Steve Jobs torna al lavoro a fine mese, dopo un trapianto di fegato. Che mondo sarebbe senza “Stevie”?


Steve Jobs sta bene e a fine mese tornerà a svolgere il compito per cui è nato, fare il “leader maximo” di Apple. Prima di questo attesissimo rientro, però, il carismatico chairman ha dovuto affrontare un’ennesima dura prova nella sua vita: un trapianto di fegato a seguito di un tumore.

I ben informati ricorderanno che nel 2004 Jobs fu operato per una rara forma di cancro al pancreas, per fortuna curabile, e che nello stesso periodo dovette affrontare anche il diabete. Insomma, il buon “Stevie” non perde occasione per mettere in apprensione tutti noi geek che, a prescindere dalle mere preferenze tecnologiche, non possiamo che toglierci il cappello di fronte ad un uomo che è riuscito ad innovare il mondo della telefonia con iPhone, quello della musica con iPod ed iTunes e, ovviamente, quello dell’informatica con Mac OS.

Ciò detto, non possiamo certo far finta di niente. Steve Jobs camperà sicuramente altri 200 anni, ma viene naturale immaginare ad un ipotetico futuro senza di lui ad ispirare i progetti della casa della mela, un futuro che potrebbe essere burrascoso per l’azienda di Cupertino.


E già, perché oltre ad avere idee geniali ed una competenza fuori dal comune in ambito informatico, lo “zio Stevie” gode di un’aura magica, un fascino particolare che gli consente di rendere grande, superbo ed insuperabile tutto quello che lui desidera venga considerato come tale dagli altri, talvolta anche quando la realtà suggerirebbe altro.

Trovare tanto talento e tanta abilità in una persona che possa trasformarsi in un nuovo leader carismatico di Apple, una persona indispensabile per il gruppo della mela nel reggere il confronto con il monopolio Microsoft, sarà sicuramente un compito arduo da portare a termine. Possibile, ma arduo.

A questo punto, la domanda è d’obbligo. Apple è pronta ad un’era post-Jobs o senza un leader carismatico è destinata a sfaldarsi?

Ai posteri l’ardua sentenza.

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