Google e gli stratagemmi fiscali alle Bermuda

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Così come già fatto da varie altre aziende di una certa stazza appartenenti al settore dell’IT anche Google si è affidata ai paradisi fiscali nel tentativo di pagare meno tasse ed evitando, in tal modo, di dover versare, anno dopo anno, miliardi di dollari nelle casse dei paesi in cui opera e, nello specifico, di quelli europei.

Già negli scorsi giorni, in seguito alla visita della Guardia di Finanza negli uffici italiani di Google, si era iniziato a parlare della questione approfondita poi nel corso delle ultime ore in seguito ad un interessante report pubblicato da Bloomberg.

Nel dettaglio, nel 2011 Google ha evitato di pagare circa 2 miliardi di dollari di tasse sul reddito aziendale trasferendo fatturato per 9,8 miliardi di dollari a una società di comodo alle Bermuda.

Google Q4 2012

Google Italia, il Fisco chiede il pagamento di 96 milioni di euro

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Essendo Google un delle aziende operanti, insieme a tante altre, in Italia è tenuta a rispettarne le leggi comprese quelle relative al Fisco che, appunto, proprio nel corso delle ultime ore ha richiesto il versamento nelle proprie casse della modica cifra di ben 96 milioni di euro.

In base a tutta una serie di appositi controlli condotti, recentemente, dalla Guardia di Finanza per il “riscontro del corretto adempimento degli obblighi fiscali in Italia” sarebbero stati evidenziati redditi non dichiarati al Fisco italiano per un totale di circa 240 milioni di euro e per quanto concerne l’Iva le Fiamme Gialle avrebbero rilevato il mancato versamento, da parte di Google Italia, di un importo pari a ben 96 milioni di euro.

Non è comunque una novità quella che che aziende come big G, sfruttando il fatto che svolgono la loro attività online, si trovano una sede legale in paesi dove la pressione fiscale è molto più vantaggiosa continuando però a svolgere il proprio operato ovunque.