Con un’articolo su Techcrunch siamo finalmente di nuovo sulla scena Geek internazionale. L’argomento non poteva essere che la recente protesta dei giornali Italiani contro Google. Le principali testate giornalistiche italiane infatti si sono lamentate di subire pratiche di concorrenza scorretta da parte di Google.
Google News ha già scalzato numerose testate online in tutto il mondo per quel che riguarda l’informazione online. Solita vecchia storia, dal momento che un’aggregatore di news, ha sia per ragioni di praticità che di completezza dell’informazione più successo dei singoli siti.
Già in passato importanti testate giornalistiche da tutto il mondo hanno spesso lamentato “l’incapacità” di competere con Google sul fronte online. La differenza è che mentre negli altri paesi questa suona come una resa di fronte il colosso del Web, spingendo l’industria della carta stampata a riformarsi abbracciando i nuovi modelli di business che si impongono, in Italia diviene un caso di Stato.
Il Governo italiano infatti ha iniziato un’inchiesta contro Google per scoprire eventuali pratiche di concorrenza scorretta, destando l’attenzione internazionale. In particolare ha attirato l’attenzione di ComScore e TechCrunch che insieme hanno diffuso i dati sulle due principali testate online italiane, ovvero Repubblica e Il Corriere della Sera, entrambi con 3,8 milioni di utenti unici mensili. Di per se un ottimo dato, migliore ancora se paragonato ai visitatori unici di Google News, “solo” 2,4 milioni di utenti unici mensili.
Non si riesce a comprendere come, dunque, le testate giornalistiche italiane possano lamentarsi, dal momento che nonostante i loro modelli di business spesso antiquati e quasi sempre inefficienti continuino a raccogliere tanto consenso. Ancora meno sensata sembra l’accusa di concorrenza scorretta da parte di Google. Se infatti le ricerche di Google fossero pilotate come lo si accusa, l’intero modello di business di Google Search, basato principalmente sugli adSense, salterebbe, siccom le parole chiave non corrisponderebbero più alle preferenze della maggior parte degli utenti, provocando un’inevitabile calo dei click sui noti Annunci di Google.
La situazione dell’editoria italiana è stata più volte argomento di dibattiti accesi sia nel mondo della politica che dell’economia come dello spettacolo, basti pensare che le testate cartacee italiane ricevono finanziamenti da capogiro che crescono di finanziaria in finanziaria; tendenza inversamente proporzionale alle vendite, in costante calo da anni.
Di per se finanziare un settore dell’economia non è necessariamente un delitto, salvo che per i neo-liberal più ortodossi, e diciamo con un certo interesse che un finanziamento all’editoria online sarebbe certamente gradito, soprattutto considerando quanti dei soldi dei contribuenti finiscono nelle tasche di business che non sono più in grado di generare utili o quasi.
Il punto è che il finanziamento più che essere visto come un salvavita per imprenditori maldestri, dovrebbe servire come incentivo per coloro che trainano l’Italia all’interno di nuovi modelli economici, che intanto fanno la fortuna di paesi in via di sviluppo oltre che dei principali paesi industriali del globo.
Si vedrà quali saranno le conclusioni della commissione di inchiesta governativa e soprattutto quali gli elementi probatori che verranno messi in campo per dimostrare la colpa o meno di Google.
#1flux
penso che sia diritto della fieg richiedere al governo di aprire un’istruttoria sulla cosa.
Ehm manca questo fatto nel vostro articolo: il governo ha iniziato un’inchiesta su denuncia della FIEG… per la precisione, e per anticipare coloro che sicuramente nei loro commenti parleranno di dittattura, di monopolio di chicchessia… è bene che scriviate articoli completi per favore, grazie.
#2Carlo Polise
Ma non capisco cosa c’entra il governo in questa storia, penso ci entri molto di più la voglia dei politici di controllare anche internet…
#3Neck
e gia’…
solo che non esiste un Internet “de noialtri” e tutto il resto , esiste un Internet che e’ DI CHIUNQUE ,compresi gli uomini politici.
E’ ridicolo e sul filo del grottesco considerare Internet come qualcosa di “nostro”
SVEGLIA!