È oramai da anni che big G e, sopratutto, il suo Google Books sono al centro di una complessa e spinosa vicenda giudiziaria che va a coinvolgere diversi paesi del globo terrestre e di cui, appunto, si parla da mesi e mesi.
Google, nel dettaglio, è stata accusata dagli editori di aver digitalizzato migliaia di testi senza aver previamente ottenuto un’esplicita autorizzazione da parte degli aventi diritto ragion per cui tutto il materiale elaborato risulta essere stato impiegato per andare ad arricchire il già ampio archivio online di Google Books.
A giugno dell’anno corrente era poi stato trovato un punto d’incontro tra big G e gli editori e gli autori francesi.
Un accordo è poi stato raggiunto esattamente due giorni fa anche tra Google e gli editori statunitensi.
Dopo una diatriba legale iniziata nel 2005 la Association of American Publishers è arrivata a vedere nel modello di business di Google un’opportunità per le proprie finanze riuscendo quindi a guardare oltre la presunta minaccia che big G avrebbe potuto costituire per la classica editoria con il suo servizio.
La neo intesa prevede quindi che Google Books possa continuare ad ospitare e condividere in maniera gratuita fino ad un quinto dei testi o, in alternativa, distribuire interi volumi mediante Google Play mettendoli quindi a disposizione per l’acquisto e per la lettura su device dotato dell’OS mobile Android.
Non tutti, comunque, si sono dichiarati soddisfatti dell’accordo raggiunto così come nel caso della Authors Guild, l’organizzazione non profit impegnata nella tutela degli autori indipendenti, che ha apertamente dichiarato di essere intenzionata a proseguire con la class action contro big G.