Da quando Microsoft ha ammesso pubblicamente di poter “sbirciare” fra le email di Outlook il manto di purezza che aveva provato a indossare nella sua campagna “Scroogled”, contrapponendosi ai vestiti maleodoranti dei “cattivoni” di Google, si è sciolto come neve al sole.
D’altronde accusare i concorrenti di ficcare il naso nelle comunicazioni degli utenti quando si è i primi a farlo – anche se solo in circostanze particolari – non è proprio il massimo della coerenza. Non ci vuole uno spirito critico particolarmente accentuato per accorgersene.
Occorre cambiare registro se non si vogliono fare (altre) brutte figure e di questo ne sono al corrente sia Nadella sia chi gli sta attorno. Difatti, in un recente Q&A il corporate vice president che si occupa di Bing, Derrick Connell, ha dichiarato che Microsoft è “a posto con la campagna” anti-Google. Segno che qualcosa è cambiato nelle strategie del gruppo.
La nuova Microsoft multi-piattaforma, quella che ha lanciato Office su iPad prima ancora che su Windows, non può scagliarsi in maniera così diretta contro un competitor capace di foraggiare le sue casse. Dev’essere più diplomatica. Anche perché sul Chrome Web Store sono appena arrivate le Web app di Word, Excel e PowerPoint, e sarebbe un peccato vederle cestinare da “big G” in risposta a qualche “parolina” di troppo sfuggita ai creativi di Redmond.
Potremmo quasi dire che laddove in passato non è arrivato il buonsenso ora sono arrivati gli affari. Beh, sempre meglio di niente. Questa Microsoft meno maestrina e più aperta verso le altre piattaforme ci piace. Speriamo solo non torni alle imbarazzanti campagne promozionali di Zune e Surface!