Google ci ripensa ancora, al 99.9% via dalla Cina

Proprio come volevasi dimostrare, la telenovela relativa allo scontro tra Google e Governo cinese è tutt’altro che finita. E così, dopo che la situazione sembrava essersi stabilizzata, ecco ripiombare il gelo tra le due parti con il colosso di Mountain View nuovamente pronto a chiudere la versione cinese del suo motore di ricerca.

A comunicare la notizia è l’autorevolissimo Financial Times, secondo cui Sergey Brin e soci non avrebbero digerito le ultime minacce provenienti dalle autorità di Pechino (se non applicherete le censure su Google.cn, ne pagherete le conseguenze) e sarebbero pronti al 99.9% a chiudere la versione cinese di Google.


Tutte indiscrezioni che, qualora si rivelassero vere, significherebbero un’unica cosa: Google abbandonerà completamente il mercato cinese e chiuderà i suoi uffici presenti nella terra della Grande Muraglia. E sì, perché malgrado le intenzioni di “big G” sarebbero quelle di continuare ad operare nell’importante Paese asiatico a prescindere dalle sorti del suo motore di ricerca, difficilmente le autorità locali glielo permetterebbero senza mettersi di traverso.

D’altro canto, Google sa bene che rinunciare a un mercato composto da miliardi di potenziali utenti e di potenziali ricavi significherebbe segnarsi un clamoroso autogol, soprattutto considerando il fatto che Microsoft né tante altre corporation operanti in Cina hanno intenzione di compiere lo stesso passo.

Proprio alla luce di queste osservazioni, è quantomeno lecito domandarsi se tutta questa bagarre non sia una nuova mossa propagandistica da parte di Google tesa guadagnare il favore dell’opinione pubblica internazionale e raggiungere cospicui compromessi commerciali in terra asiatica.

In attesa di scoprirlo (la decisione finale da parte di Eric Schmidt dovrebbe arrivare a breve), non possiamo che lasciare la palla a voi e alle vostre opinioni, dandovi appuntamento alla prossima puntata di Google VS Cina, la nuova avvincente serie prodotta da J.J Abrams e John Woo.

[Via | The Register] [Photo Credits | Andreweland su Flickr]