Google Glass: problemi di privacy al ristorante, problemi di recensioni

Google Glass, Big G non vuole leggi che ne vietano l’uso al volante

Google Glass, Big G non vuole leggi che ne vietano l'uso al volante

Per quanto utili ed intriganti possano essere i Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata di Big G, non sono ben visti alla guida, che si tratti di auto, moto o di un altro mezzo di trasporto poco importa, poiché, a detta di molti, potrebbero essere fonte di distrazione portando, di conseguenza, al verificarsi di incidenti stradali.

Stando a quanto riportato da Reuters pare però che Google si stia dando particolarmente da fare affinché i suoi occhiali per la realtà aumentata possano essere utilizzati anche alla guida di una vettura.

Sembra infatti che Big G stia pressando i politici di almeno tre Stati americani per assicurarsi che la proposta di legge che vorrebbe del tutto vietare i suoi occhiali per la realtà aumentata venga bloccata prima che il dispositivo faccia la sua comparsa sul mercato.

La Web Tax rinviata a luglio

Web-Tax

Dopo la recente approvazione da parte del Senato, la Web tax sarebbe dovuta entrare in vigore entro il mese di gennaio ma i programmi sono già cambiati. Ieri, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto decreto “milleproroghe” all’interno del quale è stato inserito uno slittamento per l’entrata in vigore della norma.

Alla luce di questi cambiamenti, la Web tax sarà attiva da luglio e non più dall’inizio del 2014, come previsto inizialmente. Nella sostanza nulla cambia – il provvedimento rimane discutibile e controproducente sotto molteplici punti di vista – ma almeno gli operatori del settore avranno più tempo per adattarsi alla nuova normativa.

La Web tax approvata dal Senato

Giusto in tempo per le festività natalizie, il Senato ha dato il suo OK alla Legge di stabilità e, con essa, è stata approvata anche la tanto discussa Web tax. Per chi non avesse avuto modo di approfondire l’argomento, la cosiddetta Web tax (anche conosciuta come “Google tax” e “Spot tax”) è un emendamento promosso, fra gli altri, dal presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) secondo cui “i soggetti passivi che intendano acquistare servizi di pubblicità e link sponsorizzati online anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistateli da soggetti titolari da una partita IVA italiana”.
La norma, inizialmente prevedeva l’obbligo di P. IVA anche per le società di ecommerce ma i borbottii del segretario Pd Renzi sulla questione – ahinoi più delle puntuali critiche dei lavoratori e delle aziende che operano nel settore – hanno spinto gli autori della Web tax a rendere meno duro il proprio pugno.

Decreto del fare

“Decreto del fare”, nuove liberalizzazioni per il Wi-Fi in Italia

Decreto del fare

Negli ottanta punti del cosiddetto decreto del fare, con il quale il Governo Letta intende rilanciare l’economia italiana, sono incluse anche varie norme riguardanti il Wi-Fi pubblico. Una volta tanto, si tratta di leggi condivisibili che depennano definitivamente i residui della scandalosa legge Pisanu – quella che obbligava i gestori di bar, ristoranti, ecc. a richiedere l’autorizzazione del questore per installare un router – e rimuovono i processi di identificazione per gli utilizzatori delle reti wireless nei locali pubblici.

Google permette di cercare e trovare contenuti di Drive, Plus e Gmail

Google, la Germania e la tassa sui contenuti indicizzati

Google Germania tassa link

Quanto approvato dal Parlamento tedesco nel corso delle ultime ore potrebbe andare a stravolgere il comune operato di Google e di tutti gli altri aggregatori di notizie in Germania.

Infatti con 293 voti a favore e 243 contro è passata al Bundestag la cosiddetta “Leistungsschutzrecht für Presseverleger” ovvero la legge sul copyright accessorio per gli editori della stampa.

Come da nuova norma, quindi, i produttori di materiali di notizie avranno il diritto esclusivo sula loro disponibilità pubblica, parziale o completa, a scopi commerciali.

L’idea di fondo è dunque quella che un aggregatore di notizie, un blogger o un sito sia ora obbligato a concordare con gli editori un compenso per il rilancio dei contenuti.

Alcune eccezioni dovrebbero essere previste nel caso in cui la snippet o il testo che accompagna i link risulti ridotto all’osso.

Islanda: primo Paese occidentale a bloccare il porno on line?

Sono sicuro che se da internet togliessero tutta la pornografia resterebbe un solo sito chiamato “Ridateci i porno”. Questo è quanto affermò il divertente Dr. Cox nel telefilm Scrubs, condividete il suo pensiero? Sicuramente i siti a luci rosse sono una fondamentale parte del mondo virtuale, soprattutto in passato quando i controlli erano molto scarsi. Facilmente, infatti, si veniva dirottati su dei portali porno o semplicemente si aprivano dei pop-up espliciti senza il proprio volere.

Oggi la pornografia on line è divenuta più gestibile. Siti del genere vengono trovati quasi esclusivamente da chi consapevolmente decide di cercarli e, secondo molti, non c’è nulla di male. Lo stesso pensiero non è condiviso dall’Islanda che potrebbe divenire il primo paese occidentale ad oscurare il lato pornografico di internet.

Google permette di cercare e trovare contenuti di Drive, Plus e Gmail

Google vuole boicottare i siti di news francesi

Google contro editoria francese

In Francia si sta vagliando una proposta di legge che qualora venisse approvata obbligherebbe i motori di ricerca a pagare per poter includere tra i risultati le notizie offerte dai media e Google, il numero uno in fatto di search, sembra non volerci proprio stare.

Big G, infatti, ha spiegato, in merito alla faccenda, che piuttosto che rispettare la nuova presunta legge provvederà, molto più semplicemente, ad omettere i siti web francesi coinvolti e, ovviamente, le relative news dal proprio motore di ricerca.

La comunicazione è stata data da Google mediante un’apposita lettera inviata all’agenzia di stampa AFP nella quale, appunto, viene spiegato che una situazione di questo tipo è inaccettabile e che le conseguenze alle quali i siti web francesi andranno incontro saranno, appunto, quelle esplicate dal colosso di Mountain View.

Nuova proposta di legge contro il P2P: agli utenti colpevoli verrà sospeso il collegamento ad internet

Legge contro P2P

Già lo scorso Luglio l’AGCOM, mediante un’apposita delibera, aveva stabilito che nel caso in cui fossero state rilevate violazioni del diritto d’autore l’autorità giudiziaria potesse essere scavalcata al fine di ordinare la rimozione di uno specifico contenuto presente in rete.

Poi, conseguenzialmente alle proteste di un enorme numero di cittadini, l’approvazione del provvedimento era stata rimandata a Novembre mediante un’apposita moratoria.

Nelle ultime ore, però, la situazione sembrerebbe essere tornata nuovamente attiva ma questa volta è il Parlamento Italiano che propone di modificare la legislazione in matteria di responsabilità dei provider e di diritto di accesso ad internet.

AGCOM e censura Internet: tutti i dettagli sulle norme approvate

Con il solo voto contrario di Nicola D’Angelo e l’astensione di Michele Lauria, l’AGCOM ha approvato all’unanimità le nuove norme in materia di copyright e siti Web. Come accennato ieri, la decisione definitiva è stata rimandata in quanto le norme entreranno in vigore solo dopo 60 giorni di dibattito pubblico in cui potrebbero essere cambiate e riviste in vari modi.

In ogni caso, abbiamo finalmente un testo fra le mani e siamo pronti a condividerlo con voi. Per fortuna lo scenario non è grave come quello prospettato all’inizio, il Garante non si arrogherà il diritto di oscurare i siti e non colpirà i siti amatoriali. Sarà solo un’alternativa alla via giudiziaria e non una sostituzione obbligata, ma alcuni elementi di preoccupazione permangono. Per saperne di più, ecco la lista completa delle norme approvate nel lungo consiglio di ieri.

AGCOM, decisione rimandata sulla censura del Web [aggiornato]

Oggi è il 6 luglio 2011, la giornata in cui l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) avrebbe dovuto approvare e rendere operativa la delibera che l’avrebbe autorizzata ad oscurare arbitrariamente i siti con contenuti ritenuti lesivi del diritto d’autore. Per fortuna, pare che non sarà così. Almeno per oggi, la dittatura del blocco amministrativo dovrebbe saltare.

Dopo le manifestazioni che, nel mondo reale così come sulla Rete, hanno preso di mira le intenzioni censorie del Garante, il Presidente dell’AGCOM, Corrado Calabrò, ha annunciato che oggi ci sarà solo l’approvazione di uno “schema di regolamento” e che successivamente ci sarà una discussione pubblica sulla norma al fine di ottenere una “soluzione giusta ed equilibrata”.

6 luglio 2011, la Rete in rivolta contro l’AGCOM che vuole oscurare i siti che violano il copyright

Soprattutto quando si parla di Internet, le istituzioni e le autorità di questo Paese non mancano mai di fare delle figure barbine al cospetto della platea internazionale. Scampata la figuraccia del decreto Romani – quello che voleva equiparare i canali YouTube a delle emittenti televisive – gli italiani si ritrovano, infatti, a fare i conti con un nuovo obbrobrio giuridico che potrebbe mettere a repentaglio la libertà di Internet.

Ci riferiamo alla nuova regolamentazione sul diritto d’autore in Rete che l’AGCOM (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) vorrebbe approvare entro il prossimo 6 luglio e che consentirebbe a quest’ultima di esercitare un potere tale da costringere i provider nazionali a bloccare l’accesso ai siti in cui fossero riscontrare delle violazioni del diritto d’autore.

Wi-Fi libero in Italia, approvata la legge

Questa notizia probabilmente l’avrete già letta sui giornali o sentita in TV, ma la sua rilevanza è tale che non potevamo esimerci dal segnalarvela.

Nella giornata di ieri, il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo “pacchetto sicurezza” messo a punto dal Ministro dell’interno Roberto Maroni che include, tra le altre cose, l’abrogazione (o per meglio dire, la mancata proroga) delle restrizioni al Wi-Fi pubblico imposte dal decreto Pisanu di cinque anni fa.

Per chi non lo sapesse, il decreto Pisanu è quello che – in nome della sicurezza e della lotta alle mafie – rende quasi impossibile l’installazione di connessioni Wi-Fi in locali pubblici quali bar, ristoranti, ecc., vincolando i gestori degli stessi a richiedere un’autorizzazione al questore e a identificare/tracciare tutti gli utenti che decidessero di usufruire della connessione.

Decreto Romani, indietro tutta

Il pericolo è scampato, la figuraccia internazionale no. Con oltre trenta richieste di modifica, di cui il Governo si è fatto carico, il Parlamento italiano ha espresso parere favorevole sul decreto Romani, quello che voleva equiparare YouTube alle emittenti televisive. Ma le parti riguardanti il Web sono state quasi tutte rimosse.

In un documento di dieci pagine redatto da PDL e Lega, che stabilisce le condizioni a cui il decreto Romani verrà approvato, è infatti possibile scorgere la frase “blog, giornali on line, motori di ricerca restano liberi e la responsabilità editoriale non ricade sui provider che ospitano contenuti altrui”, che di fatto mette la parola fine sulla questione YouTube e censura.

Secondo le nuove disposizioni, dovranno invece registrarsi all’AGCOM (quindi non più al Ministero) e rispettare leggi simili a quelle delle emittenti TV i servizi di video on demand con liste di contenuti che vengono sfruttati commercialmente (es. quelli offerti da Alice di Telecom Italia).