Scitoys, raccolta di interessanti esperimenti scientifici da fare in casa

Qualche settimana fa ho riempito le pagine di geekissimo di articoli a sfondo scientifico ed educativo ed in alcuni casi ho notato di essere anche stato abbastanza utile. Ho trattati di software che potevano dare una mano in chimica e di programmi, sempre rigorosamente freeware, che permettevano una gestione più semplice dei dati offerti dai problemi.

Insomma, era da troppo tempo che non ne parlavo, ed oggi ritorno a farlo. Questo post, infatti tratta di un argomento a sfondo scientifico. In questo caso, però, non si tratta di alcun servizio online o software, ma di un sito che raccoglie divertenti esperimenti scientifici facilmente ricreabili in casa.

La RIAA spera nell’educazione dei bambini per combattere la Pirateria

RIAA

Sicuramente tutti voi conoscerete la RIAA, Record Industry Association of America, probabilmente la più famosa società il cui scopo è la tutela dei diritti digitali delle maggiori etichette discografiche, un compito molto arduo che ha inevitabilmente messo l’organizzazione in cattiva luce, portando a volte anche a casi di attacchi informatici al loro sito ufficiale. Nonostante veri e propri casi di “estremismo”, comunque, recentemente la RIAA ha deciso di “redimersi”, dichiarando ufficialmente che secondo loro il DRM è morto, e che bisogna tentare altre strade per proteggere i contenuti digitali. Siamo sicuri, però, che queste nuove strade siano del tutto politically correct?

Costruzione virtuale di reti logiche con Logicly

Procediamo con rapidità, oggi, cari lettori, nell’illustrare un’applicazione online molto utile, ma riservata ad una nicchia d’utenza non troppo limitata, considerata la sua specificità. Con Logicly, infatti, sarà possibile simulare virtualmente il comportamento di reti logiche, prima di concretizzarne l’entità a livello circuitale.

Non ci dilunghiamo, quindi, sulle conoscenze specifiche che ruotano attorno a questa applicazione. Piuttosto, ci proponiamo di occuparcene qui in modo tale che questa segnalazione risulti essere un riferimento consistente, rivolta ad utenti costretti a ricorrere alla rappresentazione di reti logiche, anche solo in un’unica occasione.

Filosofia Geek: l’Università messa al muro dal Web. Estinzione degli atenei nei prossimi dieci anni?

Cari lettori, oggi esordiamo con un caso di filosofia geek decisamente interessante, specialmente per noi geeks che ancora siamo nel mezzo del cammin dei nostri studi. Secondo un docente d’oltreoceano, le università, i grandi atenei che conosciamo oggi, potrebbero restare un ricordo, immagini sui libri di storia o su qualche album di Flickr. Su qualche sito Web, insomma: dovrebbero essere proprio questi ultimi a rendere inutili quelle grandissime strutture.

La teoria, in fondo, è interessante e non troppo utopica, se osservata da un punto di vista squisitamente geek. La situazione diventerebbe scottante, però, se la premonizione si realizzasse in dieci anni. Urge, quindi, qualche dettaglio in più.

Tweegee.com, il web per bambini e preadolescenti!

Per quanto possa essere amata da moltissime persone, la rete Internet non è immune da critiche e commenti attraverso i quali spesso si definisce il web come un mondo dove la vigilanza dei genitori verso i propri figli non può essere garantita allo stesso modo con il quale è esercitata nella vita reale e, molto probabilmente, seppur molte affermazioni siano piene di pregiudizi, è chiaro che Internet, se in mano ai più piccoli, potrebbe diventare un pericolo (così come la tv etc.).

Nasce quindi l’esigenza di creare una forma di prevenzione per la salvaguardia degli utenti internet più giovani. Molti sono gli aiuti a livello software, uno tra i tanti questo, ed altrettanto numerosi sono i siti e i servizi che si prefiggono l’obiettivo di porre i bambini davanti ad una Internet più sana, migliore per loro.

Tweegee.com è un sito tra quelli a cui mi riferivo poc’anzi.. Il sito non è un flitro verso alcune pagine web, ma è un aggregatore di opportunità ritenibili “più sane di altre” che offre a bambini e a preadolescenti la possibilità di giocare, comunicare, esprimere la loro creatività, imparare nuove cose, utilizzare piattaforme di social networking e messaging, creare addirittura le loro prime pagine web.

Se nei videogames si iniziasse a promuovere la pace, non la guerra

Videogiochi

E se nei videogames s’iniziassero un po’ di più a promuovere la pace e la volontà di un mondo migliore, invece della violenza? Come tutti sappiamo, tra i videogiochi che vendono di più (e che piacciono di più) ce ne sono sempre molti che riguardano (da vicino o da lontano) la violenza. A partire dalla prossima settimana Advanced Micro Devices (Amd) ha annunciato un progetto destinato ai bambini che vogliono imparare a costruire videogiochi; la particolarità è che i videogames in questioni andranno a promuovere messaggi sociali come la lotta alla povertà o la protezione dell’ambiente che ci circonda.

Il progetto è chiamato “Changing the Game” (“cambiando il gioco”, appunto) e oltre al messaggio sociale darà la possibilità a bambini e ragazzi di iniziare a farsi un vero e proprio curriculum nel campo dello sviluppo di software e videogiochi. Non è tutto: sempre la prossima settimana Microsoft presenterà il primo gioco educativo tutto dedicato all’ambiente e sviluppato dai ragazzi della scuola secondaria americana che hanno partecipato all’iniziativa “Microsoft Imagine Cup”. Insomma: qualcosa inizia a cambiare sul fronte dei videogiochi?

Viaggi nel cosmo interattivi con Stellarium

Il lancio dei servizi World Wide Telescope di Microsoft e Google Sky da parte di Google, le missioni spaziali degli ultimi tempi e lo sbarco su marte della navicella Phoenix: in quest’ultimo periodo davvero molti eventi hanno concentrato l’attenzione verso l’ universo e l’ ignoto. A questo proposito voglio parlarvi di un software molto interessante, Stellarium.

Stellarium è il frutto opensource della collaborazione tra programmatori, scienziati e appasionati, riuniti con l’intento di creare un software in grado di simulare, in tutta la sua grandezza e spettacolarità, uno stellarium sul computer.
Un frutto maturo, che è arrivato dopo mesi e mesi di sviluppo alla versione 0.71.

Chat e sms non fanno male al linguaggio dei ragazzi

Chat

Chi l’ha detto che il linguaggio delle chat e degli sms è controproducente per i ragazzi? Se è vero che distolgono i giovanissimi dagli impegni di studio, comunque li costringono ad adoperare il linguaggio scritto: è questa la tesi di un’indagine di linguistica pubblicata sul magazine britannico New Scientist, che svela – appunto – che la comunicazione istantanea come le chat o i messenger non deteriora le capacità linguistiche dei giovani, anzi le rinforza, “perché i ragazzi amano sfoggiare le proprie conoscenze quando interagiscono con gli amici in chat”.

Gli esperti, guidati dalla linguista Sali Tagliamonte dell’università di Toronto, in Canada, hanno analizzato milioni di parole scritte in chat da ragazzi tra i 15 e i 20 anni ed altrettante parole scambiate oralmente dai ragazzi, e hanno osservato che nelle chat si comunica con molta più accuratezza e rispettando le regole grammaticali e sintattiche che non nel linguaggio verbale. Sarebbe, dunque, corretta la tesi secondo cui il messaggio istantaneo non deteriora la lingua.

Moviemaker di casa National Geographic, servizio educativo sul regno animale

Tra i tanti servizi web dedicato all’educazione, voglio parlarvi di un prodotto gestito direttamente dalla National Geographic, l’ ente no profit che si occupa prioritariamente di geografia, archeologia, scienze naturali e sponsorizza ricerche ed esplorazioni.

Si tratta di Wildlife Filmmaker, un servizio che somiglia molto al software di video editing MovieMaker per il funzionamento ma che ha obiettivi del tutto differenti.
E’ indirizzato in particolare ai bambini. Usufruendo dei tanti filmati, dei suoni e delle musiche (tutte relative al mondo animale) messi a disposizione dall’ archivio di National Geographic, essi possono montare dei video divertendosi e imparando nello stesso momento molte cose sul regno animale, come nome degli animali, aspetto, habitat, verso, e così via.

L’innovazione è tutta dei giovani a detta di Bill Gates

L’innovazione è tutta dei giovani a detta di Gates

Dopo l’addio a Microsoft, lo zio Bill si da ai convegni. L’ultimo presieduto a Parigi, più precisamente all’università Sorbona di Parigi. Ha affrontato un tema, del quale ho già parlato su Geekissimo, ovvero l’educazione dei giovani. E’ un buon momento per essere studenti dice Gates.

Una visione ottimistica la sua, convinto che l’innovazione potrà venire solo dalle menti della nuova generazione, in particolare da chi a meno di 25 anni.Questo perché, a detta sempre di Bill, quando si diventa adulti si perde l’incoscienza tipica dei giovani, quel coraggio di osare, che spesso porta risultati e successo. Quindi il troppo sapere degli adulti è un limite alla creatività.

La diffusione di Microsoft nelle scuole: alcune riflessioni

La diffusione di Microsoft nelle scuole: alcune riflessioni

In un economia sempre più globalizzata, le conoscenze e le competenze, rappresentano dei fattori distintivi e di molta importanza sia per le nazioni che per i singoli individui. Per fortuna oggi sono disponibili nuovi strumenti e tecnologie che facilitano la diffusione dell’educazione. Ad esempio le università offrono lezioni, gruppi di discussione, esami e lauree via Internet agli studenti di tutto il globo.

Microsoft ha rafforzato il proprio impegno nel migliorare l’accesso alle tecnologie e ad promuovere metodi d’insegnamento e apprendimento innovativi. Dice Gates:”Nel 2003 abbiamo lanciato un iniziativa chiamata Microsoft Parterns in Learning. Oggi questo programma interessa più di 3 milioni d’insegnanti e circa 76milioni di studenti“.

I giovani della “generazione Google”? Sono impazienti e intolleranti verso il Web

Giovani_Google

I giovani della “generazione Google” sono impazienti e intolleranti verso internet. Parola dello University College di Londra, che ha svolto una ricerca sull’utilizzo della rete da parte dei ragazzi di oggi. Ventenni che sicuramente si trovano a proprio agio con il computer come nessuna delle precedenti generazioni, ma che forse proprio perché si trovano troppo a proprio agio, si trovano sempre più a commettere degli errori.

È quasi ovvio che i ventenni di oggi diano “del tu” al computer molto più che i ventenni di cinque o dieci anni fa. Poi, però, se leggiamo bene tra le righe della ricerca, capiamo che utilizzare di più il computer non significa essere più inclini all’uso del computer, anzi. “Gli studenti di oggi – si legge – passano molto più tempo al computer, ma mostrano anche un’incredibile impazienza verso la ricerca e la navigazione, e tolleranza zero nei riguardi di qualsiasi ritardo o problema che impedisca loro di soddisfare entro pochi secondi i propri bisogni di ricerca”.

“Volete usare Google o Wikipedia? Allora non frequentate il mio corso”. Parola di docente

Google_Wikipedia

“Servizi come Wikipedia e Google sembrano vogliano togliere il lavoro a noi docenti. Per questo se volete usarli, non frequentate le mie lezioni“. Suona più o meno così l’ultimatum dato da Tara Brabazon, docente all’università di Brighton, ai propri studenti, troppo abituati secondo lei a consultare la rete, senza approfondire, quando si tratta di studiare. Eliminare dalle nostre vite (o da quelle degli studenti) le ricerche su internet o sui wiki mi sembra al giorno d’oggi una cosa impossibile. Eppure la professoressa Brabazon non è l’unica a pensarla così: capita ormai sempre più spesso che specialisti di un determinato settore (come possono essere i docenti di storia, leteratura, scienze e così via) vedono il Web come uno spazio aperto e infinito con troppe variabili e troppo pericolo di perdere la bussola.

Per questo, probabilmente, dopo aver speso anni e anni sui libri preferiscono i buoni e vecchi metodi d’insegnamento e apprendimento più che quelli nuovi e ufficialmente “non approvati” dagli enti universitari. Ciò che probabilmente dovrebbero capire, invece, è che i processi di insegnamento e la condivisione di conoscenza si stanno espandendo senza limiti dalla nascita del World Wide Web, con un conseguente enorme afflusso di dati sui computer degli utenti. Sta divenando abbastanza impossibile, quindi, da parte degli studenti accettare quello che chiede la professoressa, senza se e senza ma.

Non scrivere parolacce su Twitter: mamma ti guarda

Twittertale

Siete grandi fan di Twitter, e allo stesso tempo vi capita di dire tante parolacce (in inglese)? Stamattina nella calza avete ricevuto tanto carbone? Bene: smettetela. Di dire parolacce, intendo. Altrimenti i vostri Tweet verranno pubblicati in automatico su Twittertale, la vostra mamma lo scoprirà e saranno guai. Non stiamo (troppo) scherzando: infatti il nuovo servizio Twittertale fa esattamente questo: pubblica nella propria home page tutti gli interventi di Twitter in cui appaiono parolacce, insieme ovviamente al nome dell’utente.

Il sito è interessante anche dal punto di vista sociologico, per studiare magari i perché delle arrabbiature della gente. Ma probabilmente non è nato per questo scopo. Il servizio, tra l’altro, è anche velocissimo, e gli aggiornamenti – provare per credere – avvengono praticamente in tempo reale. Nella parte destra è possibile anche inserire il proprio username di Twitter per vedere se siamo mai stati “segnalati”, mentre nella parte sinistra della pagina compaiono delle interessanti classifiche.