Per essere veramente figo l’iWatch dovrà risolvere questi 5 problemi
Diciamoci la verità. Non solo i fan di Apple ma un po’ tutta l’industria hi-tech ha il fiato sospeso per vedere stavolta cos’è riuscita a inventarsi l’azienda di Cupertino.
Dopo anni di rumor l’iWatch dovrebbe finalmente vedere la luce e tutti i player del settore sperano che questo prodotto, com’è successo in passato con iPhone e iPad, incida in maniera tale da creare una nuova nicchia di mercato in cui gettarsi per macinare milioni di profitti.
L’appuntamento è fissato per il 9 settembre – ormai lo sanno pure i muri – ma per essere veramente figo e dare quello scossone che serve all’industria l’iWatch dovrebbe riuscire a superare i 5 problemi più comuni negli smartwatch attuali. Vediamo insieme quali sono.
1. Gli smartwatch devono essere un accessorio cool
Prima dell’iPhone gli smartphone già esistevano, è vero, ma avevano un livello di appeal pari a quello di Umberto Smaila dopo una notte di bagordi. Erano pieni di tasti e con interfacce spesso difficili da comprendere anche per gli utenti più esperti.
Con il suo orologio Apple è chiamata a “staccare” i prodotti della concorrenza come fece allora, anche se stavolta la missione è nettamente più difficile. Jonathan Ive e soci dovranno tirare fuori dal cilindro un accessorio di moda prima ancora che un dispositivo tecnologico, qualcosa da portare al polso con orgoglio ma anche con scioltezza, senza sentirsi degli “alieni”.
2. Batteria, schermo e spessore
Molti degli smartwatch presenti attualmente sul mercato sembrano dei mattoni con un cinturino attorno. E oltre ad essere oggettivamente brutti da vedere soffrono di problemi importanti, primo fra tutti la scarsa durata della batteria.
Ci sono esempi di smartwatch dall’autonomia più che buona, come il Pebble che è equipaggiato con un display e-ink e il Qualcomm Toq che grazie alla tecnologia Mirasol garantisce vari giorni di attività su un display a colori. Purtroppo però nessuno dei due ha uno spessore paragonabile a quello degli orologi tradizionali.
Apple dovrà riuscire nella missione, apparentemente impossibile, di sfornare uno smartwatch con lo spessore paragonabile a quello di uno Skagen e un display che sia allo stesso tempo bello da vedere ed efficiente sotto il punto di vista dei consumi energetici.
3. Prodotto post-smartphone
Cos’è uno smartwatch? A giudicare dai prodotti attualmente in commercio si direbbe un’estensione dello smartphone. Ed è qui che casca l’asino! Se Apple vuole realizzare un orologio davvero “intelligente” deve fare in modo che quest’ultimo sfrutti al meglio l’iPhone senza però esserne dipendente.
Gli utenti devono essere liberi di andare a correre indossando solo il loro smartwatch, senza portarsi dietro l’iPhone, e ritrovare le statistiche relative alla propria attività fisica sul telefono una volta tornati a casa. D’altronde anche iPad e iPhone sono nati come prodotti post-quello che c’era prima (ossia il Mac), non ne sono dipendenti ma interagiscono in maniera eccellente con esso.
4. Un salto di qualità nell’esperienza utente
Apple si è sempre vantata della sua capacità di introdurre nuove interfacce e nuovi modi di interagire con i dispositivi: il mouse del Mac, la click wheel dell’iPod, il display multi-touch dell’iPhone ecc. Lo stesso salto di qualità nell’interazione con il device è attesa nell’iWatch.
5. L’orologio deve tornare a essere importante
Sono sempre meno le persone che indossano orologi da polso, e paradossalmente gli smartphone sono gli strumenti che hanno contribuito maggiormente a questo cambio di abitudini presso le popolazioni dei Paesi più sviluppati.
Il compito di iWatch (ma più in generale di tutti gli smartwatch) sarà quello di ridare un senso all’orologio facendo tornare alla gente la voglia di indossarne uno. E soprattutto la voglia di spendere centinaia di euro per acquistarlo.
[VentureBeat] [Photo credits: Todd Hamilton]