Web Tax modificata nella notte: via l’obbligo di P. IVA per l’ecommerce, resta per la pubblicità

Dopo le polemiche dei giorni scorsi e la presa di posizione di Matteo Renzi, nuovo segretario del Partito Democratico che si è detto pubblicamente contrario alla Web Tax, l’emendamento sulla tassazione “forzata” delle tech companies è stato riformulato e “ammorbidito” in alcuni punti. Ma la bocciatura auspicata dal sindaco di Firenze e – soprattutto – da molti operatori del settore non è arrivata.


Durante la maratona notturna per l’approvazione della legge di stabilità presso la commissione Bilancio della Camera, è stato rimosso l’obbligo di Partita IVA per le aziende di ecommerce mentre non risultano modifiche al testo della Web Tax per le compagnie che operano nel settore pubblicitario e per il diritto d’autore. In questi casi, salvo ulteriori cambiamenti, permane l’obbligo di avere una Partita IVA per operare in Italia.

La norma dovrebbe essere discussa oggi in Aula ma non è escluso uno slittamento dei lavori. Resta dunque forte il rischio che la norma passi e che l’Italia, come detto in precedenza, si metta in una posizione ancora meno favorevole per attrarre gli investimenti delle aziende estere.

C’è anche chi difende in buona fede il provvedimento, come possiamo leggere su “Wired”, ma in ogni caso non ci sembra che una norma scritta in fretta e furia e modificata all’ultimo secondo di una notte pre-natalizia possa essere la soluzione per un problema così complesso e vasto come l’elusione fiscale da parte delle Web companies.

Forse il Governo italiano farebbe meglio a mettere in stand-by tutte le discussioni sul tema e sfruttare il semestre di presidenza dell’Unione Europea (il secondo del 2014, nda) per porre il problema in sede internazionale, dove sarebbe più giusto affrontarlo.

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