Napster, cos’è cambiato 10 anni dopo?


Il suono “melodioso” della connessione analogica che ronzava continuamente nelle orecchie, gli occhi devastati da ore passate davanti ad una copia di Windows 98 “inscatolata” in un monitor CRT, la versione due punto qualcosa di Winamp sempre a portata di mouse (rigorosamente con pallina sporca e malfunzionante) ed un sorriso ebete stampato sul viso per il fatto di essere riusciti, dopo circa mezz’ora di travaglio, a scaricare l’ultimo pezzo degli Offspring, da Internet, a scrocco.

Questo è il ritratto di molti geek di dieci anni fa, nell’epoca d’oro di Napster, il popolarissimo client P2P nato nel Giugno del ’99 dalla mente di Shawn Fanning le cui vicissitudini sono ormai note a tutti. Oggi, dopo un rapidissimo declino dovuto alla chiusura forzata dei server nel Luglio del 2001, è nelle mani di Roxio che sta tentando di rilanciarlo come store musicale, ma i riverberi del suo primo impatto con il mondo non sono mai cessati.

Ciò significa che, in barba alle sentenze giudiziarie e agli “spauracchi” orditi dalle major, gli utenti non hanno mai smesso di condividere materiale protetto da diritto d’autore. E il motivo di ciò lo conosciamo tutti benissimo: i prezzi, spesso esagerati, delle copie originali di film ed opere musicali.


Dieci anni dopo la nascita di Napster, quindi, la situazione qual è? Non ci vuole certo un esperto per dirlo: più florida che mai per i pirati e per i programmi di file sharing che dopo la “morte” del client firmato Fanning sono “cicciati fuori” come funghi.

Certo, gli amministratori di The Pirate Bay sono nei guai (per motivi quantomeno discutibili) e qualche giorno fa una signora del Minnesota (disoccupata e madre di quattro figli, ndr) è stata condannata a risarcire le case discografiche con 1.92 milioni di dollari per aver scaricato 24 MP3 da Kazaa, ma tutto rientra in quell’ostinato teatrino che cerca di applicare, senza troppi successi, la teoria del colpirne (duramente) uno per educarne cento.

Insomma, dai tempi di Napster è cambiato molto: ci sono i social network, Windows 7, le connessioni veloci alla grande rete, l’alta definizione, Geekissimo e tanto altro. Ma sul fronte pirateria non è cambiato assolutamente nulla, né da parte degli utenti né da parte dei tutori della legalità.

Le cose, come ritenuto da più parti, potranno cambiare solo se e quando ci sarà un nuovo modo di rapportarsi con questo delicatissimo argomento da parte di tutti, con una nuova educazione dell’utenza, un nuovo modo di distribuire i materiali ed una nuova ragionevole politica dei prezzi. Altrimenti, inutile girarci attorno, questo 1999 non ce lo scrolleremo mai più di dosso.

Via | USA Today