Facebook e l’impatto ambientale: il social network inquina meno di Google

Direttamente dai vertici di Facebook giungono agli onori della cronaca, per la prima volta nella storia del social network in blu più celebre al mondo, i dati facenti riferimento alle emissioni di anidride carbonica e al consumo di energia necessario per il funzionamento dei relativi data center e di tutti gli altri asset che permettono la messa online del servizio.

In base ai dati in questione, elencati a partire dall’anno scorso, è stato quindi possibile apprendere che Facebook ha prodotto 285 mila tonnellate metriche di CO2 delle quali 207 mila sarebbero state generate dai data center, 42 mila dalle sedi amministrative e dai voli aerei e 36 mila da un ulteriore data center che però, allo stato attuale delle cose, è in fase di realizzazione.

Se ne deduce dunque il fatto che anche Facebook, così come nel caso di numerose altre aziende, inquina.


La cosa interessante, però, è che il social network di Menlo Park grava sull’ambiente in maniera nettamente inferiore a Google che, stando sempre a quanto reso noto, nel 2010 ha dichiarato emissioni per ben 1,5 milioni di tonnellate metriche, così come sottolineato da Gary Cook, International Senior IT Analyst di Greenpeace, il quale, proprio per tale ragione, si è ritenuto particolarmente soddisfatto dell’operato di Mark Zuckerberg e del suo team.

Dal calcolo, infatti, viene fuori che ciascun utente di Facebook è responsabile, in un anno, di un’emissione di 269 gr, così come segnalato in un post sul blog ufficiale del social network. 

L’uso di Facebook di un singolo utente, per l’intero 2011, ha avuto all’incirca lo stesso impatto ecologico, in termini di C02, del consumo di un mezzo bicchiere di latte, o di tre banane, o di un paio di bicchieri di vino.

Nonostante i buoni risultati raggiunti Facebook ha però fatto sapere di voler mirare ad un ulteriore miglioramento in fatto di impatto ambientale: riuscire a ridurre ancor di più le emissioni di anidride carbonica arrivando sino ad un -25% grazie all’impiego intensivo delle energie rinnovabili.

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