
Da diverse ore a questa parte l’FBI ha ufficializzato lo spegnimento dei server che per qualche tempo hanno sostenuto il traffico dell’utenza infetta da DNS Changer, il malware, oramai abbastanza noto, che, così come suggerisce lo stesso nome, modifica i server DNS dei computer infetti dirottando la connessione verso siti web malevoli.
La maggior parte degli utenti vittime di DNS Changer ha provveduto a difendersi accuratamente dal malware mediante appositi test online e ricorrendo all’impiego di un antivirus aggironato, molti altri, però, a quanto pare, hanno fatto davvero ben poco per cercare di porre rimedio alla situazione in questione.
Lo spegnimento dei server, infatti, ha costituito per tutte le vittime residue l’inizio del black-out.
Conseguenzialmente alla dismissione dei server, infatti, la funzione DNS è stata interrotta ed ora il browser web risulta praticamente incapace di risolvere le url digitate dagli utenti trasformandole in relativi indirizzi IP e rendendo quindi impossibile la navigazione online.
Stando a quelli che sono gli ultimi dati diffusi dal DNSChanger Working Group sarebbero ben 250 mila gli utenti residui vittime del malware.
Negli ultimi giorni si legge in giro di un mega-blackout che dovrebbe colpire Internet lunedì prossimo. Il 9 luglio, secondo questi annunci catastrofici, milioni di utenti non riusciranno più ad accedere alla grande rete. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò? Ci troviamo di fronte alla solita bufala per truffare i boccaloni o c’è un fondo di verità? Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

