Immagine che mostra il logo di Wade e quello di Google Maps

Waze, per la polizia è un pericolo

Waze, il navigatore in salsa social acquisito da Google a giungo del 2013, permette agli utenti di condividere informazioni con il resto della community per migliorare la qualità delle mappe e per fornire aggiornamenti in tempo reale sulle condizioni del traffico. Tra le varie funzionalità offerte ve ne è anche una che consente di conoscere la posizione geografica della polizia.

Immagine che mostra il logo di Wade e quello di Google Maps

A quanto pare la feature in questione non piace affatto agli agenti di polizia statunitensi e la dimostrazione più evidente di ciò sta nel fatto che le forze dell’ordine a stelle e strisce ne hanno recentemente richiesto la rimozione.

I Google Glass sono stati banditi dai cinema del Regno Unito

Google Glass, anche la Polizia di Dubai ne sperimenta l’uso

Google Glass, anche la polizia di Dubai ne sperimenta l'uso

I Google Glass, ormai è un dato di fatto, sono un dispositivo estremamente versatile. Così com’è stato possibile constatare sino ad ora grazie ai report forniti da hostess di compagnie aeree, Vigili del Fuoco e chirurghi gli occhiali per la realtà aumentata del colosso delle ricerche in rete possono infatti rivelarsi adatti per l’esecuzione di molteplici attività.

Proprio in virtù di ciò alla già folta schiera di coloro che hanno scelto di sfruttare i Google Glass per ottimizzare il proprio operato va ora ad aggiungersi anche il corpo della Polizia di Dubai che, seguendo la falsariga della Polizia di New York, ha comunicato di aver cominciato ad utilizzare i tanto chiacchierati occhialini per il controllo delle strade nel tentativo di porre un freno alle infrazioni degli automobilisti.

Google Glass, donna aggredita perchè indossava gli occhiali di big G

Google Glass, la polizia di New York ne sperimenta l’uso

Google Glass, la polizia di New York ne sperimenta l'uso

Oltre che essere utili ai Vigili del Fuoco i Google Glass potrebbero rivelarsi un ottimo strumento su cui poter fare affidamento anche per gli agenti segreti del NYPD (New York City Police Department), il più grande corpo di polizia cittadina degli Stati Uniti.

A parlarne è stata una fonte sulle pagine del sito web VentureBeat. La fonte ha fatto sapere che il corpo di polizia cittadina USA si è procurato diverse paia di occhiali del colosso delle ricerche in rete per testarli e per verificare se il chiacchieratissimo e tanto atteso gadget tech può essere realmente utile gli agenti durante i loro pattugliamenti. Attualmente sarebbe quindi in corso una fase di test ma non è stato specificato se la sperimentazione è stata avviata in tempi recenti o se si trova già in uno stato avanzato.

iOS a prova di furto polizia soddisfatta

Apple: iOS 7 è a prova di furto, la polizia è soddisfatta

iOS a prova di furto polizia soddisfatta

Sul palco della WWDC 2013 è stato dedicato ampio spazio al tanto atteso quanto chiacchierato iOS 7, la nuova versione del sistema operativo per iDevice.

Nuovo design a parte iOS 7 porta con sé anche tante neo funzionalità ponendo inoltre l’accento in maniera particolare sulla questione sicurezza.

Con iOS 7, infatti, non solo è possibile bloccare da remoto gli iPhone rubati ma, sorpresa delle sorprese, anche impedirne l’utilizzo in caso di reset, forzato o meno.

Il dispositivo, infatti, può essere resettato ma all’avvio chiederà le credenziali di accesso di chi ha avviato la procedura lasciando quindi il malfattore con un device che in effetti risulta non funzionante.

Google Q4 2012

Google, il progetto Buono a sapersi arriva nelle scuole italiane

Google Buono a sapersi

“Buono a sapersi”, il progetto per la privacy in rete lanciato qualche mese addietro da Google, arriva ora anche nelle scuole italiane.

Il gran colosso delle ricerche in rete, così come annunciato nel corso delle ultime ore, ha dato il via ad un progetto di collaborazione con la Polizia Postale che verrà avviato in ben 100 istituti di altrettante 100 province italiane e che sarà guidato da esperti Google e membri delle autorità per discutere, appunto, del web sicuro.

Scopo del progetto, così come sottolineato da big G, è quello di cercare di sensibilizzare, per quanto possibile, i più giovani in merito a quelle che sono le tematiche legate ai pericoli derivanti da un utilizzo non corretto di internet.

Google Buono a sapersi

Google lancia Buono a sapersi, il progetto per la privacy in rete

Google Buono a sapersi

Dopo l’iniziativa di Microsoft denominata SicuriOnline anche Google ha ben pensato, sempre agendo in collaborazione con la Polizia si Stato, di lanciare in Italia la campagna “Buono a sapersi” con l’intento di permettere a tutti gli utenti che sono soliti navigare in internet di incrementare, per quanto possibile, il proprio grado di sicurezza online gestendo e controllando in maniera ben più consapevole i propri dati condivisi in rete.

Il progetto, la cui sponsorizzazione è stata avviata nel coso della giornata di ieri, risulta tutto basato su un apposito sito web mediante il quale si ha l’opportunità di consultare un glossario indicante tutti quelli che sono i termini tecnici maggiormente incontranti navigando online e di ricevere utili consigli su questioni chiave quali, ad esempio, come e perché scegliere una password efficace, in che modo evitare le frodi informatiche e molto altro ancora.

SicuriOnline Microsoft

Microsoft e la Polizia di Stato lanciano SicuriOnline

SicuriOnline Microsoft

Microsoft, operando in collaborazione con la Polizia di Stato, ha lanciato, proprio nel corso delle ultime ore, un nuovo ed interessante progetto mirante ad incrementare la sicurezza della vita digitale degli utenti che prende il nome, appunto, di SicuriOnline.

Trattasi, nello specifico, di un nuovo sito web user-friendly che mette a disposizione dei suoi visitatori tutta una serie di utili suggerimenti ed accorgimenti da prendere in considerazione per tutelarsi dai sempre maggiori rischi nei quali è possibile incorrere navigando online e il cui impiego, proprio per tale ragione, va a rivelarsi particolarmente utile per tutti coloro che sono alle prime armi con internet.

SicuiOnline propone un pratico decalogo ed appositi quiz mediante i quali viene offerta l’opportunità di conoscere tutto quanto risulta necessario sapere per tutelare la propria incolumità online ed anche quella della postazione multimediale in uso.

Cryptome: ovvero come le forze dell’ordine riescono a farsi consegnare i dati degli utenti

Cryptome

Da un bel po’ di mesi a questa parte si è parlato molto di Wikileaks e di tutto quanto ad esso connesso ma ben poca rilevanza, invece, è stata data a Cryptome, un sito web dalle azioni analoghe, creato da John Young nel 1996 e sconosciuto al vasto pubblico ma più che noto alle grandi aziende come, ad esempio, Microsoft.

Il sito web in questione ha recentemente messo online diversi documenti esclusivi e riservati in cui sono descritte le metodologie impiegate dalle forze dell’ordine per avere accesso ai dati degli utenti presenti sui social network e su diversi altri servizi web.

I documenti messi online da Cryptome sono oltre 65.000 ed illustrano, in maniera più o meno dettagliata, come gli utenti iscritti a Facebook e ad altri vari servizi resi disponibili dai colossi dell’IT quali, ad esempio, Microsoft e AOL, possano essere facilmente spiati a loro insaputa.

Per quanto riguarda l’ultimo carico di documenti aggiunti a Cryptome anche gli attivisti di Anonymous hanno dato il loro contributo fornendo una buona dose di materiale tra cui viene inoltre descritta in maniera molto precisa la procedura mediante cui le forze dell’ordine possono ottenere tutti i dati degli utenti iscritti a Facebook: la richiesta viene inviata tramite e-mail o fax, la risposta arriva dopo due settimane sotto forma di posta elettronica o, qualora i dati fossero parecchi, di CD-ROM in cui sono contenute tutte le informazioni relative ad un dato utente, compreso l’ID numerico.

La polizia francese sceglie l’open source

La Francia da qualche anno a questa parte ha progressivamente scelto la strada della sperimentazione open source. In controtendenza con tanti paesi Europei, Italia in testa, ha deciso di puntare tutto sull’open source.

Da tempo infatti il Ministero dell’Agricolura francese utilizza la distribuzione Mandriva Linux e la Camera dei Deputati si affida ad Ubuntu su oltre 1000 dei propri computer. Sulla scia governativa, la Polizia francese, ha deciso nel 2004 di sperimentare il passaggio progressivo all’open source.

Skype aiuterà le forze dell’ordine per le intercettazioni web?

Skype 4

Skype, il software VOIP, per chiamate PC to PC e PC to telefono, più usato al mondo, è arrivato anche nei gruppi mafiosi. E’ notizia di qualche settimana fa, che tramite l’uso di Skype, molti componenti di gruppi mafiosi si scambiano informazioni non del tutto “normali”. Beh, queste informazioni, scambiate via Skype, fino ad ora non possono essere intercettate.

Come molti di voi sapranno, Skype usa un sistema di criptaggio e codifica delle chiamate, che ad ogni sessione usa delle password diverse, anch’esse criptate da un algoritmo che solamente Skype conosce. Le forze dell’ordine, si trovano quindi non riescono a lavorare su queste intercettazioni e non possono usarle per fini investigativi contro questi personaggi. Ora però qualcosa si sta muovendo.

Come “adescare” i pedofili? Con falsi link

Pedofili

Qual è il metodo più semplice per acciuffare i pedofili, se non quello di “fregarli” con la loro stessa arma? È quello che sta facendo, con molto successo, in questi ultimi mesi l’Fbi, che sta utilizzando una serie di falsi link inseriti nei siti che ritiene più a rischio. In pratica, chi clicca sul link invece che andare a vedere filmati porno, viene diretto a un sito gestito dall’agenzia americana per la sicurezza, che così entra in possesso dei dati del presunto criminale.

Uno studente universitario, ad esempio, una notte dello scorso anno aveva cliccato su più di uno di questi link, e già la mattina dopo si è trovato a casa gli agenti federali. Ora rischia quattro anni di prigione, ma il metodo – seppur ottimo per acciuffiare i criminali – rischia un po’ di generalizzare: in questo modo anche chi fa click per sbaglio su un link rischia di passare delle brutte giornate.

Un “mega-filtro” mondiale contro i pedofili

Imbuto

Di pedofilia su internet si parla a periodi alterni. Durante l’inverno ci sono stati molti scandali legati a MySpace o Second Life, ora invece tutto tace. Ma in realtà il pericolo è sempre imminente e non si ferma la lotta delle autorità competenti per cercare di arginare il problema. La scorsa settimana le polizie di undici paesi dell’Unione Europea si sono incontrate per progettare un filtro che impedisca ai pedofili e agli utenti della rete di accedere a pagine contenenti immagini, video o testi relativi alla pornografia infantile.

Creare un filtro in rete non sarà certamente facile. Per questo sarà necessario un accordo tra le polizie dei diversi paesi e gli internet provider degli stessi. Il filtro, spiegano gli organizzatori, sarà uno spazio ostile per coloro che vogliono commettere abusi contro i minori e un mezzo sicuro per tenere lontano anche gli utenti normali.