Rubare la merendina? Non va più di moda. Ora i bulli sono diventati digitali
L’idea che avete del bullo è il ragazzino che ruba la merendina o la paghetta durante la ricreazione? I tempi sono cambiati. O almeno è quanto hanno annunciato gli esperti che si sono ritrovati a Roma per discutere del tema “Bullismo: sos strategie preventive ed intervento sul territorio”. Il nuovo bullo, il “cyber-bullo”, invece, possiede un computer, naviga su internet con dimestichezza, ha un cellulare con cui scambia foto, filmati ed sms ed ha un forte desiderio di autostima. Secondo gli esperti uno dei dati più preoccupanti è dato dal fatto che i primi fenomeni di bullismo si verifichino già all’età di sette anni.
“A partire da quell’età – spiega Vincenzo Mastronardi, criminologo clinico dell’università “La Sapienza” di Roma – il 90 per cento dei bambini ha un computer, per questo il cosiddetto ‘cyber-bullismo’ è da considerarsi un fenomeno molto preoccupante”. Tra le cause della percezione di questo nuovo tipo di bullismo, aggiungiamo noi, ci sono le notizie che siamo costretti ad ascoltare ogni giorno, di ragazzini malmenati e filmati, con il video che finisce puntualmente su YouTube. Un fenomeno iniziato non in Italia, semmai negli Stati Uniti e in Inghilterra, che però come spesso accade da noi ha fatto segnare una grossa emulazione.
Da un’indagine Eurispes-Telefono Azzurro emerge che il fenomeno del bullismo è percepito dal 35 per cento degli adolescenti che dichiara di esserne stato vittima e, per quanto riguarda i bambini, il 36,2 per cento di questi atti avvengono all’interno della scuola. Per quanto riguarda la diffusione sul territorio, il Lazio e Roma sono la regione e le città più colpite. Al nord, più che nelle scuole, invece, questi fatti criminosi avvengono soprattutto in locali, bar e sale giochi. Tra le motivazioni che spingono a compiere atti di prevaricazione, si legge ancora nel rapporto, il colore della pelle (43 per cento), il modo di vestire (35 per cento), la disabilità (!) (32 per cento) e la differenza di genere (5 per cento). Di certo la diffusione della tecnologia e di YouTube, purtroppo, ha fatto emergere con maggiore forza questo problema, almeno per due motivi.
I ragazzi portano con sé cellulari, lettori mp3 e fotocamere, e sono più soggetti, quindi, a venire rapinati dai propri coetanei. Inoltre, la tecnologia dà purtroppo l’opportunità di poter picchiare/derubare/maltrattare una persona e poi condividere quello che si è fatto con gli altri amici (tramite l’invio di video sul telefonino) o con il mondo intero (tramite la condivisione su siti di video-sharing). Come sempre non vogliamo criminalizzare l’uso della tecnologia e di internet, ormai sempre al centro dei fatti di cronaca e dell’opinione pubblica per questi reati, e anzi speriamo che questi ragazzi inizino a sfruttare la rete per cose un po’ più serie (e l’educazione deve partire sin da piccolissimi). Internet, e voi lettori di Geekissimo lo sapete bene, è una fonte inesauribile di buone opportunità, per questo speriamo che non venga citata sempre e solo per fatti del genere. Siete d’accordo? Volete portare una vostra testimonianza a riguardo?
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#1FrancescO
Credo che la tecnologia non sia tra le cause del bullismo. Vi sono motivazioni psicologiche e sociali ben più importanti. La diffusione di pc, internet, e delle conoscenze necessarie ha creato quella “moda” di condividere gli atti criminosi, per vantarsene. E’ sbagliato l’uso della tecnologia che ne viene fatto. Il tutto però nasce da un disagio psicologico, la debolezza interiore e il disagio del bullo si manifesta nell’aggressività verso soggetti deboli, che può facilemente sopraffare con l’aiuto del suo branco. Soggetti che odia perché più intelligenti (il secchione), più belli, più capaci, più apprezzati. Di solito ha alle spalle una famiglia disattenta, assente, troppo povera o troppo ricca (più spesso). Il troppo ricca fa sì che abbia un computer e un videofonino, l’assenza che non sia controllato e che si senta solo. Per questo a 7 anni già è in grado di mettere video su youtube, perché in casa sta tutto il giorno davanti al pc, che sostituisce la famiglia. L’assenza della famiglia distorce la scala di valori e nel condividere la sua violenza si sente realizzato. L’emulazione è sintomo di ancor più debolezza, e di sicuro i tg non aiutano a fermarne la diffusione, in una società dove il criminale è un vip e una star mediatica. Crescendo nella violenza potrà anche diventare uno stupratore, perché la violenza è l’unico modo in cui intende il piacere…
Direi che è veramente un fenomeno grave.
#2Gio2Gio
Chi di Youtube ferisce di Youtube perisce: siccome cyber-bulli anche la punizione dovrebbe fare parte del cyber-spazio. Basterebbe che quando questa gente venga presa, la punizione sia da scontare con una bella telecamera dietro la schiena (ad esempio un bel filmato del cyber-bullo che pulisce tutti i cessi di una stazione). Vedresti che decremento improvviso dei cyber-bulli che avremmo!
#3morgan
quoto Francesco!
#4Davide
Sono convinto che Internet e youtube abbiano la sola colpa di mostrare il bullismo, ma non lo inducono.
Quando io ero adolescente non esistevano queste tecnologie, ma il bullismo esisteva eccome. Onestamente molti filmati che si trovano oggi su youtube mi ricordano scene viste e vissute al liceo o alle medie.
Chi non si ricorda della famosa “caccia al primino” del 14 febbraio ? Una delle cose più simpatiche era quella dove si faceva fermare una monetina contro il muro con la testa. Praticamente si induceva i ragazzi a tirare testate al muro…
Il vero problema è che il bullismo rimaneva una cosa all’interno delle mura scolastiche con qualche rara eccezione.
Se il famoso video dei ragazzi che picchiano l’handicappato non fosse esistito adesso quei ragazzi sarebbero impuniti. Ma avrebbero comunque picchiato l’handicappato…
#5FrancescO
La legge del contrappasso. Buona idea
#6FrancescO
@ davide: Quello che dici è vero, ma non del tutto. Il bullo ha bisogno del “pubblico”. Internet permette di estendere la sua platea. Il pubblico è parte integrante e necessaria del suo atto, essenziale per trovare il “piacere” nell’atto violento. Non trova “piacere” nella violenza in sè, ma nel fatto che il pubblico lo guarda mentre maltratta. Ciò è dovuto alla ricerca di quelle attenzioni che non ha mai avuto dalla famiglia. Il bullo è diverso dal sadico che prova piacere nella violenza in sè, che in questo caso agisce di nascosto, da solo, per non essere scoperto.
Resta vero il fatto che il bullismo è sempre esistito in forme più o meno diverse. Però mi sembra che ora la situazione sia piuttosto degenerata.
#7ghisone92
Io sono d’ accordo con Gio2Gio!