conto dell’applicazione delle leggi restrittive di internet in quelli che sono i paesi democratici condannando inoltre la collaborazione delle aziende occidentali con i regimi autoritari, fa riferimento, nel dettaglio, a quelli che vanno a configurarsi come i 12 nemici giurati del World Wide Web unitamente a 14 paesi che, per così dire, pur non essendosi “classificati” sono comunque tenuti “sotto sorveglianza”.

Per quanto concerne la prima lista i paesi che, per varie ragioni, sono stati identificati come i nemici del web, sono Bahrain, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del nord, Arabia Saudita, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam.

SOPA italiano, bocciata la proposta Fava

Anche se con un certo ritardo rispetto ai tempi previsti inizialmente, la Camera ha discusso il cosiddetto SOPA italiano, l’emendamento firmato dall’Onorevole Fava (Lega Nord) secondo il quale i provider italiani avrebbero dovuto oscurare i siti Internet responsabili di pirateria o altri reati in seguito a una semplice segnalazione da parte delle “parti lese”, senza passare per il giudizio di un giudice o di altre autorità.

Per fortuna, il buonsenso ha prevalso e l’Aula ha cestinato la norma grazie a sei emendamenti soppressivi presentati da forze politiche trasversali, come IDV, PD, PDL, FLI, API ed UDC, che hanno ricevuto 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni eliminando completamente il controverso articolo 18 della legge comunitaria nel quale era contenuta la proposta Fava.

Come bypassare la censura di Twitter

La notizia che Twitter censurerà i messaggi per i quali le autorità legali richiederanno l’oscuramento ha colpito la sensibilità di molti internauti, che in questi giorni stanno già lottando con i propri nervi a causa delle leggi bavaglio contro Internet e dalla chiusura di Megaupload. Forse però il quadro di Twitter non è così nero come lo si vuole dipingere.

Premesso che ogni forma di censura, anche quella meno invasiva, è da deprecare, Twitter non sta facendo altro che adeguarsi ad un comportamento comune a tutte le grandi aziende che vogliono fare affari in varie parti del mondo. Basti pensare a Google che, prima delle note vicende, accettava di buon grado e con il capo chino la censura cinese pur di entrare in un mercato succulento come quello del Paese della Grande Muraglia.

Digressioni sulle multinazionali parte (le ha fatte molto meglio del sottoscritto Luca Conti), pare ci sia un modo molto semplice per bypassare la censura di Twitter. Basterebbe, difatti, cambiare il Paese nelle impostazioni del proprio account e i tweet censurati tornerebbero visibili.

I Paesi europei aderiscono all’ACTA: dopo SOPA e PIPA la libertà su Internet torna a rischio

Scongiurati, almeno per il momento, i pericoli rappresentati da SOPA e PIPA, da Tokyo arriva un’altra brutta notizia che allunga una seria ombra sulle prospettive della libertà in Rete. Adeguandosi a quanto fatto da Stati Uniti, Giappone, Australia ed altri Paesi lo scorso ottobre, tutte le principali nazioni dell’Unione Europea hanno firmato la loro adesione all’ACTA, la nuova normativa internazionale contro la contraffazione e la pirateria che, secondo l’opinione di moltissime persone, con il pretesto di ostacolare la contraffazione di medicinali, oggetti di marca, ecc. tenterà di mettere il bavaglio alla Rete oscurando i siti ritenuti responsabili di violazioni del diritto d’autore o di “agevolazione della pirateria” (link?).

L’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (questo il nome completo dell’accordo firmato ieri) è stato presentato inizialmente nel 2007 e discusso a “porte chiuse”, senza confronto democratico con parlamenti nazionali o altre parti in causa, fino ad oggi. Al momento manca solo la firma di Germania, Paesi Bassi ed altri tre Paesi dell’UE ma ormai tutte le nazioni più sviluppate hanno aderito a questa normativa che, di fatto, scavalcherà le leggi delle singole nazioni per imporre una stretta alla pirateria su scala globale. Per fortuna, però, non tutto è perduto. Almeno per quanto riguarda l’Europa.

SOPA fermato in USA, ma in Italia spunta una legge simile


Dopo il Blackout di protesta sul Web, che ha visto molti importanti siti auto-oscurarsi per protesta, i promotori del SOPA e del PIPA hanno fatto marcia indietro: uno dei due disegni di legge – il SOPA – è stato mandato al macero e sarà riscritto totalmente, l’altro – il PIPA – è stato messo in freeze. Ora però i timori si spostano dagli USA al nostro Paese, dove spunta una nuova legge che minaccia di far piombare ombre censorie sulla rete Internet italiana.

Come riporta il sito Internet IlSoftware, la Commissione Politiche Comunitarie ha dato il suo OK ad un emendamento presentato dall’Onorevole Fava (Lega Nord) che imporrebbe la solita, sciocca regola secondo la quale i provider dovrebbero oscurare i siti ritenuti colpevoli di violazione di copyright in base, non a provvedimenti delle Autorità preposte, ma a semplici segnalazioni ricevute dalle parti lese (o presunte tali).

SOPA e PIPA: dopo il Blackout di protesta sul Web, i promotori delle leggi fanno marcia indietro

Il Blackout Day del Web che ieri ha visto siti come Wikipedia, Reddit, Google e WordPress oscurati o listati a lutto ha sortito gli effetti sperati. Otto dei politici americani (sei Repubblicani e due Democratici) che fino a ieri supportavano il SOPA e il PIPA hanno fatto marcia indietro annunciando di non voler più appoggiare l’approvazione dei due disegni di legge che, di fatto, avrebbero censurato il Web e messo il bavaglio non solo ai siti giudicati colpevoli di violazione del diritto d’autore (oscurandoli a mezzo DNS) ma anche a siti terzi, motori di ricerca e servizi Web che avessero segnalato anche solo l’esistenza dei “siti pirati”.

A cambiare idea sono stati Orrin Hatch, Ben Cardin, Ben Quayle, Lee Terry, Dennis Ross, Tim Holden e, soprattutto, due dei principali promotori dello Stop Online Piracy Act e del Protect IP Act: Marco Rubio e Roy Blunt. Quest’ultimo, come riportato da Paolo Attivissimo sul suo blog, è stato pizzicato da Vice.com ad usare immagini senza permesso sul suo sito Internet: se fossero entrate in vigore le norme imposte da SOPA e PIPA, anche il suo sito sarebbe stato da oscurare, così come quelli di altri politici USA che avevano annunciato il loro sostegno alle nuove leggi anti-pirateria.

Blackout Day contro il SOPA: aderiscono alla protesta Wikipedia, Google, Mozilla, Microsoft e altri 7.000 siti Web


Nonostante lo stop preventivo della Casa Bianca e il rinvio della discussione sul SOPA al Congresso USA, le misure anti-pirateria allo studio dei politici americani rimangono un pericolo per la libertà della Rete: potrebbero conferire alle major del cinema e della musica il potere di oscurare siti ritenuti violatori di copyright, forzare i motori di ricerca a “tagliarli” e costringere siti che linkano altri siti accusati di pirateria a chiudere. Per questo non è stata annullata, ed anzi ha registrato nuove pesanti adesioni, la giornata di blackout contro SOPA e PIPA che diversi siti avevano programmato per oggi.

Fra i siti più importanti che partecipano alla protesta: Wikipedia che nella sua versione inglese resterà oscurata per 24 ore (un po’ come accadde da noi lo scorso ottobre per la legge ammazza-blog) mentre in Italia, almeno per il momento, mostra solo un banner informativo; il sito di social news Reddit; Google che sebbene abbia rinunciato al blackout presenta un messaggio in home page ed ha creato un’apposita pagina per spiegare al pubblico i rischi delle leggi anti-pirateria allo studio negli USA; la versione anglofona di WordPress.org; Mozilla e altri 7.000 siti Internet più o meno popolari.

SOPA: la legge ammazza-Internet made in USA si blocca, ma Wikipedia annuncia l’oscuramento di protesta


In tutto il mondo si sta facendo ancora un gran parlare del SOPA (Stop Online Piracy Act), la controversa legge in discussione presso la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che potrebbe conferire alle autorità americane il potere di oscurare i siti ritenuti responsabili di pirateria audiovisiva. La norma è stata aspramente criticata da cittadini, organizzazioni e grandi nomi della Rete, come Google e Facebook, ma il suo percorso di approvazione non sembra averne risentito. Almeno fino a ieri, quando c’è stato il colpo di scena che in molti aspettavano.

In seguito a un comunicato ufficiale della Casa Bianca con il quale l’amministrazione Obama ha annunciato il suo no preventivo a “leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano i rischi relativi alla cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di Internet a livello mondiale“, uno dei principali promotori del SOPA, il Repubblicano Eric Cantor, ha fatto sapere di voler bloccare la discussione sul disegno di legge fin quando non si raggiungerà un consenso più ampio sulle norme da adottare. Ma non è tutto bene quel che finisce bene.

Microsoft ed Apple supportano la legge USA che vuole censurare Internet

In questi giorni, il Congresso degli Stati Uniti sta discutendo due leggi che potrebbero avere non poche ripercussioni sul mondo di Internet. Si tratta dello Stop Online Piracy Act (SOPA) e del Protect IP Act che potrebbero conferire alle autorità statunitensi il potere di oscurare i siti ritenuti responsabili di pirateria audiovisiva o di commercio di farmaci contraffatti.

Come facilmente intuibile, le nuove norme costringerebbero gli ISP americani a bloccare l’accesso ai siti Internet ritenuti colpevoli di infrangere la legge ma le ripercussioni del SOPA e del Protect IP Act potrebbero essere avvertite anche al di fuori degli USA, quando le società americane che gestiscono le registrazioni dei siti Internet .net, .com e .org potrebbero essere costrette a censurare determinati siti Internet e a vietarne l’accesso anche nel resto del mondo.

Esiste, dunque, un nuovo rischio censura per Internet? Al momento è meglio essere cauti e non cadere vittime di facili catastrofismi, ma questa volta la faccenda è seria. Anche perché a supportare le nuove leggi antipirateria USA ci sono Apple e Microsoft insieme ad altri importanti nomi del mondo informatico.