Wikileaks: governo cinese dietro attacchi hacker a Google

Oltre a sputtanare i leader politici di mezzo mondo, i rapporti segreti pubblicati ieri da Wikileaks hanno messo in luce le opinioni delle autorità americane sugli attacchi hacker ricevuti da Google in Cina.

Secondo quanto riportato dal sito di Julian Assange, alcuni contatti dell’ambasciata americana a Pechino avrebbero affermato che “L’hackeraggio di Google è stato parte di una campagna per il sabotaggio dei computer organizzata da funzionari, esperti di sicurezza e criminali informatici reclutati dal governo cinese”.

Con queste parole si confermerebbe, dunque, la responsabilità del regime di Hu Jintao nelle intrusioni che hanno preso di mira non solo gli account Gmail di alcuni dissidenti, ma anche i sistemi informatici di diverse aziende americane, il Dalai Lama e molti alleati degli USA. Sin dal 2002, pare.


In seguito ai suddetti attacchi, Google ha imbastito una serie di rapporti piuttosto altalenanti con le autorità di Pechino, fino ad arrivare al rifiuto della censura imposta dal regime comunista e al redirect di Google.cn su Google Hong Kong (dove non vigono le limitazioni presenti in Cina).

Adesso, però, bisognerà vedere se quest’annunciatissima fuga di notizie aiuterà “big G” a prendere delle decisioni più drastiche sul suo operato (es. l’abbandono della Cina) o se dalle parti di Mountain View si preferirà far finta di niente e proseguire nel fruttuoso business garantito dal Paese della Grande Muraglia.

Per il momento, nessun esponente di Google ha commentato quanto pubblicato da Wikileaks, ma qualcosa ci dice che alla fine uno dei “capoccioni” della “grande G” si esporrà e noi potremo finalmente saperne di più sul futuro dei rapporti Google-Cina.

Considerando che la pecunia non olet, noi non ci aspettiamo grossi sconquassamenti. Voi?

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