Akamai, gli attacchi DDoS sono in aumento

Akamai ha da poco pubblicato un nuovo report sullo stato di internet per quanto riguarda la sicurezza. Nello specifico, il rapporto unisce i dati sugli attacchi DDoS sulla rete instradata con i dati relativi agli attacchi DDoS e alle applicazioni web raccolti dalla Akamai Intelligent Platform.

Stando a quanto emerso, i dispositivi IoT (Internet-of-Things) non sicuri hanno continuato a essere una grande origine di traffico per gli attacchi DDoS. La rapida proliferazione di questi dispositivi offrirà un pool in espansione di risorse di attacco, a cui contribuirà la scoperta di nuove vulnerabilità e sistemi vulnerabili. I dispositivi che hanno alimentato gli attacchi Mirai nel terzo trimestre consistevano in un piccolo sottoinsieme di tutti i dispositivi IoT presenti in Internet, in prevalenza fotocamere e router basati su IP.

Gli smartphone Nexus sono vulnerabili agli attacchi DDOS via SMS

Gli smartphone Nexus sono vulnerabili agli attacchi DDOS via SMS

Gli smartphone Nexus sono vulnerabili agli attacchi DDOS via SMS

Allerta per i possessori degli smartphone appartenenti alla gamma Nexus di Google: il ricercatore di sicurezza Bodgan Alecu ha scoperto che i device mobile targati big G sono affetti da una vulnerabilità che li espone ad attacchi di tipo denial-of-service, detta in breve DDOS, che risultano basati su uno specifico tipo di SMS.

Stando a quanto emerso l’attacco risulta basato sui Flash SMS, un particolare tipo di messaggio breve noto anche come Class 0 SMS che appare direttamente sul display del dispositivo senza dover essere memorizzato nella casella inbox, che proprio per tale ragione risulta impossibile non aprire e che sugli smartphone Nexus viene visualizzato su qualsiasi finestra attiva presentando uno sfondo nero semi-trasparente.

Dopo la ricezione di una trentina di Flash SMS inviati in rapida successione i Nexus, così come fatto notare dal ricercatore, cominciano a comportarsi in modo anomalo presentando episodi di riavvio, freezer e crash. Inoltre, nel caso in cui la scheda SIM in uso risulti protetta da un codice PIN lo smartphone non si connette alla rete.

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Il più grande DDoS di sempre, internet rallenta in tutto il mondo

Spamhaus vs Cyberbunker: Il più grande cyber attacco DDoS di sempre

Nel corso delle ultime ore la connessione ad internet di tutto il mondo ha subito un forte rallentamento riconducibile, stando a quanto dichiarato dagli esperti di sicurezza, al più grande cyber attacco DDoS (Distributed Denial of Service) di tutti i tempi nella storia del web.

Il motivo alla base della “guerriglia” è, diversamente da quel che si potrebbe pensare, abbastanza futile: le divergenze tra un gruppo anti-spamming e una società di hosting che hanno scatenato tutta una serie di ritorsioni su servizi bancari ed e-mail.

I protagonisti e, al contempo, gli antagonisti indiscussi della vicenda sono l’organizzazione no-profit Spamhaus, che può far affidamento su un database che elenca i server noti per essere sfruttati per scopi meramente dannosi, e Cyberbunker, un host web olandese che è stato accusato di aver ospitato, in passato, cyber attacchi DDoS.

Stando a quanto sostenuto da Spamhaus alle spalle dell’attacco che da circa una settimana sta colpendo i suoi server ci sarebbero alcune bande di criminali dell’Europa orientale.

Tali bande criminali avrebbero prodotto un’immensa quantità di flusso di traffico pari a circa 300 GB al secondo, ovvero ben sei volte di più della media di un attacco di questo tipo.

Anonymous attacca e manda offline il sito web del Vaticano

Anonymous attacca il sito web del Vaticano

Durante le ultime ore Anonymous ha messo a segno un altro colpo puntando, questa volta, ai server del sito web del Vaticano e rendendo quindi vatican.va praticamente inaccessibile.

Se inizialmente vi erano state alcune incertezze circa la natura del down ed i suoi eventuali artefici dopo il comunicato di rivendicazione pubblicato su Pastebin e sul sito web ufficiale del gruppo tutti i dubbi a riguardo sono stati spazzati via andando quindi ad annunciare e confermare l’attacco al sito internet della Santa Sede.

Anonymous manda Facebook K.O. per 10 minuti, poi la smentita


Un mondo senza Facebook? È esistito, solo per una decina di minuti, solo per alcuni utenti in determinate aree geografiche, ma è esistito. Nella giornata di ieri, infatti, il social network fondato da Mark Zuckerberg ha avuto un misterioso stop di circa 5-10 minuti in cui gli utenti non sono riusciti ad accedere al sito ed è subito iniziata la caccia all’assassino: chi ha ammazzato – pardon – tramortito Facebook? Tutti gli indizi riconducono all’ormai celeberrimo gruppo di hacktivisti Anonymous ma forse le cose non sono andate come molti sospettano. Andiamo per ordine.

Qualche giorno fa si è sparsa la voce secondo cui Anonymous attaccherà Facebook il 28 gennaio prossimo, solo questo ha determinato in molti la convinzione che i responsabili del mini-blackout di ieri siano stati proprio gli hacker attivisti più famosi del momento, ma in serata è arrivata la smentita ufficiale degli Anonymous su Twitter (@anonops): “#Facebook.com is NOT under denial of service attack. STOP LYING” (Facebook non è sotto attacco denial of service, finitela di mentire). Abbastanza eloquente, al punto che il tweet è stato riportato anche da AnonSec, altro account Twitter molto vicino agli Anonymous che in precedenza aveva lasciato intendere che Facebook fosse realmente sotto attacco.

Le Twitter Apps ancora in ginocchio a causa dell’attacco contro Twitter

Twitter Apps

Vi avevamo parlato ieri dei recenti problemi di sicurezza di Twitter, problemi che hanno portato il secondo Social Network più usato al mondo a subire un lungo attacco DDoS, Distributed Denial of Service, il quale secondo il co-fondatore Biz Stone sarebbe addirittura scaturito da forti motivazioni geopolitiche, dovute al recente conflitto politico tra Russia e Georgia.

Purtroppo per la moltitudine di utenti che utilizzano Twitter, anche le applicazioni sviluppate da developers di terze parti, comunemente chiamate Twitter Apps, stanno riscontrando grossi malfunzionamenti dovuti all’attacco ancora in corso. Visto che queste applicazioni, di cui alcune molto famose (come ad esempio UberTwitter per BlackBerry) sfruttano le API del famoso Social Network, i problemi che le affliggono cesseranno nel momento in cui cesserà il devastante attacco sferrato contro Twitter.

Continuano gli attacchi a Twitter, parola di Biz Stone

Attacco DDoS per Twitter

A quanto pare, gli utenti malitenzionati che hanno messo in ginocchio Twitter e Facebook negli ultimi giorni non hanno la minima intenzione di fermarsi, anzi si preparano a sferrare nuovi attacchi nella speranza di fare più danni possibili, e probabilmente di carpire anche qualche dato personale. Tutto ciò, considerando anche le recenti ondate di spam che stanno colpendo i maggiori Social Network del mondo, dovrebbe indurre gli utenti a riflettere meglio su quali sono i reali rischi per la privacy.

Negli ultimi giorni infatti Twitter è stato oggetto di un attacco DDoS, Distributed Denial of Service, che ha messo fuori gioco oltre al secondo Social Network più famoso al mondo anche le applicazioni di terze parti, che ovviamente ne sfruttano le API. Uno degli esempi più eclatanti è UberTwitter, il famoso client Twitter per BlackBerry, che ha avuto seri problemi di funzionamento nel corso di tutto l’attacco.