La chiusura di Google Reader ha fatto capire che nessuno dei servizi targati “big G” è al sicuro da smantellamenti improvvisi. Nemmeno quelli storici e con una porzione di utenza estremamente fidelizzata a loro supporto.
E allora, se il prossimo a chiudere i battenti fosse Google Alerts? Per fortuna non c’è ancora nulla di ufficiale a riguardo, ma dall’analisi fatta da J. R. Raphael sulle pagine di ComputerWorld emerge un declino “sospetto” di questo servizio che fa preoccupare.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Alerts è un tool gratuito che permette di monitorare determinate keyword nei risultati di Google (ad esempio il proprio nome, quello della propria azienda, ecc.) in modo da ricevere notifiche via email sui nuovi siti che trattano del tema oggetto degli “alert”.
Negli ultimi tempi – scrive Raphael – i report di Google Alerts sono diventati sempre più sporadici e imprecisi. E questo è strano per un’azienda meticolosa come Google. La cosa, dunque, potrebbe essere giustificata solo da un grave problema di natura tecnica (di cui però nessuno ha detto nulla) o da una prossima dismissione del servizio.
Anche il sito The Financial Brand, che si occupa di temi finanziari, ha evidenziato il declino qualitativo e quantitativo dei report di Google Alerts scrivendo una lettera aperta in cui viene riferito che “Il volume degli avvisi è diminuito di almeno l’80%, passando da 20–35 email al giorno a 4–8 email giornaliere”.
Insomma, Google Alerts non funziona più come dovrebbe. Sta per chiudere o ci sono stati problemi di cui “big G” non ci ha ancora messi al corrente? Ormai sono in molti a chiederselo. Speriamo che dalle parti di Mountain View qualcuno mandi una risposta. In un senso o nell’altro, ma almeno una risposta che chiarisca lo stato delle cose una volta per tutte.
#1TheQ.
Google alerts segnala i link di keyword scelte dall’utente, ma si basa sui nuovi risultati indicizzati dagli spider google. Quindi od hanno influito i nuovi algoritmi di ricerca implementati mesi fa da Google oppure per risparmiare hanno diminuito l’azione degli spider e aumentato i finanziamenti con pubblicità che danno risalto a chi paga per apparire fra i primi nel motore di ricerca e non a chi propone nuovi contenuti. Certo è che non esistono alternative all’otimo google alert, sia per la bontà degli spider google che usa l’algoritmo ben noto, sia perchè servizi simili alternativi come Tecnocrati hanno chiuso il servizio da oltre un anno !!!