Google VS Cina: tutta colpa di Microsoft… e dei profitti
Google ha cambiato idea, non andrà via dalla Cina. Ma si opporrà a qualsiasi forma di filtro. Microsoft, dal canto suo, si dice perplessa sull’atteggiamento di “big G” e annuncia che resterà nel paese della Grande Muraglia nonostante le censure. Poi arriva il colpo di scena: gli attacchi hacker che hanno fatto infervorare Google sono stati veicolati da una falla di Internet Explorer. Il gruppo di Redmond conferma, ma il rattoppo è ancora lontano dall’essere rilasciato.
Non c’è che dire. L’affair Google VS Cina sta assumendo sempre più i toni di una telenovela. Capirci qualcosa non è facile, ma noi vogliamo provarci. Se anche voi volete tentare la grande impresa, prendeteci per mano e seguiteci in questa landa tormentata fatta di intrighi internazionali, tecnologia e sudore (quello di Ballmer, si capisce).
Cos’è successo
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Partiamo dall’inizio. Cos’è che per oltre una settimana ha fatto gridare Google allo scandalo e ha spinto il colosso di Mountain View a minacciare il suo ritiro dal mercato cinese? Una serie di attacchi hacker che hanno preso di mira gli account Gmail di molti dissidenti e i segreti di oltre 30 aziende statunitensi, tra cui la stessa Google. Malgrado non ci siano ancora conferme in merito, sembra che le intrusioni siano state architettate dal governo cinese.
Com’è successo
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Secondo indiscrezioni poi confermate da Microsoft, alla base degli attacchi (backdoor) contro “big G“ c’è una falla di Internet Explorer 6/7/8. Quest’ultima è presente anche su Windows 7 e consente ai malintenzionati di spiare i computer delle vittime. Secondo il colosso di Redmond, il rischio è perlopiù limitato ad aziende e “bersagli sensibili”.
Nei giorni scorsi si è fatto anche il nome di Adobe Reader come possibile veicolo degli attacchi, ma le responsabilità principali sembrano ormai ricadute tutte su Microsoft.
Che ne pensa Microsoft
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«Noi siamo attaccati ogni giorno in tutte le parti del mondo, così come ogni altra azienda. Non c’è nulla di straordinario in tutto ciò». È con queste parole che Steve Ballmer, il CEO di Microsoft, ha commentato il polverone alzato da Google, dicendo un secco no a qualsiasi forma di ritiro della sua azienda dal mercato cinese: «Non vedo in che modo una cosa del genere possa aiutare noi o la Cina. Rimarremo lì».
Il motivo occulto del ritiro
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L’improvviso cambio di rotta di Google sulla questione del ritiro dal mercato cinese, ha inevitabilmente avvalorato le tesi dei malpensanti. Secondo queste ultime, “big G” sarebbe demoralizzata per gli scarsi risultati ottenuti da quelle parti e avrebbe finto di contrastare veementemente il governo locale solo per farsi un po’ di pubblicità. D’altronde – specificano i maligni – i dati parlano chiaro: Google, con la sua risicata quota di mercato del 30%, non è ancora riuscita a competere efficacemente con Baidu, il motore di ricerca numero uno in Cina che ha in mano più del 60% del mercato locale.
A questo punto, ci piacerebbe tanto poter dire “questo è quanto” ma già sappiamo che non è così. Preparatevi, dunque, a nuove incomprensibili puntate di “anche i ricchi piangono, in Cina”.
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