Pensando ad Intel, la prima cosa che viene in mente sono i microprocessori. Un settore ad alta tecnologia in cui ricerca, sviluppo ed innovazione giocano un ruolo a dir poco fondamentale.
Quello a cui spesso non si pensa è che ricerca, sviluppo ed innovazione possano essere fatte anche in collaborazione con importanti realtà al di fuori dell’azienda madre, decentralizzando e collaborando con istituti e università. Nel caso della californiana Intel in collaborazione anche con centri di eccellenza europei grazie ad un nuovo ambizioso progetto di “ricerca distribuita” istituito formalmente nel 2009: Intel Labs Europe.
Nel pomeriggio di ieri abbiamo incontrato Martin Curley, che degli Intel Labs Europe è il direttore, per un’intervista incentrata sul progetto. Abbiamo voluto capire meglio di cosa si tratta, quali siano le prospettive future e soprattutto se l’Italia potrà prendere parte in qualche modo al network dell’innovazione europeo di Intel.
Gli Intel Labs Europe sono proprio questo, un network di laboratori, dislocati nei vari paesi europei, dove vengono studiate (e realizzate ovviamente, in alcuni casi) importanti innovazioni tecnologiche nei più svariati campi.
Future innovazioni
Pensando alle ultime novità che portano il marchio di Intel vengono in mente i transistor tri-gate da 22nm di recente presentazione. La tecnologia non ha visto la luce in uno di questi centri di ricerca, forse solo perché, fra le altre cose, gli studi per la loro realizzazione sono iniziati più di cinque anni fa. Non è da escludere che la prossima grande rivoluzione Intel potrebbe nascere proprio dagli Intel Labs europei, impegnati, come ci spiega Curley nell’intervista, anche nella ricerca di soluzioni per rendere la tecnologia più sostenibile, riducendo i consumi ed aumentando l’efficienza dei processori.
Fra gli Intel labs che Curley cita nell’intervista ci sono quello di Braunschweig (Germania), che si occupa della ricerca su futuri processori tera-scale con decine o centinaia di core, sistemi SOC per dispositivi mobili e nuove architettura di memoria, e quello di Barcellona, dove il Visual Computing Group lavora all’implementazione di varie soluzioni graphic-specific legate allo sviluppo delle piattaforme di parallel computing Knights Ferry e Knight Corner.
Più a lungo termine la partnership che Intel ha stretto in Francia con istituzioni e università dell’area di Parigi per avviare un nuovo centro di ricerca dedicato all’exascale computing. L’obiettivo di Intel è quello di creare un sistema exascale, capace cioè di processare 1 trilione di istruzioni al secondo, funzionante entro il 2020. All’obbiettivo contribuiscono anche le ricerche dell’ExaCluster Lab di Jülich e dell’ExaScience Lab di Anversa.
Intel Labs e l’Italia
Ma non solo in questo sono impegnati gli Intel Labs Europei, dal momento che la tecnologia diventa sempre più incentrata sull’utente e sulla sua esperienza di utilizzo dei prodotti, anche l’Experience Design svolge un ruolo molto importante, tanto che anche l’obiettivo di una integrazione più ampia dell’agenda di ricerca su vari settori applicativi gioca un ruolo fondamentale nelle ricerche sviluppate da Intel con i partner europei dotati di grandi competenze (e quindi di valore per Intel).
Partner che sono in costante aumento in molti paesi, tra i quali presto potrebbe esserci anche il nostro. I dettagli su possibili partnership italiane al momento sono ancora scarsi ma è significativo il fatto che nella mattina di ieri Martin Curley ha partecipato ad un incontro presso il Politecnico di Milano. L’istituto potrebbe essere il primo centro italiano ad entrare a far parte del network di ricerca di Intel, ma bisognerà attendere almeno l’anno prossimo perché si possa sapere qualcosa di più riguardo ad una eventuale collaborazione.
Cosa ci riserverà il futuro da parte degli Intel Labs Europe?
I laboratori di ricerca svolgono un ruolo sempre più importante per Intel e gli investimenti in questo settore sono in aumento.
E se i transistor tri-gate da 22nm non sono nati in questi laboratori, non vuol dire che la prossima innovazione in grado di cambiare il mondo non possa nascere negli Intel Labs Europei, magari proprio al Politecnico di Milano.
Intervista a cura di Andrea “Camillo Miller” Nepori. Video: Elena Franco.