Samsung e l’indagine sulle condizioni lavorative in Cina

Dopo essere finita, ad agosto, nel mirino di China Labor Watch (CLW), la ben nota organizzazione no-profit, i vertici di Samsung hanno deciso di avviare tutta una serie di apposite indagini miranti all’identificazione delle condizioni lavorative garantite ai dipendenti dei propri fornitori cinesi.

Analogamente a quanto fatto da Apple qualche tempo addietro Samsung ha quindi provveduto, in maniera più o meno immediata, ad avviare le ispezioni e stando a quanto emerso la sudcoreana avrebbe effettivamente rilevato alcune violazioni.

Diversamente da quanto evidenziato giorni addietro da China Labor Watch le violazioni in questione non sarebbero però quella di sfruttamento del lavoro minorile e, ancora, quella di orari lavorativi eccessivamente lunghi o almeno in seguito alle indagini condotte non è stato possibile confermare queste ipotesi.

La prima indagine è stata avviata presso la fabbrica di Huizhou controllata dalla società asiatica HEG Electronics ma, così come sottolineato dai portavoce della sudcoreana, le ispezioni non saranno interrotte ed andranno ad interessare tutti i fornitori per un totale di ben altri 105 centri partner cinesi.

Al termine dell’indagine Samsung ha posto l’accento sul fatto che determinate condizioni di lavoro all’interno della fabbrica non posso essere classificate come sicure.

Svariati dipendenti, infatti, non avrebbero accesso a fondamentali cure sanitarie e supererebbero le 9 ore di straordinari a settimana, una cifra questa che va oltre il massimo concesso dalle leggi locali.

HEG dovrà quindi provvedere a migliorare immediatamente le condizioni lavorative rispettando le policy onde evitare di andare incontro all’annullamento dei rapporti commerciali con Samsung, così come annunciato dalla stessa sudcoreana mediante un apposito comunicato.

Photo Credits | Flickr