WhatsApp: non ci sono rischi per la privacy, parola di Jan Koum

Da quanto Facebook ha messo a segno l’acquisizione di WhatsApp e da quando si è saputo della vulnerabilità dell’app riguardante i messaggi privati degli utenti in rete non si è fatto altro che parlare delle possibili complicazioni per la privacy degli utilizzatori del famoso servizio di instant messaging. In molti, per far fronte al verificarsi di eventuali situazioni poco piacevoli, hanno infatti preferito migrare verso altri servizi di messaggistica istantanea da mobile.

Al fine di chiarire in maniera definitiva la situazione e sopratutto al fine di tranquillizzare l’inquieta utenza Jan Koum, il CEO di WhatsApp, ha provveduto a pubblicare un nuovo post sul blog ufficiale dell’app con cui ha voluto sottolineare il fatto che la partnership con Facebook non andrà a pregiudicare in alcun modo gli obiettivi dell’azienda la quale continuerà a lavorare in modo tale da permettere a tutti di comunicare tra loro senza implicazioni per la privacy.

Il CEO di WhatsApp ha posto in maniera particolare l’accento su come il rispetto della privacy degli utenti vada a configurarsi come il “DNA” della famosa app poiché il servizio è stato creato proprio attorno al principio di sapere quanto meno possibile sui suoi utilizzatori.

Jan Koum ha infatti affermato che WhatsApp non richiede l’inserimento di dati quali, ad esempio, data di nascita, luogo di residenza etc. e che non vengono raccolti dati GPS riguardanti la posizione degli utenti.

Nel post il CEO prosegue poi dichiarando che qualora la partnership con Facebook avesse portato ad un cambiamento nel modo di lavorare del suo team l’accordo non sarebbe mai stato fatto e che tutte le voci circolate nelle ultime settimane sono prive di fondamento, irresponsabili e create con il mero scopo di spaventare le persone.

Ad ulteriore testimonianza della sua buona fede e di quella della sua app Jan Koum ha inoltre tirato in ballo la sua storia personale, quella di una persona nata e cresciuta nell’Unione Sovietica negli anni 80 ove, appunto, comunicare era un problema poiché le telefonate erano tutte intercettate.