Vic Gundotra, uno tra gli uomini di Mountain View più noti al pubblico, ha annunciato l’intenzione di lasciare Google per intraprendere nuove avventure professionali.
La decisione è stata ufficializzata nei giorni scorsi mediante la pubblicazione di un apposito e lungo post su Google+, il social network che lo stesso Gundotra ha contributo a far crescere negli ultimi anni.
Nel post Gundotra racconta di un evento “personale” che lo ha profondamente toccato al punto tale da averlo spinto a riconsiderare la propria vita “professionale”.
Il mese scorso, lo zio di mia moglie è morto in un tragico incidente a Los Angeles, dopo che la bicicletta presa per andare a pranzo è stata investita da un camion. Al funerale sua figlia ha condiviso una storia molto toccante. Ha detto che il padre (il suo migliore amico) la chiamava ogni giorno per parlare. Anziché iniziare le telefonate con il classico “Come stai?” oppure “Che succede?”, le conversazioni iniziavano con un “E allora?”. Suo padre vedeva ogni chiamata come la continuazione di quella precedente e ciò che la fa stare peggio è il fatto che non ci siano più altri “E allora?”. Ho pianto.
La domanda, a questo punto, sorge però più che spontanea: cosa significa l’addio di Gundotra per Google+? A rispondere ci ha pensato un portavoce di Big G assicurando e rassicurando tutti che le dimissioni non avranno alcun tipo di ripercussione sul social network. A detta di altri, come ad esempio TechCrunch, la scelta fatta da Gundotra vuol dire invece che G+ è poco più di uno zombie.
Quello che sentiamo da diverse fonti è che Google+ non sarà più considerato un prodotto, ma una piattaforma: di fatto mettendo fine alla sua competizione con gli altri social network come Facebook e Twitter.
A quanto pare Google ha ridistribuito i team che formavano l’anima di Google+, un gruppo tra i 1000 e i 1200 dipendenti… All’interno di questi cambiamenti, il team dei Google Hangouts sarà spostato al team Android, ed è probabile che sia seguito dal team Foto. In sostanza, i talenti vengono tolti dal regno di Google+ e portati verso la piattaforma Android, ci dicono.
La verità, probabilmente, sta nel mezzo, così come nella maggior parte dei casi.
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